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dimoranza

Enciclopedia Dantesca (1970)
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dimoranza


Con lo stesso valore di " indugio " che ha addimoranza (v.) in Rime XLIX 9, si trova in Fiore CLXXXI 10 La lontana dimoranza / ch'avete fatta, non è san cagione; la locuzione ‛ far d. ', frequente in testi precedenti a D. (v. per es. Rinaldo d'Aquino Poi li piace 27; Chiaro Gravosa dimoranza 1, Troppo aggio 1, Gentil donna 30, ecc.), in CLXXXV 7 sta per " indugiare ". Il termine oscilla però tra un significato temporale e uno di più precisa indicazione di spazio, di luogo (" dimora ", " residenza "), in Rime LVII 5 là dov'ei fa dimoranza... / tragge tutta bontate / a sé, ove la locuzione ha il valore di " risiedere ".

Il vocabolo quand'è usato nella seconda accezione è anche in altri testi quasi sempre accompagnato dall'aggettivo ‛ lontana ': v. per es. Bonagiunta Avegna che partensa 38, Lemmo Orlandi Lontana dimoranza 1 (Contini, Poeti I 352).

Vocabolario
dimoranza
dimoranza s. f. [der. di dimorare], ant. – Dimora (nei varî sign.): Diana ne può far testimonianza Che sempre seco ha fatto dimoranza (Sacchetti); su ’l Libano spesso e su ’l Carmelo In aerea magion fo dimoranza (T. Tasso).
dimorare
dimorare v. intr. [dal lat. demorari «trattenersi, indugiare», der. di morari «ritardare, dimorare»] (io dimòro, ecc.; aus. avere, più raro essere). – 1. a. Abitare, più o meno stabilmente, in un luogo: in quel tempo dimoravo a Torino;...
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