DINOCRATE (Δεινοκράτης, Dinocrătes)
Architetto. La tradizione letteraria intorno a questo artista è grandemente confusa: ché, accanto al suo nome, appaiono nomi affini, come Dinocare, Timocare, Chirocrate e Stasicrate, che è dubbio se si debbano tutti o in parte considerare come nomi di altrettanti artisti, o se invece siano soltanto il frutto di errori di copisti. Poiché tuttavia le opere che dalle varie fonti vengono attribuite a questi artisti vanno datate a due differenti età, occorre necessariamente ammettere per lo meno due artisti diversi: qualcuno ne ammette anche più.
A Dinocrate, che Vitruvio (II, praef.1) dice macedone, e Giulio Valerio (I, 25) rodiota, va certamente attribuito il piano per la fondazione di Alessandria: egli era dunque contemporaneo di Alessandro Magno, e può essergli perciò parimenti attribuito il bizzarro progetto di trasformare il monte Athos in una colossale statua del re, che reggesse in una mano una città e nell'altra una coppa, da cui le acque del monte si rovesciassero in mare. Plinio (Nat. Hist., V, 62) chiama questo artista Dinocare, Strabone Chirocrate, un manoscritto dello Pseudo-Callistene, Ermocrate; Eustazio (ad Iliad., XIV, 229, p. 980 R) attribuisce invece lo stesso progetto a un Diocle di Reggio, altrimenti sconosciuto.
La stessa fantasiosa bizzarria del progetto in parola, che era del resto nello spirito dei tempi, si ritrova in un'opera, che Plutarco (Alex., 72) attribuisce a un artista di nome Stasicrate: la somiglianza di questo nome con quello di D., con il quale del resto Plutarco stesso lo confonde, fa per lo meno sospettare che si tratti della stessa persona: non tutti peraltro ammettono tale identificazione. L'opera di cui si parla è il rogo (πυρά), che altri chiama forse più giustamente tomba, di Efestione in Babilonia: grandiosa costruzione a più piani, decorata di oro e di marmi lavorati.
Artista certamente diverso da D. è Dinocare, al quale Ausonio (Mosella, I, 311 segg.) ascrive la costruzione del palazzo dei Tolomei in Alessandria e quella di una tomba di Arsinoe, nella quale, per un dispositivo magnetico della vòlta, era collocata una statua della regina sospesa in aria. Plinio (Nat. Hist., XXXIV, 148), pur chiamando tale architetto Timocare, ci precisa che egli morì prima che questa tomba fosse compiuta, al pari del re che l'aveva ordinata, Tolomeo II Filadelfo: l'artista fiorì dunque intorno alla metà circa del sec. III.
Bibl.: H. Brunn, Geschichte griech. Künstler, II, Stoccarda 1899, p. 236 segg.; E. Fabricius, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., IV, Stoccarda 1901, col. 2390 sgg.; H. Thiersch, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VIII, Lipsia 1913, p. 562 segg., ecc.