dipendenza
Condizione di bisogno incoercibile di uno specifico comportamento o di una sostanza (stupefacenti, farmaci, alcol), riguardo alla quale si sia creata assuefazione.
Si può dipendere patologicamente da sostanze stupefacenti (tossicodipendenza), tra le quali rientrano l’alcol, la caffeina e la nicotina, dal cibo, dal sesso, dal lavoro (workaholic, sindrome da d. da lavoro), da comportamenti come il gioco (gioco d’azzardo patologico o gambling), lo shopping (shopping compulsivo), la televisione, internet, i videogame. Rientrano nelle d. patologiche anche quelle da luoghi e culture (sindrome da sradicamento) e da rapporti umani (disturbo dipendente di personalità). Sono caratteristiche della tossicodipendenza: l’autosomministrazione; l’uso cronico o periodico; la presenza, nel rapporto tra il soggetto e il farmaco o la sostanza chimica, di un forte condizionamento psicologico che funziona da rinforzo nel proseguire l’autosomministrazione; la ricerca non tanto di qualche effetto farmacologico, bensì dell’induzione o del mantenimento di un comportamento.
Si distinguono una d. fisica (stato biologico alterato) e una d. psichica (alterato stato psichico e comportamentale). La prima è prodotta dai condizionamenti neurobiologici. Le forme più gravi comportano insieme d. fisica e psichica con compulsività, cioè con bisogno di assunzione ripetuta della droga da cui si dipende per sperimentarne nuovamente l’effetto psichico ed evitare la sindrome di astinenza (craving). L’appartenere a un nucleo familiare instabile, le carenze culturali, la frequentazione di gruppi orientati verso la cultura della droga, la perdita di ideali politici e religiosi, formano un insieme di stimoli che predispongono all’esperienza con le droghe di abuso: tale insieme di stimoli è indicato come d. sociale. La componente genotipica è decisiva (forse dipendente da mutazioni individuali) e sarebbe legata all’insufficienza dei meccanismi di ricompensa (reward) mediati dal sistema dopaminergico nelle sinapsi del sistema mesolimbico.