DIORITE
. Il nome di diorita (da διορίζω "distinguo, separo") fu dato nel 1822 da R.-J. Haüy a una roccia formata da un minerale bianco (feldspato) e da un minerale scuro (anfibolo o pirosseno). In seguito J.F.L. Haussmann e G. Rose limitarono il nome a una roccia essenzialmente plagioclasico-anfibolica, e in questo segnificato F. Zirkel nel 1866 e dopo di lui tutti i petrografi lo usarono.
Le dioriti sono rocce intrusive di media acidità caratterizzate dalla prevalenza, fra i componenti salici, di un plagioclasio sodico-calcico (di solito andesina-labradorite), accompagnato da uno o più termini femici appanenenti alla serie delle miche, degli anfiboli o dei pirosseni. Talvolta è presente il quarzo, e allora specialmente vi si trova anche una piccola quantità di ortoclasio o di microclino (granodioriti. dioriti quarzifere, tonaliti). Tali forme fanno passaggio ai graniti della serie alcali-calcica, mentre quelle prevalentemente ortoclasiche fanno passaggio alle sieniti della stessa serie. Tra gli elementi femici la biotite e l'orneblenda verde sono i più comuni. Le dioriti pirosseniche, con pirosseno rombico (ipersteno, bronzite) o pirosseno monoclino (diopside, augite), s'innestano alle rocce più basiche, rappresentanti i magmi gabbrici.
I componenti accessorî sono dati principalmente dall'apatite dallo zircone e da ossidi di ferro. Talvolta sono presenti la titanite e la pirite; meno frequentemente l'ortite e il granato. Caratteristico e prevalente rimane sempre il componente plagioclasico, che presenta spesso tipiche forme zonate con forte diminuzione di basicità dal centro alla periferia e costante geminazione. In grazia del notevole numero degli elementi accessorî, a volta a volta prevalenti, si distinguono numerose varietà (dioriti quarzoso-micacee, d. quarzoso-anfiboliche, d. quarzoso-ipersteniche, d. anfiboliche o dioriti in senso stretto, d. augitiche, ecc.), le quali si trovano spesso riunite in più d'una nello stesso massiccio, con graduale passaggio da una all'altra o anche a rocce d'altro gruppo.
La struttura è ordinariamente granitoide normale e l'aspetto ne è spesso così somigliante a quello dei graniti che con tale qualifica vengono messi in commercio (granito" di Valcamonica è detta, ad es., la diorite quarzosobiotitico-anfibolica dell'Adamello). Lo spiccato idiomorfismo del plagioclasioi o, meno frequentemente, quello dell'anfibolo, dà origine a strutture caratteristiche, quasi porfiroidi. Tessiture sferoidali, a strati concentrici alternati dei varî elementi, non sono rare: ne è esempio la nota diorite orbicolare (corsite) di S. Lucia di Tallano in Corsica, usata come materiale ornamentale.
Le dioriti sono rocce molto diffuse. Nelle Alpi il massiccio dioritico più importante è quello dell'Adamello-Tonale (tonalite-adamellite). Pure tonalitico è il massiccio del Riesenferner negli Alti Tauri. Altro massiccio dioritico molto noto è quello di Traversella (Piemonte), al quale sono collegati i giacimenti magnetici e piritosi di Traversella e di Brosso presso Ivrea. La "zona dioritokinzigitica" o zona basica d'Ivrea, sviluppata tra questa città e l'alto Lago Maggiore, comprende varie forme dioritiche, ordinariamente senza quarzo. Non rare le forme dioritiche (in genere, tonaliti) come facies periferiche di massicci granitici (Valtellina, Sardegna, ecc.).
Largamente diffuse nella Norvegia meridionale sono forme dioritiche indicate con speciali nomi (trondhjemite, opdalite), ma soprattutto abbondanti sono queste rocce nelle Ande argentine e cilene, dove sono accompagnate dalle forme effusive degli stessi magmi, alle quali si è appunto dato il nome di andesiti (v.).
Col nome di gneiss anfibolici o di gneiss dioritici (v.) sono indicate masse dioritiche più o meno scistose, diffuse specialmente nelle Alpi Occidentali (Argentera nelle Alpi Marittime, Val Chisone nelle Cozie, Valsavaranche nelle Graie, ecc.). Le dioriti possono fornire ottimi materiali da costruzione e da decorazione, con proprietà sostanzialmente non diverse da quelle dei graniti. Il loro peso specifico varia da 2,75 a poco meno di 3.
La tabella che segue dà un'idea della notevole variabilità di composizione di queste rocce.