CARINA, Dino
Nato a Lucca il 6 maggio 1836 dal dottor Alessandro e da Marianna Santini, studiò prima sotto la guida dei genitori, poi sotto quella dell'abate e patriota Matteo Trenta. Iscrittosi a sedici anni all'università di Pisa, nel 1857 conseguì la laurea in matematiche applicate.
Durante gli anni universitari aveva dimostrato un vivo interesse per l'economia politica, dedicandosi alla lettura e allo studio di testi italiani ma soprattutto stranieri, grazie alla sua conoscenza delle lingue francese, inglese e tedesca. Anche dopo la laurea ebbe spiccata predilezione per questo settore di studi, mentre sempre più diventava sostenitore della necessità di un rinnovamento, in una visione rigidamente cristiana della vita, delle strutture sociali ed economiche del paese.
Alcuni brevi scritti gli meritarono la nomina a socio, nel 1859, dell'Accademia fiorentina d'arti e manifatture; nel 1860 il governo della Toscana lo nominò sottoispettore per gli studi tecnici a Lucca. Fu in quest'anno che il C. intraprese un viaggio attraverso la Francia, il Belgio e l'Inghilterra per studiarne gli ordinamenti scolastici. Al ritorno pubblicò il risultato delle sue ricerche in un opuscolo (Sulla istruzione primaria e industriale della Francia, dell'Inghilterra, del Belgio, Firenze 1861), che costituisce il nucleo della sua più importante opera sull'argomento, data alle stampe a Firenze nel 1868, dopo un secondo viaggio in Francia e in Inghilterra, sotto il titolo Della istruzione primaria e industriale considerata nelle sue relazioni colla pubblica economia.
L'opera fu accolta con molto favore dagli studiosi di problemi scolastici ed economici, e venne premiata con medaglia dal Congresso pedagogico di Genova nel 1868 e da quello di Napoli nel 1871. Il C. prendeva in esame l'organizzazione dei vari gradi d'istruzione, dall'elementare all'industriale, sotto il profilo legislativo, economico e morale, additando i progressi che in questo campo erano stati compiuti in Francia, in Belgio e in Inghilterra, specialmente nell'organizzazione di scuole specializzate (La Martinière di Lione per le filande di seta, la scuola sperimentale
di Mulhouse, quelle meccaniche inglesi di Birmingham, quelle per tessitori a Manchester, le scuole di Liegi, di Verviers e di Anversa) e nelle varie forme di assistenza agli alunni e agli operai come, ad esempio, la stampa di buoni libri a bassissimo prezzo per la più facile diffusione della cultura, e l'organizzazione di associazioni varie a carattere culturale che nello stesso tempo potessero giovare ad una migliore qualificazione dell'operaio, alla conseguente maggiore produttività delle fabbriche e, in ultima analisi, ad un incremento del pubblico benessere e ad un equo aumento di salari.
Nel 1861 il C. fu nominato ispettore per gli studi elementari e tecnici del compartimento pisano, e nel luglio dello stesso anno ebbe l'incarico dal ministero della Pubblica Istruzione di visitare alcuni centri manufatturieri dell'Italia settentrionale per riferire sulle loro condizioni e dare suggerimenti per accrescere il rendimento delle scuole specializzate aperte da qualche tempo nei centri di Biella, Intra, Lovere e Gandino. Sempre nel 1861 fu tra i componenti del comitato pisano per la grande Mostra nazionale di Firenze e per quella universale di Londra. Chiamato a far parte del consiglio direttivo della Scuola Normale superiore di Pisa, il ministero della Pubblica Istruzione nel 1862 dispose il trasferimento del C. da Pisa a Firenze affidandogli l'insegnamento di economia industriale e di storia dell'industria e del commercio nell'istituto tecnico.
A Firenze il C. non tardò a distinguersi per l'attività e l'intelligenza, tanto che nel 1864 fu eletto segretario generale del IV Congresso pedagogico italiano; anche l'Associazione pedagogica di Milano lo nominò in questa occasione suo socio onorario. Nell'anno successivo, eletto nella lista dei cattolici liberali per il rinnovo del Consiglio comunale di Firenze, fu nominato assessore alla Pubblica Istruzione, e nel 1866, in riconoscimento dei suoi meriti, fu chiamato a far parte del Consiglio scolastico provinciale. Manifestatisi i primi gravi sintomi della malattia che doveva condurlo alla morte, per consiglio dei medici e degli amici lasciò Firenze per il più mite clima di Pisa, stabilendosi nella villa paterna "alle Mulina" presso i Bagni di San Giuliano.
Collocato in aspettativa, il C. approfittò del forzato riposo per dedicarsi ai suoi studi, e dopo il saggio su Le arti e gli artigiani nella Repubblica di Firenze (Milano 1868), dette alla stampa un'opera di più vasta mole, Dell'ozio in Italia (Lucca 1870), che ebbe subito un grande successo (3 ed., Forlì 1871).
L'Accademia modenese di scienze e lettere aveva bandito un concorso sull'argomento. Il C., attratto dall'importanza che nel campo delle scienze sociali avrebbe potuto avere una tale ricerca, si era messo al lavoro senza preoccuparsi dei termini del concorso. L'opera apparve solo nella prima metà del 1870, accolta col massimo favore dalla critica e dal pubblico, sia per la limpidezza dello stile, sia per la chiarezza delle idee esposte.
Soprattutto egli rimproverava agli Italiani "la tendenza a pretendere i vantaggi dell'operosità senza volerne sopportare i pesi". Anche contro il governo, lui che pur ne era un dipendente, usava parole assai dure, accusandolo di essere spesso fomento di ozio, di rallentare con le estenuanti pratiche burocratiche l'iniziativa privata, di non saper equamente distribuire le tasse sia nel settore delle industrie che in quello privato, agendo ora con illogica severità ora con non giustificata leggerezza.
Sembrando le condizioni di salute lievemente migliorate, il C. accettò la nomina (decreto 26 sett. 1869) alla presidenza dell'Istituto reale di marina mercantile di Livorno, dedicandosi con particolare entusiasmo all'opera di riorganizzazione.
Ottenne dal governo che vi fosse unito un corso commerciale, e dalla amministrazione provinciale che nel giardino annesso all'Istituto fosse costruito un modello di nave per le esercitazioni pratiche degli alunni. Preoccupato inoltre che ogni allievo, al termine del corso degli studi, potesse trovare un adeguato impiego, ideò un'associazione di patronato con questo scopo. Sulla fine del 1871 l'amministrazione comunale di Livorno, in riconoscimento dei suoi meriti, lo nominò membro della commissione incaricata di proporre i miglioramenti da introdurre nelle scuole elementari.
Peggiorate improvvisamente le condizioni di salute, spirò a Pisa il 10 marzo 1872. Fu socio, poi segretario, dell'Accademia d'arti e manifatture di Firenze; socio dell'Accademia dei Quiriti di Roma, dell'Accademia reale di Lucca, di quella dei Georgofili di Firenze, dell'Associazione pedagogica di Milano e dell'Associazione italiana per l'istruzione del popolo; cavaliere dell'Ordine mauriziano e ufficiale della Corona d'Italia.
Altri scritti: Del ponte sulla Magra presso Sarzana, Firenze 1858; Discorso pronunciato nell'aula della R. Università di Pisa la mattina del 7 giugno 1863, per la solenne distribuzione dei premi conferiti ai produttori della provincia pisana nella esposizione internazionale del 1862, Pisa 1863; Prolusione al corso di economia industriale, detta il 21 marzo 1863 nel R. Ist. tecnico di Firenze, Firenze 1863; Discorso inaugurale letto nella solenne apertura degli studi del R. Ist. tecnico di Firenze, Firenze 1864; Relazione intorno agli studi del quarto congresso pedagogico italiano, Milano 1864 e Firenze 1864; Rapporto sullo stato della pubblica istruzione del comune di Firenze, Firenze 1866; Dell'Istituto reale di marina mercantile in Livorno e delle condizioni economiche di questa città, Vigo 1870; Di una nuova via ferrata da Viareggio per Livorno e Cecina. Considerazioni economiche, Firenze 1871.
Fonti e Bibl.: Presso la signora Nella Papasogli, vedova di A. Carina, a Forte dei Marmi, sono conservate alcune carte corrisp. con amici, corrisp. di ufficio, appunti per le lezioni, e i primi 4 capitoli di una Storia del commercio per complessive pp. 48. Si vedano inoltre: Onori funebri a D. C. nella sera del dì 12 marzo 1872, Lucca 1872; Elogio del socio onorario cav. prof. D. C., letto dal socio ordinario Ermolao Rubieri nella adunanza del 22 dic. 1872, in Atti d. R. Accad. econ.-agraria dei Georgofili, s. 4, II (1873), pp. 285-309.