BARIGIANI (Barignani, de Barasianis, de Barigiani), Dionigi
Le notizie che possediamo intorno a questo giurista perugino non sono anteriori al 1391, quand'egli era capitano di parte guelfa in Perugia.
È attestato che il padre si chiamava Niccolò, ma su di lui non si hanno ulteriori notizie; al contrario si sa che il figlio del B., anch'egli di nome Niccolò, e anch'egli giurista, tenne cattedra di diritto civile nello Studio di Perugia nel 1444 e ancora dopo il 1455. La sola notizia che si ha su questo Niccolò Barigiani è che contro di lui protestò il suo concorrente Iacopo Ranieri per un aumento di salario che Niccolò aveva avuto in più del Ranieri.
Dionigi fu allievo di Baldo e, addottoratosi, verosimilmente a Perugia, ebbe in questo Studio una cattedra di "ragioni" canoniche e civili.
Nel 1396 fu incaricato, insieme con altri quattro giureconsulti, di rivedere una parte della legislazione statutaria del Comune; successivamente fu ambasciatore di Perugia alla corte pontificia (1398). Ma non fu questa l'unica ambasceria cui prese parte in rappresentanza dei Perugini. Nel 1400 venne inviato presso il duca di Milano per firmare il protocollo con cui Perugia si assoggettava alla signoria milanese. E nello stesso anno fu mandato nuovamente alla corte pontificia, dopo che fu denunziato l'accordo con i Milanesi; nel 1413, infine, andò presso Ladislao di Napo li "per seco congratularsi a nome di Perugia della gloriosa conquista di Napoli" (Vermiglioli, Biografia-.., 1, 2, pp. 172 s.).
Della sua attività scientifica non si hanno notizie sino al 1411, anno in cui pare leggesse presso lo Studio perugino, e nel quale, come ricorda il Bini (p. 278), fu incaricato di esaminare alcune disposizioni circa gli stipendi dei professori.
L'informazione data dal Pellini (Dell'Historia..., II, p. 210), secondo la quale, il B. fu podestà di Firenze per due anni, non è provata, mentre pare certo che egli abbia avuto una pubblica cattedra nello Studio fiorentino. Per permettergli di assumere quell'incarico a Firenze, fu necessario modificare alcune disposizioni dello statuto di Perugia che vietavano ai Perugini di recarsi a leggere altrove. Egli tornò a Perugia nel 1423, ma m quello stesso anno fu fatto podestà di Recanati.
La produzione giuridica del B. di cui ci è giunta notizia si riduce a una Lectura sul Digestum Vetus (Vemiiglioli, op. cit., p. 172, indica un manoscritto di quest'opera rimasta tuttora inedita) e a numerosi Consilia, in parte editi nelle raccolte dei Consilia di Bartolo (cfr., per esempio, il cons. 85 nel vol. II dell'ed. di Venezia 1615 delle Opere di Bartolo, f. 69 v, dove il B. si firma Dionisìus de Perusio), di Baldo (Cons. 494, f. 14r, del vol. III dell'edizione di Venezia 1575 dei Consilia di Baldo) e di altri più famosi giureconsulti, in parte inediti, e tramandatici da manoscritti miscellanei (cfr. per esempio il codice della Bibl. Apostolica Vaticana Vat. lat.8069) e da quello fiorentino segnalato da Bini (Memorie istoriche..., p. 279). Non sono sufficientemente fondate le notizie che vorrebbero il B. al servizio del re di Napoli in qualità di giudice e di consigliere.
Il B. morì nel 1435. Secondo la notizia data dal Vermiglioli (p. 172) ebbe per moglie una Midea di Fameto che viveva ancora nel 1457.
Fonti e Bibl.: C. Crispolti, Perugia augusta, Perugia 1648, p. 327; P. Pellini, Dell'Historia di Perugia, Venetia 1664, 11, pp. 104, 117, 141, 143, 200, 210; A. Oldoino, Athenaeum Augustum, Perusiae 1678, p. 90; V. Bini, Memorie istoriche della Perugina Università degli studi e dei suoi Professori 1, 2, Perugia 1816, pp. 276-279, e per Niccolò, ibid., pp. 279 s.; G. B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori Perugini, 1,Perugia 1829, pp. 171 s., sub voce; O.Scalvanti, Alcune "Riformanze" inedite della Facoltà giuridica dell'Ateneo Perugino, in Annali d. Facoltà di giurisprudenza. Università degli studi in Perugia, s. 3, 1 (1903), pp. 237 ss. (pubblica documenti sottoscritti, tra gli altri, da D. B.); G. Ermini, Storia dell'Università di Perugia, Bologna 1947, p. 439; A. Campitelli-F. Liotta, Notizia del manoscritto Vat. lat.8069, in Annali di Storia del Diritto, V-VI (1961-1962), p. 396.