Diodoro Crono
Filosofo della scuola megarica (fine 4° - inizi 3° sec. a.C.). Nato a Iaso in Caria, fu allievo di Apollonio Crono, e pare ne ereditasse il soprannome. La fama di gran dialettico, che lo distinse fra tutti i megarici, gli venne soprattutto dalle sue argomentazioni sul movimento e sulla possibilità. Nelle prime egli riprendeva in sostanza le argomentazioni di Zenone di Elea, rendendole per qualche aspetto più schematiche e superficiali, ma serbando loro in ogni modo l’originario carattere eleatico: motivo essenziale della prova rimaneva infatti la considerazione della realtà nella sua immediata determinazione temporale e spaziale, ogni abbandono della quale doveva apparire contraddittorio. L’argomento contro la possibilità (che, per la sua eccellenza, ebbe il nome di κυριεύων, il «dominante») dimostrava come non vi fosse cosa possibile che non si realizzasse, o nel presente o nel futuro, perché nel caso contrario, essendo nell’irrealtà implicita l’impossibilità, dal possibile sarebbe derivato, assurdamente, l’impossibile. Anche questo argomento si basava, dunque, su una concezione tipicamente eleatica: l’equazione del possibile e del reale era infatti implicita nell’intuizione parmenidea, in cui essere e dover essere, realtà e necessità erano essenzialmente identificati, nulla potendo essere al di là dell’essere e questo apparendo così come assoluta necessità. E si comprende come esso, escludendo assolutamente ogni contingenza, dovesse poi dar tanto da fare agli stoici, preoccupati che il loro fato non distruggesse la libertà. Carattere analogo dovevano avere, infine, anche le osservazioni di D. intorno alla verità delle proposizioni ipotetiche.