BASALDELLA, Dino (Dino Aldo)
Nacque a Udine il 26 apr. 1909 da Leo e da Virginia Angeli. Compì i primi studi a Venezia (dal 1919) con i fratelli minori, Mirko e Afro. Al liceo artistico, con Afro, A. E. Modotto e C. Grassi formò dal 1925 al '27 un gruppo polemico verso l'insegnamento accademico, finché venne diffidato dal frequentare il liceo. Col fratello Afro e con Modotto si iscrisse quindi nel 1927 al liceo artistico di Firenze ma trovandovi un ambiente anche più chiuso ritornò a Udine, lavorando all'inizio soprattutto come intagliatore. Nel 1928 a Udine con i due fratelli e A. Filipponi espose nella I Mostra della Scuola friulana d'avanguardia. Nel 1929 eseguì alcune xilografie per la rivista friulana La Panarie, l'anno dopo soggiornò con Afro a Roma, appassionandosi alla scultura etrusca. Questa esperienza incise sul suo stile: il modellato già rude e tendenzialmente espressionista divenne decisamente arcaicizzante, ricordando in alcuni tratti anche Arturo Martini. Stabilitosi definitivamente a Udine nel 1933 iniziò l'insegnamento del disegno nelle scuole di avviamento professionale di Trieste. Nel 1935 partecipò con il Pescatore d'anguille (bronzo, Roma, Galleria nazionale d'arte moderna) alla II Quadriennale di Roma. Tale scultura rivela una nuova tendenza verso una sorta di neoellenismo, una ricerca di eleganza plastica che distingue anche le opere esposte nel 1936 alla Biennale di Venezia e alla III Mostra d'arte del Sindacato fascista di belle arti della provincia di Udine. Caratteristiche simili si ritrovano del resto nelle sculture eseguite almeno fino al 1938-39, quando il B. concorse (senza successo) con il fratello Mirko alla realizzazione delle statue per il tempio-ossario di Udine.
Dopo questa data tentò una nuova via, definita da lui stesso "impressionismo luministico" (Crispolti, 1984, p. 94). Le figure si allungano e il modellato appare sfaccettato e morbido, ricordando in alcuni tratti le coeve esperienze pittoriche compiute da Afro. Dal 1942 (al 1947) insegnò scultura alla Accademia di belle arti di Venezia. Nel 1943 a Roma scolpì due gruppi in travertino per l'edificio degli uffici dell'E42, l'attuale EUR (Centauro eil leone, Ercole e Chimera): il loro potente espressionismo riporta alle radici più autentiche della sua poetica.
Seguì un lungo periodo (1943-54) contrassegnato prima dall'impegno nella resistenza partigiana, poi dalla militanza politica nel partito comunista, esperienze che incisero sulla sua attività artistica sia con delle forzate pause, sia nelle tematiche; nel dopoguerra lo scultore aderì infatti alla corrente del "realismo sociale", affiancando sempre il suo lavoro all'attività didattica: dal 1948 fino al 1969 insegnò scultura negli istituti d'arte di Gorizia e di Udine.
Dalla metà degli anni Cinquanta il B. aderì alla tematica postcubista liberando il suo linguaggio da ogni pesantezza narrativa e adottando materiali consoni alla sua originaria, quasi "barbarica" forza espressiva: il cemento, la pietra, i metalli. Questa ritrovata felicità creativa si espresse soprattutto nelle opere monumentali: ricordiamo le decorazioni in pietra o in materiali diversi a Udine (palazzo della Telve), a Latisana (Cassa di risparmio, 1958), a Modena (Istituto tecnico "J. Barozzi", 1958).
Nel periodo 1958-60 si orientò verso la scultura in ferro, materiale usato non tanto come residuo tecnologico in senso neodadaista, quanto come segno di una ricerca etno-antropologica delle proprie radici, friulane e longobarde. A notarlo fu per primo Emilio Villa, presentando nel 1960 una delle sue rare mostre personali (Roma, galleria La Tartaruga. Le altre saranno nel 1961 a New York, Catherine Viviano Gallery, e a Venezia nell'ambito della Biennale del 1964).
Nel 1965 eseguì una delle sue sculture più importanti: l'Orecchio, a Ravne (una cittadina jugoslava), un grande "ferro" di quattro metri di altezza pensato come un totem posto a custodia della città.
In dialettica con le varie ricerche sul metallo lavorato (da N. Franchina a E. Mannucci, da D. Smith a R. Honflener) il B. sviluppò negli anni Sessanta e Settanta le possibilità di evocazione arcaica e immediata della materia grezza, sfruttando (soprattutto nelle piccole dimensioni) i valori cromatici offerti dai materiali di recupero, arrugginiti e corrosi.
Nuove importanti realizzazioni monumentali in questi anni furono il Monumento alla Resistenza a Udine (1968-70) e Kennedy (Pordenone, Istituto tecnico, 1973-74).
Dal 1970 insegnò scultura all'accademia di Brera, pur continuando a risiedere a Udine. Qui morì il 7 genn. 1977.
Fonti e Bibl.: E. Villa, 10sculture in ferro (catal.), Roma 1960; A. Manzano, D. B., in Messaggero veneto del lunedì (Udine), 5 giugno 1961; G. Carandente, in XXXII Biennale di Venezia (catal.), Venezia 1964, p. 90; G. Perocco, in IXQuadriennale nazionale d'arte (catal.), Roma 1965 (sale 3, 65); C. Milanese, in D. B. (catal.), Pordenone 1967; C. Milic, in 120giorni di scultura a Trieste (catal.), Trieste 1975; G. Marchiori, in Venti scultori a Udine (catal.), Udine 1977, pp. 101-113; E. Villa, D. B., con testi e schede di L. Perissinotto, Bologna 1983; E. Crispolti, I Basaldella, Milano 1984, ad Indicem (con bibl. e ampio repertorio iconografico); C. Mazzenga, in E42. Utopia e scenario del regime, II, Urbanistica, architettura…, (catal.), Venezia 1987, pp. 314 s.