NIGETTI, Dionigi
NIGETTI, Dionigi. – Figlio di Matteo di Dionisio, battilano, nacque a Firenze nel popolo di S. Lorenzo il 3 gennaio 1527.
Sposò una figlia del legnaiolo Giovanni Monti ed ebbe due figlie femmine e due maschi, Matteo architetto e Giovanni pittore. Tenne bottega da legnaiolo in via delle Oche, con soprastante dimora di fronte alla scomparsa loggia degli Adimari, detta anche la «Neghittosa» (Berti, 1950, p. 158 n. 3), appellativo cui è associato il suo nome a partire dal 1569.
La sua carriera si svolse all’ombra di Giorgio Vasari prima e di Bernardo Buontalenti poi. Nel 1558 produsse, in collaborazione con Battista Botticelli, un modello ligneo per servire alle ristrutturazioni vasariane del palazzo ducale (palazzo Vecchio) e l’anno successivo un altro per la Fabbrica dei XIII Magistrati (Uffizi), comandato da Cosimo I de’ Medici in funzione del nuovo cantiere che vedeva Vasari impegnato in qualità d’architetto e Nigetti stesso in quella di sotto-architetto (Funis, in Vasari..., 2011, p. 202 nr. V.1).
Per il primo di questi edifici, nella sala delle Carte geografiche, eseguì, a partire dal 1564, il palco a lacunari e gli armadi in legno di noce le cui specchiature ospitarono dipinti di Egnazio Danti e Stefano Buonsignori; lavori per cui non era stato ancora saldato nel 1570, nonostante la supplica rivolta a Francesco de’ Medici (Rosen, 2004, p. 274 n. 31).
Tra le altre sue produzioni va almeno ricordato «l’ornamento della porta del palagio», eseguito col suocero Giovanni Monti nel 1565, in occasione degli apparati di nozze in palazzo Vecchio tra Francesco de’ Medici e Giovanna d’Austria (Mellini, ed. 1882, p. 622). Tra il 1564 e il 1573 si dedicò alla decorazione dello Studiolo di Francesco I in palazzo Vecchio: telai con cornici di noce per i dipinti su lavagna, armadi con sportelli intagliati, cornici per i ritratti di Cosimo I e di Eleonora di Toledo e rose di legno di tiglio dorato sulla volta (Conticelli, 2007). Nel 1566 ricevette l’incarico di approntare due angeli per fiancheggiare il ciborio appena finito da Vasari per la cattedrale di S. Zeno a Pistoia (Gli angeli d’oro, 2007). Ancora al seguito di Vasari e con l’aiuto di Battista Botticelli, negli stessi anni, eseguì il ciborio di S. Croce (Vossilla, in Vasari..., 2011, p. 398 nr. XVI.1). Tra il 1569 e il 1570 fu impegnato negli arredi della chiesa dell’Ordine dei Cavalieri di S. Stefano a Pisa, consistenti nella mostra dell’organo (oggi a destra dell’altar maggiore) e in altri manufatti non pervenuti (Frey, 1930, pp. 454, 466, 468, 475, 482 s.).
La critica, inoltre, gli ha attribuito oggetti di altissima fattura che però non hanno una precisa collocazione temporale: un tavolo con base di noce e sandalo (Firenze, Museo degli Argenti; Aschengreen Piacenti, 1980, p. 367) e un’erma in legno di noce intagliato e dorato (Firenze, Mercato antiquario; Pizzorusso, 2001).
La morte di Vasari, nel 1574, non gli impedì di incrementare la sua attività: alla sua manodopera e al disegno di Buontalenti, infatti, è attribuita la cosiddetta porta delle Suppliche in legno di noce che celebra le imprese del nuovo granduca Francesco I (Cinelli, in Magnificenza..., 1997, pp. 62 s. nr. 25). Ancora per Buontalenti, nel 1583 elaborò due modelli in legno di tiglio e pioppo per la messa in opera di uno studiolo a tempietto, condotto dall’ebanista tedesco Bartolomeo d’Erman (Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea, 110, c. 22r); per la Tribuna creò, tra il 1584 e il 1586, una complessa struttura in legno di tiglio e noce: un palchetto ad altezza d’occhio lungo le pareti come base d’appoggio per vari oggetti, munito di cassetti, retto da mensole, interrotto in sei punti da archetti per lasciare spazio ad altrettanti mensoloni su cui poggiavano statue di bronzo, decorato da guglie a forma di piramidi e con due armadi segreti con all’interno palchetti di noce (Heikamp, in Magnificenza... , 1997, pp. 331 s.). Di tutta questa decorazione sembra essere sopravvissuta solo una grande mensola (ibid., p. 238 nr. 190). Concorrevano all’arredo della Tribuna quattro grandi cornici in legno di noce per un «Santo Giovanni, j° papa Lione, j° Madonna e j° storia» (Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea, 113, c. 162r; tre di queste sono da identificare forse con le opere di Raffaello presenti in Tribuna nell’inventario del 1589 per cui cfr. Gaeta Bertelà, 1997, pp. 39-41); quattro seggiole coperte di velluto e dorate (Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea, 113, c. 241r) e otto sgabelli di noce intagliati destinati a ospitare statue antiche (ibid., 119, cc. 8r-11r). Sotto il regno di Ferdinando I eseguì gli apparati lignei per il battesimo del Gran Principe Cosimo nel 1592, approntati nel salone grande del palazzo ducale (Ibid., Fabbriche Medicee, 27, c. 110r). Consistente fu l’apporto dato, insieme al figlio Matteo, a Buontalenti nella costruzione del convento fiorentino dei teatini, tra il 1593 e il 1597, e l’esecuzione di un modello in previsione dell’annessa chiesa dei Ss. Michele e Gaetano (Chini, 1984, pp. 24 s., 44-48).
Morì a Firenze il 14 agosto 1600.
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio dell’Opera di S. Maria del Fiore, Registri dei Battesimi, 9, c. 74v; Deliberazioni di partiti della fabbrica de’ 13 magistrati (1560-70), a cura di C. Conforti - F. Funis, Roma, 2007, ad ind.; D. Mellini, Descrizione dell’apparato per le nozze del Principe Francesco de’ Medici (1566), in Le opere di Giorgio Vasari, a cura di G. Milanesi, VIII, Firenze 1882, pp. 517-622; K. Frey, Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris, a cura di K. Frey - H. W. Frey, II, München 1930, ad ind.; L. Berti, Matteo N., in Rivista d’arte, XXVI (1950), pp. 157-184; D. Heikamp, Zur Geschichte der Uffizien-Tribuna und der Kunstschränke in Florenz und Deutschland, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, XXVI (1963), 3-4, pp. 193-268, in particolare pp. 201-203; Id., La tribuna degli Uffizi come era nel Cinquecento, in Antichità viva, III (1964), 3, pp. 11-30, in particolare 12 s.; E. Allegri - A. Cecchi, Palazzo Vecchio e i Medici. Guida storica, Firenze 1980, ad ind.; K. Aschengreen Piacenti, Un tavolo granducale del Cinquecento, in Le arti del Principato Mediceo, Firenze 1980, pp. 365-369; E. Chini, La chiesa e il convento dei Ss. Michele e Gaetano a Firenze, Firenze 1984, ad ind.; G. Gaeta Bertelà, La Tribuna di Ferdinando I de’ Medici. Inventari 1589-1631, Modena 1997, pp. 39-41; Magnificenza alla corte dei Medici. Arte a Firenze alla fine del Cinquecento (catal., Firenze 1997-98), a cura di M. Gregori - D. Heikamp, Milano 1997, pp. 62 s., 238, 331 s.; C. Pizzorusso, Un’erma scultorea, in MCM. La storia delle cose. La rivista delle arti minori, 2001, n. 51, pp. 56 s.; M.S. Rosen, The Cosmos in the Palace: The Palazzo Vecchio Guardaroba and the culture of cartography in early modern Florence, 1563-1589, tesi di dottorato, University of California, Berkeley 2004, pp. 212 s., 273-279; V. Conticelli, «Guardaroba di cose rare et preziose». Lo studiolo di Francesco I de’ Medici. Arte, storia e significati, Milano 2007, ad ind.; Gli angeli d’oro. Due sculture vasariane ritornano in Cattedrale dopo il restauro, a cura di C. Caneva, Pistoia 2007 (pieghevole in occasione del restauro); Vasari, gli Uffizi e il Duca (catal.), a cura di C. Conforti et al., Firenze 2011, pp. 202, 398.