Pseudonimo della scrittrice cinese Jiang Bingzhi (Linli, Hunan, 1904 - Pechino 1986). Si mise in luce nel 1928 con il romanzo Suofei nüshi de riji ("Il diario di Sofia"), singolare testimonianza delle inquietudini e delle aspirazioni delle giovani cinesi all'indomani del Movimento del 4 maggio (1919). Con Shui ("L'acqua", 1932), affrontò con vigore drammatico la narrazione a sfondo sociale descrivendo la miseria dei contadini. A Yan'an, dove giunse avventurosamente nel 1936, suscitò vivaci discussioni con il suo scritto femminista Sanbajie you gan ("Riflessioni sull'otto marzo", 1942). Il suo romanzo più famoso, tradotto in varie lingue e insignito nel 1951 del Premio Stalin, è Taiyang zhao zai Sanggan He shan ("Il sole splende sul fiume Sanggan", 1948), grande affresco sulle lotte contadine. Politicamente impegnata (dal 1932 nel Partito comunista cinese), arrestata nel 1932, dopo il 1949 ebbe incarichi pubblici e di ricerca, ma fu criticata nel 1957 come intellettuale considerata di "destra" e scomparve per circa vent'anni dalla scena letteraria.