SANCASSANI, Dionisio Andrea.
– Nacque a Scandiano, nei pressi di Reggio nell’Emilia, il 7 aprile 1659, da Francesco, medico, e da Margherita Avigni.
Dopo aver conseguito la laurea in medicina a Bologna il 5 maggio 1677, fu a Firenze, dove fece la consueta pratica di un anno nell’assai rinomato ospedale di S. Maria Nuova. Tornato dalla famiglia a Reggiolo, ebbe inizio per lui quella lunga serie di condotte che caratterizzò tutta la sua attività professionale: dapprima nel Mantovano, fu poi trasferito, a seguito del matrimonio nel 1693 con Teotiste Travaglini, a Comacchio, dove rimase per il resto della sua vita, seppure non stabilmente, dato che fu medico condotto anche a Budrio, Fusignano, Bevagna e Spoleto e che esercitò dal 1718 al 1723 e ancora dal novembre 1731 al giugno 1733 alla corte di Antonio Ferdinando Gonzaga duca di Guastalla.
Sancassani fu a tal punto stimato dalla comunità di Comacchio da essere onorato, il 13 aprile 1709, con un diploma di cittadinanza. Membro della celebre Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna, egli ebbe un ruolo di primo piano, grazie a un monumentale carteggio e a numerose opere di divulgazione, nella diffusione del metodo di cura delle ferite di Cesare Magati. Questi, nella sua opera più importante, il De rara medicatione vulnerum, edita a Venezia nel 1616, aveva proposto un nuovo metodo per il risanamento delle ferite: in opposizione alla terapia più diffusa, che prevedeva che venissero rimosse spesso le fasciature per detergere le lacerazioni con unguenti e liquidi, egli riteneva che non andasse ostacolato il naturale processo di cicatrizzazione. Sancassani riportò alla luce, a un secolo di distanza, questa metodologia, che era rimasta in gran parte inascoltata, in trattati importanti come Il lume all’occhio (Forlì 1707), il Chirone in campo (Venezia 1708), in cui mostrò come il trattamento proposto dal medico francese Augustin Belloste in Le chirurgien d’hôpital (Paris 1696) avesse come fonte principale gli studi di Magati, gli Aforismi generali della cura delle ferite col metodo di Magati (Venezia 1713), al quale è aggiunta una lettera, indirizzata al conte Ippolito Rondinelli, a proposito della cura di una ferita con il balsamo simpatico, e La notomia dell’acqua (Padova 1715).
Infaticabile erudito, Sancassani aggiunse anche due sezioni (‘scanzie’) alla Biblioteca volante di Giovanni Cinelli Calvoli, dettagliato repertorio bibliografico ragionato che il medico e letterato fiorentino aveva iniziato a dare alle stampe nel 1677, e tradusse in versi sciolti, con il titolo di Filosofia nuovo-antica (Venezia 1730), l’opera in esametri risalente al 1704 Philosophia novo-antiqua del gesuita Tommaso Ceva, in cui obiettivo primario, come si evince sin dal titolo, era quello di mostrare come le nuove scoperte in ambito fisico e astronomico non entrassero necessariamente in contrasto con le dottrine aristoteliche.
Morì a Spoleto l’11 maggio 1738.
Ebbe quattro figli: Niccolò e Pietro Feliciano, che seguirono la carriera ecclesiastica, Giovanni, che divenne dottore in legge, e Filippo, che seguì le orme paterne e morì protomedico di Bagnacavallo nel 1773.
Fonti e Bibl.: G.A. Cavalieri, Notizie storiche intorno alla persona ed agli studj del dottore D.A. S., Comacchio 1781; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, V, Modena 1784, pp. 9-15; V. Busacchi, Altre lettere inedite di D.A. S. ad A. Vallisneri, in Atti del XIV Congresso internazionale di storia della medicina, Roma-Salerno 1954, pp. 267-272.