DIONISIO di Sarno (Dionigi di Napoli)
Nacque a Napoli da Antonio nella seconda metà del sec. XIV. La famiglia originaria di Sarno si era trasferita a Napoli al tempo di Federico II ed era stata accolta nella nobiltà del "seggio" di Montagna. Giudice e notaio apostolico durante il regno di Ladislao e di Giovanna II, D. morì dopo il 1425.
Se si esclude l'accenno al "nobile homo notario Dionisio de Sarno" e alla sua famiglia nella sospetta Cronica familiarum nobilium antiquarum plateae Montaneae (1408) di Ruggero Pappansogna (in Sicola, pp. 321 s.), D. è noto soltanto per aver rogato alcuni "notamenti" negli anni 1409-1425. G. A. Summonte, nel secondo capitolo del quarto libro dell'Historia della città e regno di Napoli (II, Napoli 1601, p. 543), cita un protocollo di D. del 3 febbr. 1409, copia notarile richiesta da Antonio De Gennaro, familiare di re Ladislao, del testo di un marmo antico rinvenuto "in loco ubi dicitur le tre Colonne Puteolis" con i nomi dei medici salernitani che avevano negato le virtù terapeutiche delle acque di Pozzuoli, causa della rovina dei bagni già al tempo di Federico II. Con un atto del 20 febbr. 1409 notifica la concessione di provvigioni e donativi vari (per lo più in restituzione di prestiti) ad alcuni cortigiani di Ladislao. Il 15 ott. 1409 compila l'inventario dei beni della chiesa di S. Maria Maddalena al Ponte (perg. 9. CC. 128 del fondo Fusco dell'Archivio di Stato di Napoli). Il 20 nov. 1409 stila un codicillo a nome di Giovannello Cotugno per un lascito di 1.000 ducati di dote alla figlia Cicella, damigella della regina Margherita. Durante il regno di Giovanna II, nel 1421 D. rilascia a favore dei nobili di Montagna (tra gli altri figurano il segretario della regina, Petrello Sicola, e il notaio Pappaàsogna) l'attestato di nobiltà del "seggio" contro la richiesta di ammissione presentata da Giovanni Boffa. Il 20 febbr. 1423 è chiamato a inventariare i beni del monastero di S. Pietro a Castello; l'8 dicembre redige lo strumento di conferma di giuspatronato regio sul medesimo; il 2 maggio 1423 stende la "cronaca" dell'archivio della chiesa di S.Pietro in Vinculis (dei tre "notamenti" si conservano le pergamene nel fondo Fusco 9. CC. I 27, 29, 32). L'11 maggio, per ordine della regina, alla presenza della priora Teodora di Durazzo scrive, a tutela dei privilegi reali goduti da S.Pietro a Castello, la Cronica de li cristianissimi ri, un elenco dei sovrani napoletani e delle concessioni (con gli obblighi connessi) via via fatte al monastero, compreso il Banno et comandamiento di Ladislao del 1412 sui diritti di pesca (fu pubblicato dal Pelliccia da un originale, a suo dire, conservato nell'archivio del monastero di S. Sebastiano; l'intera Cronica è tramandata dal cod. 811 Il 517] del Museo Condé di Chantilly, su cui vedi Ch. Samaran-R. Marichal, Catalogue des manuscrits en écriture latine portant des indications de date, de lieu ou de copiste, I, Paris 1959, p. 63). Nel corso del 1423 roga altri atti per Giovanna II (rimborsi di prestiti, pagamenti di missioni, concessioni di privilegi e donativi a vari cortigiani) e per alcuni nobili del "seggio" di Nido (tutti in data 8 maggio: il Bolvito afferma di averli tratti da protocolli originali posseduti da Scipione Cutinario avvocato fiscale della Regia Camera della Sommaria). Il 18 maggio, ad uso dell'arcivescovo Niccolò de Diano, cura l'inventario degli oggetti e dei documenti curiali esistenti nella sagrestia di S. Maria Maggiore (da una pergamena, afferma il Bolvito, custodita nella cappella sottostante l'organo); il 29 rilascia attestati di nobiltà, in forma di cronaca, delle famiglie Maramaldo, Ruffolo di Ravello, Arcuccio e delle casate di Portanuova. Al 1425 risale l'ultimo protocollo datato del notaio D., un verbale (registrato alla Zecca di S. Palma) dei danni subiti da Petrello Sicola, da suo fratello Antonello e da altri cortigiani di Giovanna durante il saccheggio di Malizia Carafa.
La maggior parte delle scritture notarili di D. sopravvive nella trascrizione, a volte diplomatica a volte compendiosa, che nella seconda metà del Cinquecento approntò G.B. Bolvito nei volumi I e II delle sue Variae res (mss. 441 e 442 del fondo San Martino della Biblioteca nazionale di Napoli, rispettivamente pp. 86-72 e cc. 9 ss.). Gli stessi documenti in riepilogo e molti altri senza indicazione di data, al solito atti rogati per serbare memoria delle origini e dei diritti delle famiglie nobili o dei benefici di qualche monastero, si leggono nel Notamento di tutto quello che si contiene in un protocollo antico di notar Dionisio di Sarno gentilhuomo del Seggio della Montagna fatto in tempo di re Ladislao e papa Martino V scritto di lettera antica, in appendice a Sicola, pp. 566-74. Una copia manoscritta secentesca è nel codice Vat. lat. 11768, cc.40 ss., della Bibl. ap. Vaticana, segnalato in Garampi 85, Misc. I, c. 147r, come Storia e croniche di Napoli scritte a tempi di Martino V da Dionigio di Sarno gentiluomo e notaro napoletano. Il Sabatini (pp. 326 s.) attribuisce a D. anche le pergamene 25, 30 e 31 del fondo Fusco 9.CC. I: la prima è in effetti una sentenza di lite emessa il 16 nov. 1405 da Lisillo de Arcellis (vi è allegato un bando di Ladislao del 10 dic. 1404 ma non si fa il nome di D.), le altre due invece atti del notaio Pappansogna relativi a S. Nicola a Forcella e a S. Bartolomeo alla Strettola.
Le scritture attribuite al notaio D. avrebbero un notevole valore documentario e linguistico (sono in volgare), se su di esse non pesasse il sospetto dell'apocrifia. Citate dal Summonte e da altri storici napoletani (si veda l'Apologia delle scritture di notar D. diS., in Sicola, pp. 560-66; Aldimari; Tutini), ritenute autentiche da Capasso, Martorana, Minieri Riccio, Tafuri, furono sospettate di falso dall'Ammirato, che le giudicò non sincere, bugie di D. o di chi sotto il suo nome scrisse dopo alcuni anni intorno alle famiglie napoletane, dal De Blasiis ("ma le fiabe che raccolse il buon notaio di Sarno sono tutt'altro che certe") e per ultimo dal Sabatini, che citandole insieme con quelle del Pappansogna, dopo averne rilevato la diversità dalla "cronaca domestica cosi congeniale alla società borghese toscana", ribadisce frettolosamente "il sospetto che tali succinte e disinvolte cronachette ... siano falsificazioni di epoca più tarda (forse del sec.XVI) motivate da rivendicazioni nobiliari" (p. 167). La risposta potrà venire soltanto da un rigoroso esame codicologico, paleografico, linguistico degli originali o presunti tali (riguardo al codice di Chantilly la scheda Samaran-Marichal propende per l'autenticità e segnala la presenza della stessa mano nelle aggiunte a c. 153r del codice Lat. 6798 della Biblioteca nazionale di Parigi) e da un attento controllo storico delle informazioni contenute nell'intero corpus dei "notamenti".
Fonti e Bibl.: S. Aminirato, Delle famiglie nobili napoletane, II, Firenze 1651, pp. 301 s.; B. Aldimari, Mem. di famiglie nobili, Napoli 1691, p. 555; S. Sicola, La nobiltà gloriosa nella vita di s. Aspreno. Napoli 1696, pp. 560-74; G. B. Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, II, 2, Napoli 1749, pp. 168 s.; C. Tutini, Dell'origine e fundazione de' Seggi di Napoli, Napoli 1754, p. 134; A.A. Pelliccia, Raccolta di varie croniche, diarj et altri opuscoli, così italiani come latini appartenenti alla storia del Regno di Napoli, I, Napoli 1780, p. XXV; C. Minieri Riccio, Mem. storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 116; P. Martorana, Notizie biogr. e bibliogr. degli scrittori del dialetto napoletano, Napoli 1874, p. 371; B. Candida Gonzaga, Mem. delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, Napoli 1875, VI, pp. 163 s.; G. De Blasiis, F. Marramaldo e i suoi antenati, in Archivio stor. delle province napoletane, I (1876), pp. 749, n. 1, 775, n. 2; B. Capasso, Ancora i "Diurnali" di Matteo Spinelli da Giovenazzo..., Firenze 1896, pp. 19 s.; Id., Le fonti della storia delle provincie napolitane dal 568 al 1500, a cura di E. O. Mastrojanni, Napoli 1902, pp. 142 s.; F. Sabatini, Napoli angioina. Cultura e società, Napoli 1975, pp. 167 s., 276 ss., 326 s.; A. Leone, Il notaio nella società del Quattrocento meridionale, Salerno 1979, pp. 55 ss., 85.