FORZETTI, Dino
Nacque presumibilmente a Firenze nel penultimo decennio del XIII secolo. Nel 1310 risulta far parte del personale della nuova società mercantile di Lapo e Doffo Bardi, quando questa, in fase di espansione, si accingeva a conquistare il massimo rilievo in Inghilterra con i suoi traffici di merci e soprattutto con i servizi bancari. Se è probabile che il F. fosse già negli anni precedenti alle dipendenze dei Bardi, è certo che per le sue capacità e per la fedeltà dimostrata nei loro confronti, nell'agosto del 1314 fu ufficialmente designato come uno dei rappresentanti della compagnia presso la corte di Edoardo II, con il grado di fattore. Pur essendo tenuto a seguire le direttive che gli erano impartite dalla casa-madre, egli era delegato, insieme con altri quattro pari grado, a rappresentare la società Bardi in Inghilterra quale "procurator" e "negotiorum gestor", con spazi abbastanza ampi di autonomia.
Aveva inizio in questi anni il ciclo di maggior floridezza per gli affari della compagnia. I Bardi, giovandosi della caduta in disgrazia e della fuga dall'isola dei rappresentanti del banco Frescobaldi avvenuta nel 1311, erano divenuti i "mercanti del re" per antonomasia, ottenendo concessioni e incarichi che andavano dalla fornitura di grano e dai finanziamenti per sopperire a tutte le spese della corte alla lucrosa gestione della riscossione di dazi e decime nel Regno, godendo di privilegi e salvacondotti impensabili per gli stessi sudditi inglesi di alto rango. Nel 1318 il re accordò ai soci e ai fattori dei Bardi la completa esenzione dai tributi e l'immunità da tutti i procedimenti giudiziari pendenti; il F. e compagni si ritrovarono così a godere di una posizione che li poneva sullo stesso piano dei feudatari inglesi, ma di fatto, se si considera la loro potenza finanziaria, molto al di sopra di questi. A ciò si aggiungevano la consuetudine della frequenza a corte e i doni in denaro che Edoardo II elargiva frequentemente ai funzionari della società per ingraziarseli: nel 1317 il F. ricevette 100 marchi per acquistare gioielli da regalare agli amici e altre 1.000 sterline ebbe dalla regina Isabella "per servizi ricevuti".
Il F. restò in Inghilterra fino al luglio 1320 e fu premiato dai Bardi con una sorta di buonuscita di 435 libre; dopo un soggiorno in patria, nel settembre 1326 si trovava a Parigi, dove si era giudicato più conveniente per la ditta spostarsi con i suoi uomini migliori alle prime avvisaglie della sollevazione popolare dei Londinesi che arrivò a causare la distruzione dei fondachi e delle case dei Bardi e che si sarebbe conclusa con la detronizzazione di Edoardo II. Pur in mezzo a queste traversie i Bardi riuscirono a riconquistare la loro posizione di mercanti privilegiati del re anche con l'avvento al trono di Edoardo III, provvedendo, oltre che alle necessità personali del sovrano, a coprire con cospicui anticipi le spese sostenute per le imprese militari: somme sicuramente ingenti, per la restituzione delle quali il re si vide costretto nel 1331 a cedere alla società nella quale il F. rivestiva di nuovo un ruolo di rilievo, gran parte del ricavato delle decime del clero inglese nonché un credito di 10.000 marchi che il re di Scozia aveva nei suoi confronti per indennità di guerra. Dal dicembre 1330 il F. era tornato in Inghilterra e spettò a lui, nel gennaio 1331, presentarsi a Davide II Bruce re di Scozia, munito di una lettera di presentazione di Edoardo III, per esigere il predetto credito: questa missione delicata svolta con successo gli fruttò poco tempo dopo un premio di 725 libre.
Il F. restò in terra inglese sicuramente fino al marzo 1334; dopo un periodo nel quale non abbiamo di lui notizie (secondo la prassi corrente nella carriera del fattore è possibile che fosse stato destinato a svolgere la sua attività su qualche altra piazza) lo ritroviamo di nuovo in Inghilterra nell'agosto 1338.
In quel tempo Edoardo III stava preparando la spedizione contro il re di Francia Filippo VI, prima fase della cosiddetta guerra dei Cento anni, usufruendo dei prestiti che le compagnie fiorentine gli facevano, ma gli alti costi di questa impresa, che dal punto di vista militare si rivelò del tutto improduttiva, provocarono un vasto malcontento popolare che costrinse il re a sospendere le rimesse in denaro ai suoi creditori. Per i Bardi, che inizialmente avevano nutrito speranze di lauti guadagni, iniziò così un rapido declino che li portò in breve al fallimento.
Anche il F. rimase coinvolto: oltre a non ricevere un regalo regio di 300 marchi promesso nel 1339, dal 1341 non riuscì neanche più a percepire dalla ditta lo stipendio, che ammontava a 200 libre annue, uno dei più alti pagati dai Bardi in questi decenni. Lo stato di grave indebitamento e il caos finanziario conseguente fecero sì che nel febbraio del 1345 il F., insieme con Rodolfo Bardi e Gherardo Buoninsegna, trattenesse a vantaggio della ditta 10.000 sterline che erano state a loro versate da Edoardo III per pagamenti da farsi a terzi; dichiarato perciò debitore del re, venne incarcerato; la promessa di pagamento di 9.000 sterline, comunque mai mantenuta secondo un gioco delle parti che doveva basarsi su un tacito accordo tra il re e i membri della ditta Bardi, gli valse la scarcerazione dieci mesi dopo.
In realtà era il F. a essere in credito col re, come dimostra il fatto che nel dicembre 1347 riuscì infine a ottenere, anche a nome del figlio Nicola, una cambiale regia di 321 sterline (cambiale che, come tutte le altre, rimarrà comunque inesatta per lungo tempo o per sempre). Riuscì invece a ottenere un consistente risarcimento nelle composizioni fallimentari della ditta Bardi, entrando in possesso, sempre nel 1347, di parte di un podere nelle vicinanze di Firenze, all'Impruneta, stimato 750 fiorini, che acquistò poi completamente con il versamento di altri 48 fiorini. Da questo momento non si hanno più notizie del Forzetti. È ignoto l'anno della sua morte.
Fonti e Bibl.: Calendar of the patent rolls, Edward II, III, London 1892, p. 59; Calendar of the patent rolls, Edward III, ibid. 1891, pp. 195, 392, 442; Calendar of the close rolls, Edward III, ibid. 1891, p. 673; A. Sapori, Le compagnie dei Bardi e dei Peruzzi in Inghilterra, in Arch. stor. ital., LXXX (1922), p. 28; Id., La crisi delle compagnie mercantili dei Bardi e dei Peruzzi, Firenze 1926, pp. 36, 46, 63, 76, 78, 83, 180, 252, 261; Y. Renouard, Le compagnie commerciali fiorentine del Trecento, in Arch. stor. ital., XCVI (1938), 1, p. 64; A. Sapori, Il personale delle compagnie mercantili del Medioevo, in Studi di storia econ. (secoli XIII-XIV-XV), II, Firenze 1955, pp. 713, 736, 759, 918; R. Davidsohn, Storia di Firenze, VI, Firenze 1965, p. 718.