CAMPAZZO (Campazzi), Dionigi
Scarse notizie si posseggono intorno a questo architetto, attivo a Milano e nel Milanese nella seconda metà del Cinquecento: nel 1576-77 è citato nelle registrazioni del Repertorio degli ingegneri e architetti milanesi, sotto l'intestazione "Ingegneri crescunt", definizione non necessariamente determinante l'anno di nomina al Collegio degli ingegneri architetti di Milano; infatti, in una seduta del 5 febbr. 1606, il suo nome è citato tra quelli degli "Ingegneri descritti", ma non appartenenti al Collegio stesso (Gatti Perer, 1965).
Opere in Milano: nel 1580 costruì qualche cella nel convento dei SS. Domenico e Lazzaro (Baroni, 1941); tra il 1582 e il 1584 (v. relazione in data 4 sett. 1584 in Archivio di Stato di Milano, Fondo religione, p. a., Conventi), curò il rifacimento della chiesa di S. Antonio Abate, per conto dei teatini, chiamati a Milano da Carlo Borromeo: la costruzione, erroneamente attribuita dalle antiche guide al Richino, bene rispecchia i caratteri dell'edilizia sacra controriformistica e si colloca nel quadro del fervore costruttivo che anima la Milano del tempo, su iniziativa particolarmente dei due cardinali Borromeo e degli Ordini religiosi (Baroni, 1941); nel 1583 (12marzo) e ancora nel 1591 (22maggio) è documentata la sua attività nella chiesa di S. Maria della Passione (per la quale ha lasciato anche un disegno della fronte conservato nella Civica raccolta di disegni di Milano), dove successe a Martino Bassi (Baroni, 1968, pp. 77, 79); al 1586 (23 luglio e 4 agosto) risalgono misurazioni da lui eseguite, assieme al Bassi, per il pavimento del coro del duomo (Gatti); con ogni probabilità si deve a lui la continuazione dei lavori nella chiesa di S. Carlo al Lazzaretto, iniziata su disegno di P. Tibaldi (v. relazione in data 11 giugno 1591, in Baroni, 1934); nel 1592 (14 dicembre) e nel 1595 (16 ottobre) è documentata la sua attività nella chiesa di S. Sebastiano, in cui operarono il Tibaldi, il Mangone, il Bassi e il Meda (Baroni, 1968, pp. 168 s.); tra il 1590 e il 1596 (v. relazione in data 22 ott. 1596: Milano, Bibl. Ambros., Raccolta Ferrari, XLVI) diresse i lavori nella chiesa e convento di S. Maria Maddalena (Baroni, 1941); tra il 1596 (28 agosto) e il 1597 (20 marzo) curò la sopraelevazione del campanile della chiesa di S. Giovanni in Conca; gli viene attribuito inoltre un intervento sulla facciata antica dell'Ospedale Maggiore (Canetta).
Fuori Milano, la sua attività riguarda, oltre a progetti per il santuario della Madonna di Rho, il settore dell'ingegneria idraulica: sono rimaste relazioni sui danni causati dalle piene del Seveso con conseguenti proposte operative (1592, in date diverse: Milano, Bibl. Ambrosiana, Raccolta Ferrari, XIX, parte 3, cc. XIII, XV-XVIII, XXVII s., XXX, XXXIII s.) e sull'irrigazione della Lomellina (26 marzo 1593, Ibid., XIX, parte 3, c. X); nel 1600 venne delegato, insieme con Alessandro Bisnati ed Ercole Turati, a curare la prosecuzione dei lavori di canalizzazione dell'Adda, progettati dal Meda (Bruschetti).
Fonti e Bibl.: G. Bruschetti, Istoria dei progetti e delle opere per la navigazione interna del Milanese, Milano 1824, pp. 42-45; P. Canetta, La chiesa e la torre di S. Giovanni in Conca in Milano, in Archivio storico lombardo, XI (1884), pp. 128, 130; C. Baroni, Il tempietto, ottagono di S. Carlo al Lazzaretto, Milano 1934, p. 34; Id., S. Maria della Passione, Milano 1938; E. Tea, L'enigma di S. Maria della Passione, in Atti del IV Convegno nazionale di storia dell'architettura, Milano 1939, pp. 199-206; C. Baroni, L'architettura lombarda da Bramante al Richini, Milano 1941, p. 133; P. Mezzanotte, L'architettura milanese dalla fine della Signoria sforzesca alla metà del Seicento, in Storia di Milano, X, Milano 1957, p. 622; Id., L'edil. milanese dalla caduta del Regno Italico alla prima guerra mondiale, ibid., XV, Milano 1961, p. 417; Id., Storia del Collegio degli ingegneri di Milano, Milano s.d. (ma 1963), p. 27; M. L. Gatti Perer, Fonti per la storia dell'archit. milanese dal XVI al XVII secolo: Francesco Bernardino Ferrari e la sua raccolta di documenti e disegni, I-II, in Arte lombarda, IX (1964), 1, pp. 176, 179; 2, pp. 153, 155 s.; Id., Fonti per la storia dell'architettura milanese dal XVI al XVII secolo: Il Collegio degli agrimensori ingegneri e architetti, ibid., X (1965), 2, pp. 124, 126; L. Grassi, Province del Barocco e del Rococò..., Milano 1966, p. 99; P. Mezzanotte-G. C. Bascapé, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1968, pp. 218-21; C. Baroni, Documenti per la storia dell'architettura a Milano nel Rinasc. e nel Barocco, II, Roma 1968, ad Indicem; S. Gatti, Manoscritti del duomo di Milano nella raccolta Ferrari, in Atti del Congresso intern. sul duomo di Milano, II, Milano 1969, pp. 210 s.; A. Scotti, Disegni di architettura, in Il Seicento lombardo..., Milano 1973, ad Indicem.