DIOGENE di Apollonia (Διογένης ὁ 'Απολλωνιάτης)
Filosofo greco del sec. V a. C., della cui vita poco è noto. Tardo seguace della scuola ionica, e in particolare di Anassimene, cercò di difendere il principio fondamentale della sua fisica in un'età che viveva ormai le assai più mature esperienze dell'eleatismo e del pluralismo. Di un pluralista, Anassagora, egli tenne infatti soprattutto conto nella sua difesa, cercando di dimostrare come quell'Intelletto (νοῦς), che questi considerava autore dell'ordinamento del mondo, s'identificasse in sostanza col principio cosmico dell'aria già teorizzato da Anassimene. Come già questi, infatti, aveva paragonato (fr. 2) l'aria che circonda l'universo all'anima che tiene insieme il corpo, così D., proseguendo il paragone, attribuiva all'aria cosmica quella stessa intelligenza che nell'uomo appariva funzione dell'anima (fr. 4, e cfr. fr. 3). La sua cosmologia risultava quindi da una semplice combinazione di Anassagora con Anassimene; o, più esattamente, da una riduzione di Anassagora a semplice elemento integratore di Anassimene. Il motivo più caratteristico di questa riduzione era poi nel modo con cui D. doveva nuovamente giustificare il monismo del secondo di fronte al pluralismo del primo. Partendo da esigenze di carattere eleatico, i pluralisti avevano cercato di giustificare insieme l'essere e il divenire trasferendo il primo negli elementi semplici e immutabili dal cui vario mescolarsi risultava poi lo stesso divenire: e più rigorosamente di tutti Anassagora aveva attribuito tale essenza a tutte le cose, moltiplicandole nell'infinità microscopica delle omeomerie. Ora, D. (fr. 2, e cfr. fr. 5) sosteneva che, posta la diversità degli elementi, non sarebbe stata possibile, tra loro, alcuna azione. E considerava necessaria, per la stessa possibilità delle mutazioni, l'unità sostanziale; dando con ciò una formulazione tipica al concetto dell'unità quale era stato presupposto dagli Ionici, ma giustificandola in modo assai debole per un'età ormai così lontana dal considerar l'unità come punto di partenza dell'alterazione, che tendeva piuttosto a vedervi l'assoluta esclusione di ogni alterità. Non a questi problemi, del resto, doveva rivolgersi il più profondo interesse di D., che si occupò anche, e forse anzitutto, di fisiologia e di anatomia, studiando per es. (fr. 6) la distribuzione delle vene nel corpo umano.
Bibl.: Per le testimonianze ed i frammenti di D.: v. H. Diels, Fragm. d. Vorsokr., I, 4ª ed., Berlino 1922, pp. 416-32. Su D., fondamentale ancora Zeller, Philos. d. Griechen, I, i, 7ª ed., Lipsia 1923, pp. 338-61. Per la bibl. particolare v. Ueberweg, Grundr. d. Gesch. d. Phil., I, 12ª ed., Berlino 1926, p. 41*.