dimenticare
Questo verbo, caratteristico prevalentemente del linguaggio prosastico, presenta lo stesso significato e gli stessi usi della lingua moderna. Vale " non ricordare ", in Vn XVI 4 dimenticando quello... che... m'addivenia; XXXVII 2 e ora pare che vogliate dimenticarlo per questa donna che vi mira; XXXIX 3; anche in Cv II XV 6 non dee l'uomo... dimenticare li servigi ricevuti, dove tuttavia nel verbo è implicita anche la nozione di " trascurare ", più evidente in Cv I I 10 non me dimenticando, per li miseri alcuna cosa ho riservata; analogamente in Fiore XCVIII 12. Un'altra occorrenza di d. è in uno dei passi più accesi della polemica contro il concetto corrente di nobiltà: D. a questo punto attribuisce a un presunto avversario un concetto così balordo che gli sarà poi facile farlo naufragare nel ridicolo con la successiva argomentazione: se l'avversario... dicesse che la nobilitade si comincerà in quel tempo che si dimenticherà [" non sarà tenuto in conto, considerato ": si noti il costrutto con il ‛ si ' passivante] lo basso stato de li antecessori, rispondo che... (Cv IV XIV 5).
In Fiore CCXXVIII 7 vale, nel doppio senso osceno, " dimenticare di prendere una cosa ": un bordon noderuto v'apportai, / e la scarsella non dimenticai.