dimorare [dimore, indic. pres. II singol.; dimorrà, fut. III singol.]
Con costruzione intransitiva, per " far dimora, sosta ", " stare in un luogo ", in Vn XXII 5 E però dimorando ancora nel medesimo luogo, donne anche passaro presso di me; Cv III Amor che ne la mente 21 ove dimora / la donna di cui dire amor mi face; Pg I 88 di là dal mal fiume dimora; II 12 va col cuore e col corpo dimora; VII 63 aver si può diletto dimorando; VIII 122 (con costrutto impersonale); XI 129, XXVIII 94; Fiore L 3 gli passe o dimore davante.
Per " indugiare, trattenersi con l'amante ", in Fiore CLXXII 14 Po' dimora con lui e fagli festa; ugualmente il participio presente, nella locuzione ‛ esser dimorante ' che compare in rima, in CLXXb 7.
In espressione temporale, per " indugiare ", in Vn XVIII 9 dimorai alquanti dì, e Fiore LV 9 dimora un tempo san parlarne; è costruito con l'ausiliare ‛ essere ', in CC 3 e quand'i' fui un poco dimorato, / verso 'l giardin n'andai da l'altra parte. Per " durare ", in espressione figurata, in CLXXXVII 8 amendue insieme deggian affinare / lor dilettanza; e dimorasse un anno!; con costruzione impersonale in Vn III 7 Appresso ciò poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto.
Per estensione vale " vivere ", in Vn XIII 7 E in questo stato dimorando, mi giunse volontade di scriverne parole rimate; Cv IV I 8 quasi ne la sua assenzia dimorando, entrai a riguardare col pensiero lo difetto umano; XXIII 10 né da credere è ch'elli [Cristo] non volesse dimorare in questa nostra vita al sommo. Il verbo è seguito dal predicativo del soggetto in Vn VII 5 15 io pover dimoro. Con uguale costruzione sintattica, nel senso di " essere ", " stare ", in Pg XIII 72 come a sparvier selvaggio / si fa però che queto non dimora.
Per " rimanere ", in Fiore LV 13 no lle dimorrà sopr'osso carne, e LXXVIII 8.
In contesto figurato, per " trovarsi ", " stare ", è detto di Amore, in Vn XXIII 21 31 piansemi Amor nel core, ove dimora, e Cv IV Le dolci rime 19 chiamo quel signore / ch'a la mia donna ne li occhi dimora (cfr. Rime LXXX 15 dove D., sempre alludendo ad Amore, parla di un segnor gentile; in Cv IV II 17 ci dà il valore allegorico: chiamo la veritade che sia meco, la quale è quello signore che ne li occhi, cioè ne le dimostrazioni de la filosofia dimora); in Le dolci rime 87 è detto della virtù che è, secondo che l'Etica dice, / un abito eligente, / lo qual dimora in mezzo solamente (cfr. Arist. Eth. nic. II 6, 1106 b 36 " Est igitur virtus habitus in medietate existens "); così in Rime LXXXIII 16 ell'è verace insegna / la qual dimostra u' la vertù dimora. Ugualmente in LXXXV 7, Vn II 4 lo spirito de la vita... / dimora ne la secretissima camera de lo cuore (così anche ai §§ 5 e 6), XXXVIII 8 2; If XVI 67 cortesia e valor dì se dimora / ne la nostra città sì come suole.
Per " consistere ", in Vn XVIII 4 in quello [il saluto della donna] dimorava la beatitudine.