DIOMEDE
. Grammatico romano, forse però non di nascita, a quanto sembra indicare il suo nome e quello insieme dello sconosciuto Atanasio a cui la sua Ars è diretta. Appartiene certamente alla seconda metà del sec. IV. La sua Ars grammatica, in tre libri, ha una disposizione diversa dalle solite, suggerita da criterî pedagogici: le parti del discorso sono per lui il fondamento della lingua, e aprono perciò l'opera (libro I); quindi, gli elementi della grammnatica (II); e poi, pregi e difetti del dire o stilistica (II); infine, poetica e metrica (III). Contrariamente alle abitudini invalse tra i grammatici del suo tempo, D. lavora per conto proprio. E così le sue fonti sono difficili a rintracciare, appunto perché non copiate a lettera ma rielaborate. La Ars non è punto una semplice grammatica scolastica: assai al di là delle comuni linee essenziali ci conducono dotte esposizioni, massime sulla lingua degli scrittori antichi, e cose in genere risalenti alle fonti migliori, quale certamente Terenzio Scauro per il libro II (Tolkiehn, Cominianus, Lipsia 1910, p. 161 segg.), e forse Flavio Capro, e anche Valerio Probo (J. Aistermann, De M. Valerio Pr0b0, Bonn 1910, p. LXIV segg.). Di particolar valore è il libro III sui sistemi metrici antichi, con dottrine che parzialmente sembrano risalire per via indiretta a Varrone, e più ancora l'esposizione delle varie forme poetiche, mista di elementi greci, peripatetici e no, e di elementi romani, varroniani non esclusi, sostanzialmente già così compilata nel sec. I d. C. (P. Wessner, Bursians Jahresbericht, CXIII, 1902, p. 161 segg.; CXXXIX, 1908, p. 121 segg.), prima senza dubbio che scrivesse Quintiliano, e perciò, e per altri motivi, non attribuibile a Svetonio se non in minima parte, là dove esso è citato.
Bibl.: In genere, G. Goetz, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, p. 827 segg. Sulle fonti, ancora J. Tolkiehn, ibid., p. 32 segg.; Wochenschrift für klassische Philologie, 1902, p. 1156 segg.; 1907, p. 118 segg.; 1908, p. 194 segg.; C. Woldt, De analogiae disciplina apud grammaticos latinos, Königsberg 1911. Sul capitolo De poematibus, non citato dal Goetz, G. Kaibel, in Abhandlungen d. Göttinger Gesellschaft der Wissenschaften, n. s., II (1898), pp. 28 segg., 49 segg., 64 segg., insieme coi Comicorum Graecorum Fragmenta, I, p. 53, dove il capitolo è edito dal Leo. Tradizione ms.: fondamentale codice Parigino 7494 e 7493, Monacense 14467, tutti del sec. IX. Edizione principe, la Veneta di Nicola Jensoio, a cui molte tennero dietro sino a quella del Keil, Lipsia 1857.