DIONISIO (Dionisi)
Orafi attivi a Brescia dal XVII secolo alla prima metà del XIX. La loro produzione non è stata ancora identificata con certezza, ma il loro ruolo viene rivelandosi di un certo peso nel panorama artistico bresciano soprattutto della fine del Settecento e della prima metà dell'Ottocento.
Si distinguono per ora due nuclei familiari principali, rispettivamente risalenti a Michele e a Leopoldo. Un Michele nel 1777 figura garzone nella bottega dell'orefice Domenico Arici (Archivio di Stato di Venezia, Provveditori in Zecca, f. 1351). Risulta già morto nel 1786 (Brescia, Bibl. Queriniana, Arch. stor. civ. 818: Provvisioni 1786-1787, c. 46). Allo stato attuale degli studi non è possibile identificarlo con certezza con il Michele Dionisio "ottonaro" ricordato in documenti del 1741 e del 1746 per la fornitura rispettivamente di un portalampade per la scuola del Rosario in S. Domenico di Brescia (Ibid. 1758, 121/2) e di attrezzi per la fabbrica del duomo nuovo di Brescia (Ibid. 1728, Cassa ecclesiastica ... ).
Gaetano, probabilmente figlio di quest'ultimo, nella richiesta di cittadinanza inoltrata il 28 ag. 1786 (Ibid. 818: Provvisioni 1786-1787; Guerrini, 1928, 1929) rende note le origini milanesi della propria famiglia; concorse nel 1776 alla carica di "toccadore dell'oro", insieme all'orefice Giuseppe Renoldi, che gli fu preferito dai provveditori in Zecca di Venezia (Archivio di Stato di Venezia, Provveditori in Zecca, f. 1355). Risulta capobottega nel nono decennio del secolo (Archivio di Stato di Brescia, Cancelleria prefettizia superiore, f. 42, fasc. I, c. 42). La sua tomba, recante sulla pietra sepolcrale la data del 1792, si trova nella chiesa di S. Giuseppe (Guerrini, 1928). Non è identificabile con lui un Gaetano Dionisi, che nel 1777 figura garzone nella bottega di Pietro Antonio Bazoli (Arch. di Stato di Venezia, Provveditori in Zecca, f. 1351).
Leopoldo, figlio di Giuseppe, nacque a Brescia nel 1741 (Arch. di Stato di Brescia, Anagrafe napoleonica, b. 70, c. 512) e si formò nella bottega di Bortolo Arici, maestro dell'arte della filigrana. La sua bottega, all'insegna dell'Angelo, in cui erano impegnati due lavoranti e due garzoni, era ubicata presso il palazzo della Loggia (Massa, 1988, p. 165). Risulta compreso in un elenco di capi di bottega in un documento redatto nel nono decennio del secolo (Ibid., Cancelleria prefettizia superiore, b. 42, fasc. I, c. 42). A partire dal 1812, con l'entrata in vigore delle nuove leggi napoleoniche di garanzia dell'oro e dell'argento, pare si sia dedicato solo al commercio d'oreficeria. Da documenti catastali risulta morto nel 1825 (Ibid., Catasto antico, reg. 230). Fu sepolto a S. Giuseppe, nella tomba di Gaetano, col quale non sono ancora noti i rapporti di parentela.
La sua arte fu continuata dal figlio Giuseppe, nato tra il 1777 e il 1779 (Ibid., Anagrafe napoleonica, b. 70, c. 512; b. 72, c. 33) e morto nel 1835 (Ibid., Catasto antico, reg. 234, c. 1471), con bottega all'insegna di S. Carlo Borromeo in corso degli Orefici n. 3388 (Ibid., Ufficio tecnico 219, n. 2326). A Giuseppe è stato possibile ascrivere, grazie all'identificazione del marchio di bottega, un'elegante stoppiniera in argento in collezione privata bresciana (Massa, 1988, p. 112).
Un Carlo Dionisio - che allo stato attuale delle ricerche non risulta appartenente ad alcuno dei due rami della famiglia - figura lavorante nella bottega dell'orefice G. Giroldi nel 1776 (Archivio di Stato di Venezia, Provveditori in Zecca, f. 1351).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Brescia, Cancelleria prefettizia superiore, b. 42, fasc. I, c. 42 (per Gaetano e Leopoldo); Ibid., Anagrafe napoleonica, b. 70, c. 512 (per Leopoldo e Giuseppe); b. 72, c. 33 (per Giuseppe); Ibid., Catasto antico, reg. 230 (per Leopoldo); 234, c. 1471 (per Giuseppe); Ibid., Ufficio tecnico 219, n. 2326 (per Giuseppe); Brescia, Biblioteca Queriniana, Archivio storico civico 1758, 121/2 (per Michele); 818: Provvisioni 1786-1787, c. 46 (per Michele); Archivio di Stato di Venezia, Provveditori in Zecca, ff. 1351 (per Michele) e 1355 (per Gaetano); 1728, Cassa Ecclesiastica per ordine del Em.mo e Rev.mo Sigr. Cardinale Angelo Maria Querini vescovo di Brescia per la fabbrica del Novo Duomo usque 1747, a cura di L. Mazzoldi, Brescia 1983 (per Michele); P. Guerrini, Le iscrizioni delle chiese di Brescia: S. Giuseppe, in Commentari dell'Ateneo di Brescia per l'anno 1927, Brescia 1928, pp. 292 s. (per Gaetano); Id., Le cronache bresciane ined. deisecoli XV-XIX: D. Gerolamo Dionisi, Cronaca di Barbariga, in Fonti per la storia bresciana, III, Brescia 1929, p. 273 (per Gaetano); R. Massa, Orafi e argentieri bresciani nei secoli XVIII e XIX, Brescia 1988, pp. 112 (per Giuseppe), 135 (per Leopoldo), 165 (per Gaetano di Michele, Giuseppe e Leopoldo).