VILLANI, Dino Eugenio.
Nacque a Nogara (Verona) il 16 agosto 1898 da Egidio, capostazione di Suzzara (Mantova), di origini modenesi, e da Elvira Bertellini, figlia di un mezzadro della tenuta Guerrieri Gonzaga di Palidano di Gonzaga (Mantova).
Dopo aver trascorso gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza tra Nogara, Rolo e Brescia fino all’approdo, nel 1907, a Suzzara, decise di seguire le orme del padre, lavorando dal 1916 al 1923 come impiegato per le ferrovie.
Il 20 gennaio 1920 convolò a nozze con la fidanzata Roberta Caliumi, che nel 1922 lo avrebbe reso padre di Stelio.
Intanto, proprio agli albori degli anni Venti, con il fascismo che iniziava a prendere piede in tutti i settori della vita associata, il clima suzzarese aveva cominciato a mutare significativamente, fino a culminare, nel 1923, in una situazione di intolleranza ideologica tale da portare al licenziamento indiscriminato di numerosi ferrovieri iscritti al partito socialista (Bonaglia, 1988, p. 27).
Tra questi lo stesso Villani, che un anno dopo, nel 1924, venne assunto come segretario, contabile e pubblicitario presso la ditta F.lli Bertazzoni di Suzzara, specializzata nella gestione di alberghi. Qui prestò il suo servizio per sette anni, durante i quali si dedicò in maniera sempre più costante alla pittura e all’incisione, che avevano continuato a costituire le sue più grandi passioni.
In quegli stessi anni Villani iniziò a partecipare a diverse rassegne artistiche, prima fra tutte, nel 1923, la III Mostra artistica mantovana che, con il dipinto Dolce cura, segnò il suo esordio in ambito pittorico (Villani, Dino, 2004, p. 3206).
I soggetti che già all’epoca prediligeva erano paesaggi e scene di vita campestre; ne osservava i personaggi con spirito partecipe e con freschezza veristica, nell’intento di coglierne l’autenticità (Dall’Acqua, in Dino Villani, 1991, p. 53) e di renderli protagonisti di opere sincere e dall’accento, per certi versi, strapaesano.
Il primo riconoscimento come incisore non tardò ad arrivare. Nel 1929, infatti, una sua puntasecca, intitolata Conciliabolo, comparve tra le pagine della prestigiosa pubblicazione Acquafortisti italiani, curata dal tipografo bolognese Cesare Ratta (Villani, Dino, 2004, p. 3206).
Dopo alcuni cimenti con l’acquaforte e la puntasecca, Villani avrebbe poi manifestato una spiccata propensione per la xilografia, tecnica che più delle altre si addiceva al suo modo di fare arte (Villani, 1989, pp. 100 s.), anche in virtù del potenziale intrinseco che egli le riconosceva in termini di sintetismo e di impatto visivo.
Proprio tramite la passione per il disegno inciso e, più in generale, per la grafica, Villani sarebbe poi approdato al mondo della réclame. La sua strada era infatti segnata fin dal 1928, quando a Riccione, in occasione di una sfilata di manifesti pubblicitari, restò folgorato dalle affiche della Buitoni e della Perugina e comprese che il suo destino sarebbe stato quello del pubblicitario (Bonaglia, 1988, p. 31).
Nel 1930 si trasferì a Milano, dove assunse l’incarico di consigliere delegato della società L’ufficio moderno – La pubblicità, editrice fondata dal socialista Guido Mazzali (Villani, Dino, 2004, p. 3206). Avveniva così il primo vero incontro di Villani con l’ambito pubblicitario, nel quale il suo esordio si data per l'appunto ai primi anni Trenta.
Nel 1934, Villani fu assunto come direttore dell’ufficio pubblicità presso la società Motta e fu incaricato dall’imprenditore dolciario Angelo Motta di curare la campagna di promozione dei suoi prodotti in vista di un rilancio della ditta.
Da questa collaborazione nacque la réclame per il panettone Motta, il primo dolce trattato in termini pubblicitari moderni in Italia (Erlindo, in Dino Villani, 1991, p. 33). Per lanciare la sua campagna Villani ideò il logo con la ‘M’ rossa sovrimpressa all’immagine del duomo milanese e incaricò Sepo – nome d’arte di Saverio Pozzati – di disegnare il bozzetto dell’affiche.
Sempre a Villani si devono poi, in quegli stessi anni Trenta, l’invenzione della colomba pasquale, il cosiddetto ‘dolce che fa primavera’, destinato in breve tempo a imporsi nella tradizione nazionale, e il concorso premio Notte di Natale Angelo Motta, fine capolavoro di teoria della persuasione indiretta (Erlindo, in Dino Villani, 1991, p. 33).
A rendere memorabili simili iniziative fu la rottura che con esse si consumava rispetto al modo tradizionale di fare réclame. Legando il prodotto alla partecipazione attiva ed emotiva del compratore, Villani poneva infatti in essere – ancor prima che s’iniziasse a parlare in maniera sistematica e strutturata di ricerche di mercato (Erlindo, in Dino Villani, 1991, p. 46) – un’embrionale forma di comunicazione integrata che tanto sarebbe poi stata rivisitata, consolidandosi, nella storia della pubblicità dei decenni successivi.
Gli anni Trenta furono per Villani densi anche sul fronte dell’attività artistica: al 1935 si data, tra le altre, la sua partecipazione alla seconda Quadriennale di Roma nella sezione del Bianco e Nero, seguita, negli anni a venire, da numerosi contributi a diverse sindacali milanesi e dall’esordio su scala europea con la presenza alla II Mostra internazionale d’incisione in legno, tenutasi a Varsavia nel 1937 (Villani, Dino, 2004, p. 3208).
Nel 1938 Villani iniziò a collaborare con la ditta Gi.vi.emme, settore cosmetico della casa farmaceutica Carlo Erba, in qualità di direttore della pubblicità e delle vendite. L’anno successivo vide nascere la sua più nota invenzione: il concorso fotografico Cinquecentomila lire per un sorriso (dal 1946 Miss Italia), che, ideato per lanciare sul mercato un dentifricio, diventò in poco tempo un evento nazionale.
Nonostante gli impegni in ambito pubblicitario assorbissero gran parte delle sue energie, Villani continuò a mantenere vivo l’interesse per le arti figurative e nel 1946 pubblicò a Milano il volume Oltrepo, raccolta di 37 xilografie originali e inedite impresse direttamente dai legni (Villani, Dino, 2004, p. 3208).
Malgrado l’ormai consolidata predilezione per il disegno e l’incisione, nel corso della sua vita Villani seguitò a cimentarsi in esperimenti pittorici, tra cui si annoverano molti pastelli, numerose opere a olio e i lavori a fresco realizzati alle pareti esterne della sua abitazione di Suzzara, che ritraggono a grandezza naturale i protagonisti del Risorgimento Italiano (Bonaglia, 1988, p. 103).
Da sempre legato alla sua città, nel 1948 diede vita con Cesare Zavattini al premio Suzzara, la cui inaugurazione si tenne il 22 agosto, vedendo tra i partecipanti lo stesso Villani con le opere Lavori di primavera e Contadini, attualmente conservate nella collezione Opere del premio Suzzara (Villani, Dino, p. 3208).
Anche in questo caso l’arte in senso stretto camminava di pari passo con l’iniziativa pubblicitaria e con l’intento filantropico: l’organizzazione del concorso prevedeva infatti che i pittori offrissero i loro quadri alla gente di Suzzara, ricevendone in cambio prodotti della terra (Bonaglia, 1988, pp. 70 e s.).
Al 1953 si datano, inoltre, l’ideazione e la creazione, in collaborazione con il giornalista Orio Vergani, dell’Accademia della cucina, nata con lo scopo di promuovere la cultura culinaria nazionale all’estero. Dieci anni dopo l’avrebbero affiancata i ristoranti del Buon ricordo, che, fedeli alle tradizioni culinarie delle regioni di appartenenza, avrebbero offerto ai clienti un piatto in ceramica che ricordasse la specialità servita (Bonaglia, 1988, pp. 62 s.).
Dal 1954 Villani intraprese un’attività di docenza presso l’Università Bocconi di Milano, dove tenne il corso di tecnica pubblicitaria nell’ambito del corso postuniversitario per la preparazione dei quadri dei dirigenti aziendali (Villani, Dino, 2004, p. 3209).
Dunque, oltre che artista, pubblicitario e scrittore tra i più poliedrici che la scena artistica italiana abbia conosciuto nel corso del secondo Novecento, Villani fu un intraprendente operatore culturale: organizzò concorsi, fondò associazioni, fu ideatore e curatore di innumerevoli rassegne, premi – artistici e non – ed eventi, tra cui le due celebri ‘trovate’ commerciali e pubblicitarie della festa di S. Valentino e della festa della mamma.
Affermatosi come nome autorevole in campo reclamistico, annoverò nella sua carriera collaborazioni con i più grandi artisti della cartellonistica italiana – Gino Boccasile, Marcello Dudovich, Leonetto Cappiello, per citarne alcuni – e, a coronamento di un’attività tanto intensa e prolifica, nel 1956 fu insignito del premio Vita di pubblicitario, il più alto riconoscimento per i professionisti della pubblicità.
Tra i vari altri riconoscimenti che nel corso degli anni gli furono conferiti si ricordano le nomine a presidente della Federazione Italiana della pubblicità, presidente del Comitato festa della mamma, presidente dell’Unione ristoranti del Buon ricordo, consigliere dell’Accademia italiana della cucina, consulente per la stampa alla Fiera di Milano e consigliere benemerito dell’Ente provinciale del turismo di Milano.
Morì a Milano il 13 marzo 1989. Fece in tempo ad assistere e a partecipare alla prima edizione televisiva di Miss Italia.
A pochi mesi dalla morte gli era stato dedicato il XXIX premio Suzzara, tornato a vivere dopo dodici anni di sospensione (Villani, Dino, 2004, p. 3210). Successivamente alla donazione da parte di Stelio Villani di un gruppo di opere destinate a diventare il nucleo iniziale della Collezione Dino Villani presso la Fondazione Scuola di arti e mestieri F. Bertazzoni di Suzzara, nel 2004 gli eredi hanno donato l’intero corpo delle matrici xilografiche dell’artista ad Adalberto Sartori di Mantova, per garantire la conservazione della sua consistente opera (Villani, Dino, 2004, p. 3211).
R. Bonaglia, D. V.: chi non s'accontenta gode, Suzzara 1988; D. Villani, Via Perticate. Piccolo mondo di periferia di un paese, Suzzara 1989; Id., Gente aspetti costumi padani, 2, Suzzara 1990; D. V.: un protagonista fra pubblicità, arte e cultura (catal.), a cura di G.L. Falabrino, Suzzara 1991 (in partic. V. Erlindo, Genialità e didassi nelle campagne pubblicitarie di D. V., pp. 31-52; M. Dall’Acqua, Capire l’immagine. Appunti critici sulla formazione di D. V., pp. 53-70); Omaggio a D. V., a cura di L. Maestri, Suzzara 1991; V., D., in Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, VI, a cura di Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Mantova 2004, pp. 3206-3215; A. Pezzotta, E D. V. creò la colomba, in Corriere della Sera, 2 novembre 2008; L.P. Nicoletti, D. V.. Xilografie del Po, in D. V. l’opera xilografica (catal., Suzzara), a cura di A. Sartori, Mantova 2010; G. Avolio, Il premio Suzzara e la sua influenza sul contesto socio-culturale, Parma 2019.