Uomo politico italiano (Mordano 1895 - Bologna 1988). Combattente della prima guerra mondiale, dirigente del fascismo emiliano (deputato dal 1921), passò da posizioni rivoluzionarie a posizioni più moderate e filocostituzionali. Membro del Gran Consiglio del fascismo dal 1923, sottosegretario agli Interni (1924-25) e agli Esteri (1925-29), ministro degli Esteri (1929-32), ambasciatore a Londra (1932-39; notevole la sua politica di riconciliazione con l'Inghilterra), ministro guardasigilli (1939; riforma fascista dei codici) e presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni. La seduta del Gran Consiglio del 24 luglio 1943 e l'ordine del giorno che vi trionfò furono opera di G. (che era stato contrario all'entrata in guerra), il quale fu pertanto condannato a morte in contumacia dal tribunale di Verona (1944). Nel dopoguerra visse all'estero e trascorse in Italia gli ultimi anni. Pubblicò volumi di memorie: 25 luglio. Quarant'anni dopo (1983); Il mio paese. Ricordi autobiografici (1985).