CARAFA, Diomede
Nacque nel 1520 da Giovanni Tommaso conte di Cerreto e da Dianora Caracciolo dei signori di Pietralcina. Rimasto orfano del padre, che era stato ucciso in duello, egli ebbe come tutore il nonno Diomede, alla cui morte, nell'anno 1536, gli successe nei possedimenti dei conti di Maddaloni. Il complesso feudale, le cui entrate erano state valutate intorno ai 4.000 ducati al tempo della morte di Giovanni Tommaso, era costituito dai territori di Maddaloni, Cerreto, Guardia Sanframondi, San Lorenzo, Limatola, Pietraroia, Pomigliano, Pontelatrone, Formicola, Sessa in Terra di Lavoro e di San Lupo, Pontelandolfo e Casalduni in Principato Ultra. Nel 1536 il C. sposò Roberta Carafa, dei principi di Stigliano (da cui non ebbe figli), la quale contribuì non poco e con il suo denaro e con la sua abilità a risollevare le fortune del marito che aveva ereditato dal padre e dal nonno parecchi debiti.
Alla morte del C. le entrate feudali risultano accresciute, rispetto al 1522, in quanto valutate a circa 6.000 ducati. La parte più redditizia del patrimonio era costituita da Maddaloni, Cerreto e Formicola da cui, intorno alla metà del sec. XVI, si percepivano delle entrate oscillanti tra 11.000 e 13.000 ducati circa. Nel 1540 il C. donò a sua moglie alcuni beni siti a Cancello, cui aggiunse una nuova donazione nel 1552. Nel 1544, essendo debitore del duca di Nocera della somma di 1.000 ducati, cedette al duca un censo annuo di 100 ducati da riscuotere sul passo e la bagliva di Maddaloni e nel 1546 vendé, a Beatrice Carafa, Pontelatrone. Nel 1556 riacquistò il diritto di passo di Maddaloni precedentemente alienato e ne trasferì il possesso alla sorella Geronima, che, sposata a Fabio Carafa di Stigliano, fratello di Roberta, era stata indicata dal C. come sua erede. Nello stesso anno acquistò il marchesato di Arienzo dal duca di Montalto per 76.000 ducati e ne ottenne dalla corte l'investitura per il nipote Lelio, figlio di Geronima.
Fra i domini del C. una particolare importanza ebbe Cerreto per la produzione di panni di lana, unica attività extra-agricola notevolmente redditizia, che provocò non poche liti tra il C. e l'Università. Questa ultima, infatti, non voleva riconoscere il diritto proibitivo delle gualchiere imposto dal Carafa fin da quando Cerreto era entrata a far parte dei loro possedimenti feudali. Nel 1539 l'Università fece ricorso al Sacro Regio Consiglio ma finì col dovere accettare, nel 1541, una transazione molto più favorevole al feudatario.
Nel 1553 il C. prese parte alla guerra di Siena con il grado di capitano di una compagnia di fanti armata a sue spese. Negli anni successivi, quando Paolo IV si schierò contro la Spagna, egli, diversamente da molti altri membri del proprio casato, respingendo le offerte che il pontefice gli faceva per attirarlo dalla sua parte, combatté a favore degli Spagnoli. Ancora una volta armò a sue spese una compagnia di 2.000 soldati e partecipò alla difesa dei confini dell'Abruzzo, nella zona di Atri. Per la sua fedeltà il C. fu chiamato in Spagna da Filippo II che gli conferì, il 6 apr. 1558, il titolo di duca di Maddaloni e una pensione annua di 6.000 ducati. Il 10 apr. 1560 venne nominato governatore di Terra d'Otranto e di Bari. Morì a Lecce l'11 luglio 1561, quando era stato appena nominato viceré di Sicilia.
Morto il C. senza discendenza diretta, il Fisco pretendeva la devoluzione dei feudi contrariamente alle disposizioni testamentarie del C. stesso che aveva nominato suoi eredi i figli della sorella Geronima. Al termine di una lunga causa fu riconosciuto il diritto di successione al ramo collaterale femminile della famiglia nella persona di Marzio, figlio di Geronima e di Fabio Carafa.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Spoglio delle significatorie dei relevi, I, ff. 17v, 361; B. Aldimari, Historia geneal. della famiglia Carafa, Napoli 1691, II, pp. 184 s.; G. De Sivo, Storia di Galazia Campana e di Maddaloni, Napoli 1859-1865, pp. 190-193, 195; V. Mazzacane, L'industria dei panni nella vecchiaCerreto, Cerreto Sannita 1907, pp. 8 s.; P. Litta, Le fam. celebri italiane,sub voce Carafa di Napoli, tav. XXXVII.