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DIONISIO

di Norbert Kamp - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40 (1991)
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DIONISIO (Dionisius, Dionysius)

Norbert Kamp

Non conosciamo la provenienza di D., ma è stata fatta l'ipotesi che egli fosse originario di Teramo o di Brindisi, senza che però ci siano testimonianze probanti. Si potrebbe anche pensare che appartenesse ad una famiglia amalfitana, poiché ad Amalfi il nome Dionisio non è raro.

La nascita di D. può essere fissata intorno al 1130. La sua carriera ecclesiastica lo portò alla corte reale di Palermo, dove trovò un protettore nella persona dell'arcivescovo della città Gualtiero, che dal 1169 era il personaggio più influente nel Collegio dei familiares regi. D. fece probabilmente parte anche della cappella di corte del re. Per questo periodo tuttavia non possediamo alcuna testimonianza diretta della sua vita.

Nel I 170, o poco dopo, D. venne promosso alla dignità di vescovo di Teramo come successore di Guido, ricordato l'ultima volta nel 1165.

Come vescovo della diocesi più settentrionale del Regno, D. era anche signore della città e signore feudale di numerosi castelli. Questa posizione faceva sì che egli si trovasse, molto più di tanti altri vescovi meridionali, inserito nel mondo feudale con il suo ordinamento giuridico e con i suoi obblighi. Da vescovo, lo incontriamo per la prima volta nel febbraio 1172, quando egli, insieme con vari altri vescovi della regione, ricevette da Alessandro III l'incarico di muovere contro il nobile Gentile da Raiano che si rifiutava di pagare il censo e gli altri tributi dovuti al monastero di S. Clemente di Casauria, presso Pescara. Nel settembre dello stesso anno D. rinnovò ai cittadini di Teramo i privilegi che il suo predecessore Guido aveva concesso nel 1165 allo scopo di promuovere la ricostruzione della città, distrutta nel 1153 e da allora spopolatasi.

A parte queste attività nella regione d'Abruzzo, nei pochi anni del suo episcopato a Teramo D. sembra essersi trattenuto più a lungo presso la corte reale siciliana che nella propria diocesi. Nel I 172, per desiderio dell'arcivescovo Gualtiero di Palermo, D., insieme con il, vescovo Tommaso di Cassano ed altri delegati della Curia reale, si occupò di una controversia tra il capitolo del duomo di Messina e l'arcivescovo della città. Il capitolo del duomo si era rivolto ai familiares per salvaguardare la propria parte dei diritti su possedimenti, benefici e cappelle tenuti in comune con l'arcivescovo. D. appianò il contrasto attraverso un compromesso che l'arcivescovo Nicolò di Messina sottoscrisse nel luglio dello stesso anno.

Quando nell'aprile 1174 la corte reale, in viaggio verso Messina, venne chiamata ad intervenire nel conflitto tra il priore Facondo di S. Filippo d'Agira e il feudatario di Agira Goffredo Francigena riguardo alla chiesa di S. Giovanni, i familiares, sotto la guida dell'arcivescovo Gualtiero di Palermo, designarono D., ancora una volta insieme al vescovo Tommaso di Cassano, a far parte della commissione arbitrale, che risolse la contesa assegnando la chiesa al priore.

Dopo la morte, nel luglio 1176, dell'arcivescovo Roboaldo, il capitolo di Amalfi, ricevuto dal re il permesso di procedere all'elezione, scelse D. a sostituirlo. Grazie alle forti pressioni esercitate in suo favore tanto dal re Guglielmo II quanto dall'arcivescovo di Palermo Gualtiero, che a quanto sembra doveva a D. la guarigione da una malattia, lo stesso papa Alessandro III confermò nell'ottobre 1176 ad Anagni l'elezione, consacrò personalmente D. e lo insignì del pallio.

Ad Amalfi, diversamente da quanto era accaduto a Teramo, l'attività di D. restò circoscritta nel piccolo territorio della diocesi e della sua altrettanto piccola provincia metropolitana. Nel 1177 D. confermò ad uno dei suoi suffraganei, il vescovo Alessandro di Scala, i confini e i diritti parrocchiali del suo episcopato. D. stesso acquistò un casale nella diocesi di Capaccio, per migliorare, considerate le ristrettezze di spazio della propria arcidiocesi, le condizioni dei suoi chierici e della sua Chiesa. Ne accrebbe inoltre il patrimonio attraverso nuovi acquisti a Gragnano e in altri luoghi.

Come arcivescovo D. diede inizio alla costruzione del nuovo campanile della cattedrale, che fu completato definitivamente solo nel 1276. Portò avanti anche lImpegno del suo predecessore Roboaldo per il rinnovamento dell'ornamentazione interna della cattedrale secondo i criteri artistici seguiti alla corte reale di Palermo, soprattutto nella fondazione regia di Monreale. La cattedra. l'ambone e il candelabro pasquale in marmo decorato a mosaico vengono attribuiti all'iniziativa di entrambi gli arcivescovi. D. donò inoltre una colonna di porfido per la cappella battesimale. A Maiori fece costruire a proprie spese un ospizio per il soggiorno dell'arcivescovo e la chiesa di S. Giorgio, le cui tracce tuttavia oggi sono scomparse. Dal 1181 in poi promosse con impegno la costruzione della chiesa di S. Michelangelo a Pogerola presso Amalfi - fondata da Orso Castellomata - concedendo privilegi. Dopo la morte del fondatore, D. consegnò la chiesa, nel marzo 1202, all'abatessa Sica Augustariccia e al convento di S. Lorenzo in Amalfi.

Nel marzo 1179 D. prese parte al concilio lateranense. Uscì nuovamente dalla stretta sfera di competenza della propria diocesi solo tredici anni più tardi, durante il regno di Tancredi. Questi lo nominò nel giugno 1192 tra i delegati plenipotenziari che dovevano concludere il concordato di Gravina con i cardinali inviati a questo scopo dal papa nel Regno. Non sappiamo peraltro con esattezza quale parte abbia avuto D. (che rappresentava il re insieme con il conte Riccardo di Aiello, figlio del cancelliere Matteo di Salerno) nelle difficili trattative. Il re siciliano si trovava in una situazione politica che non gli consentiva vie d'uscita vantaggiose; le trattative lo portarono quindi a rinunziare a non pochi privilegi di diritto ecclesiastico, che fino ad allora avevano avuto importanza nella gestione della politica ecclesiastica interna. D. soggiornò nell'ottobre del 1193 a Roma, quando Celestino III proclamò in concistoro la canonizzazione di Giovanni Gualberti.

Durante il regno dell'imperatore Enrico VI D. ritornò dietro le quinte dell'azione politica. Ma il papa Innocenzo III fece di nuovo ricorso ai suoi servigi quando, dopo la morte di Costanza d'Altavilla, assunse la reggenza nel Regno di Sicilia. Nell'estate del 1202 D. fu incaricato dal papa di prendere severi provvedimenti contro il giustiziere del ducato di Amalfi Sergio Scrofa (un cognato dell'abatessa Sica Augustariccia) e contro altri funzionari che, contestando il diritto del papa alla reggenza, non volevano affidare le entrate della Corona ai funzionari nominati dal pontefice. D. doveva tra l'altro scomunicare tutti coloro che intrattenevano rapporti epistolari con Marquardo di Annweiler e con il giovane re Federico II che si trovava nelle sue mani. Venne affidato infine a D. il compito di riscattare, insierne con i maestri camerari di Puglia e di Terra di Lavoro appena nominati, le entrate della Corona che erano state date in pegno ad altri. D. doveva insomma assolvere alle funzioni di ufficiale di finanza per il ducato di Amalfi, una responsabilità che lo collocava tra le persone di maggior fiducia del papa nell'episcopato della Campania; ma la morte lo colse nell'autunno del 1202, prima ancora che avesse potuto intraprendere un'azione sistematica di recupero dei beni della Corona.

Fonti e Bibl.: Napoli, Bibl. naz., Fondo S.Martino, cod. 101: G. Bolvito, Registro primo delle cose familiari di Casa nostra, ff.511-513; L'Aquila, Bibl. provinciale, Mss. Antinori VII: A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, pp. 667 s. (edizione in facsimile: Bologna 1975); Chronicon S. Clementis de Casauria, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., II, 2, Mediolani 1726, coll. 911 s.; Mon. Germ. Hist., Legum: sectio IV, Constitutiones et acta publica, I, a cura di L. Weiland, Hannoverae 1893, pp. 593 ss., n. 417; Carthulae episcoporum et archiepiscoporum Ecclesiae Amalphitanae, in F. Pansa, Istoria dell'antica Repubblica d'Amalfi, Napoli 1724, I, p. 290; Notamento d'archivio, ibid., II, pp. 32, 55; Chronicon archiepiscoporum Amalphitanorum, in A. A. Pelliccia, Raccolta di varie cronache, diarj ed altri opuscoli, V, 2, Napoli 1782, pp. 168 s. (ed. anche in P. Pirri, Il duomo di Amalfi e il chiostro del Paradiso, Roma 1941, p. 180); Canonizatio s.Iohannis Gualberti, in J.P. Migne, Patr. Lat., CXLVI, col. 753; Innocentii III pape epist., V, 76, ibid., CCXIV, coll. 1060 s.; M. de' Mutii, Della storia di Teramo dialoghi sette, a cura di G. Pannella, Teramo 1893, p. 54; C. A. Garufi, I documenti ined. dell'epoca normanna in Sicilia, I, Palermo 1899, pp. 103-106 n. 45 (con la data falsa del 1168 invece che del 1172); Codice diplom. amalfitano, a cura di R. Filangieri di Candida, I, Napoli 1917, pp. 363 s., 374-376, nn. 194 e 198; II, Trani 1951, pp. 2 s., n.249; W. Holtzmann, Papst-, Kaiser- und Normannenurkunden aus Unteritalien, I, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XXXV (1955), pp. 81 s., n. 15; I. Mazzoleni, Le pergamene degli archivi ecclesiastici di Amalfi e di Ravello, I, Napoli 1972, pp. 92-96, 99 s., nn. 60, 61, 64; Il codice Perris. Cartulario amalfitano. Secc. X-XV, a cura di I. Mazzoleni e R. Orefice, I, Amalfi 1985, pp. 327 s., n. 170; II, ibid. 1986, pp. 407 s., 411 s., nn. 207 e 209; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, VII, Venetiis 1721, col. 205; I. D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XXII, Venetiis 1778, coll. 214, 460; N. Palma, Storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli..., I, Teramo 1832, pp. 184 s.; M. Camera, Mem. storico-diplomatiche dell'antica città e ducato di Amalfi, I, Salerno 1876, p. 27; II, ibid. 1881, pp. 230, 503, 506; Annot., p. XI; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Paris 1904, pp. 505 s.; F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, II, Paris 1907, p. 465; F. Baethgen, Die Regentschaft Papst Innozenz III. im Königreich Sizilien, Heidelberg 1914, pp. 71 s.; P. Pirri, Il duomo di Amalfi, cit., pp. 41, 56 s.; A. Venditti, Architettura bizantina nell'Italia meridionale: Campania-Calabria-Lucania, II, Napoli 1967, pp. 644 ss.; N. Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, I, 1, München 1973, pp. 50 s., 391 ss.; Id., Soziale Herkunft und geistlicher Bildungsweg der unteritalienischen Bischöfe in normannisch-staufischer Zeit, in Le istituzioni ecclesiastiche della "Societas Christiana" dei secc. XI-XII. Diocesi, pievi e parrocchie. Atti della sesta settimana intern. di studio, Milano 1974, Milano 1977, p. 109; H. Enzensberger, Der "bóse" und der "gute" Wilhelm. Zur Kirchenpolitik der normannischen Könige von Sizilien nach dem Vertrag von Benevent (1156), in Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters, XXXVI (1980), p. 407; P. Kehr, Italia pontificia, III, p. 114, n. 48; IV, pp. 304 s., n. 20; VIII, pp. 58, n. 235, 392, n. 19.

Vedi anche
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