DIOTTASIO (dal gr. δία "attraverso" e ὁπταω "vedo")
Silicato di rame per il quale la formula fu scritta in varie maniere, secondo il modo come è stata interpretata l'acqua contenuta. Dopo le ricerche di K.F. Rammelsberg venne considerato ortosilicato acido di rame H2CuSiO4. Composizione centesimale, CuO = 50,38%; SiO2 = 38,22%; H2O = 11,40%. Cristallizza nella classe romboedrica del sistema omonimo, con rapporto assiale a: c = 1 : 0,5342 (Breithaupt), con abito prismatico accentuatissimo rispetto al prisma {11−20} predominante a terminazioni romboedriche s {02−21}, tra le quali talora caratteristiche faccette di romboedri di 3° ordine, spesso longitudinalmente striate, sfaldatura perfetta secondo (110−1). Si ritrova anche in aggregati cristallini, e massiccio. Colore verde smeraldo, lucentezza vitrea, pleocroismo debole. Doppia rifrazione forte con ω = 1.667, ε = 1.723, otticamente positiva. È piroelettrico. Durezza 5; peso specifico 3,28-3,35. Con acido cloridrico dà silice gelatinosa; al cannello ferruminatorio decrepita e colora in verde la fiamma; infusibile; con i fondenti dà le reazioni del rame; sul carbone con soda globulo di rame metallico.
Per il suo colore verde fu dapprima ritenuto una varietà di smeraldo e indicato alla fine del Settecento in Russia con il nome di achirite. Soltanto in seguito se ne riconobbe la vera natura e fu da taluni detto smeraldo di rame. Il diottasio dapprima non si conobbe che nelle steppe dei Kirghisi, dove si trovava in venuzze di quarzo e calcite, entro un calcare compatto del colle di Altyn-Tübeb; poi anche nei depositi auriferi dell'Jenissei e di poche altre località, fra le quali, ultime note sono Mindouli nel Congo Francese e Tsumeb (Otawi) nell'Africa SO.