DILUVIO (dal lat. diluvium "pioggia torrenziale"; fr. déluge; sp. diluvio; ted. Flut; ingl. deluge, flood)
Di una sommersione temporanea della terra sott'acqua parlano antiche tradizioni che si trovano tanto nel mondo classico, quanto presso i popoli orientali e i primitivi; ma non dovunque, sicché non si può parlare di una leggenda comune a tutta l'umanità. Difatti fu osservato che le leggende del diluvio si trovano precisamente nelle regioni fluviali e costiere, che sono esposte alle innondazioni, come nella Mesopotamia e lungo il Nilo, sul litorale della Grecia e dell'Europa settentrionale, nel Pacifico meridionale e in molti punti dell'America del Sud, presso i grandi fiumi; ben poco invece nell'Africa. Alla coscienza delle popolazioni locali però questo fatto poteva apparire come una catastrofe mondiale, ricollegata poi a sua volta in vari modi col destino del mondo e dell'umanità. In tali combinazioni predominano certi elementi, sicché è possibile ridurre le leggende del diluvio a uno schema, al quale si adatta la maggior parte di esse, o per lo meno quelle più evolute; naturalmente con molte eccezioni. Un dio, oppure gli dei, irritati dalla condotta degli uomini, decidono di distruggere l'umanità mediante un'inondazione. Tuttavia una, o più coppie umane, sono avvertite della catastrofe imminente; e - non senza aiuto divino - si salvano (in certi casi insieme con tutto ciò che v'è di necessario nel resto del creato) in una barca, la quale, cessato il diluvio, si ferma su un monte, o su qualche altro punto saldo. Gli uomini salvati offrono sacrifizî agli dei, e una nuova umanità viene originata in maniera naturale o miracolosa. Come l'ira degli dei era provocata dai peccati degli uomini, così, secondo alcune tradizioni, la loro misericordia sarebbe originata dalla loro preoccupazione che, finita l'umanità, sarebbero finiti anche i sacrifizî, cioè il sostentamento degli dei stessi.
Babilonia. - La leggenda tipica del diluvio, che ha dato origine in tempi antichi, e anche in più recenti, a molte imitazioni e così ha avuto larga diffusione, è il racconto babilonese, contenuto nell'epopea di Gilgamesh: secondo essa, il dio Ea comunicò al suo prediletto fra gli uomini Utnapishtim la decisione presa dagli dei di distruggere l'umanità e gli suggerì di costruire l'arca, nella quale Utnapishtim s'imbarcò con tutti i suoi e con animali d'ogni genere. Dopo la grave catastrofe, durata sei giorni e sei notti, l'arca si fermò sul monte Nisir; il settimo giorno Utnapishtim fece uscire una colomba, poi una rondine che ritornarono; ma un corvo rimase fuori. Allora Utnapishtim uscì dall'arca con i suoi e sul monte offrì un sacrificio, benevolmente accolto dagli dei (v. anche babilonia e assiria, V, p. 755).
Bibbia. - Questa redazione del racconto del diluvio, che ha origini assai antiche (v. babilonia e assiria, V, p. 746) si rifletterebbe nel racconto del Genesi (v.), che i critici indipendenti ritengono molto più recente. Anzi, secondo gli stessi critici, vi sono due racconti, o meglio due redazioni del medesimo racconto: quella del cosiddetto Jahvista e quella del cosiddetto Codice sacerdotale (vedi pentateuco). Benché fuse insieme nel Genesi (VI, 5-VIII, 22), si potrebbero distinguere facilmente: quella del Jahvista è considerata come un bel canto popolare, in cui Noè (che corrisponde a Utnapishtim) è esaltato per la sua fede e per la sua saggezza. Con una fresca chiarezza viene narrata la scena dell'invio degli uccelli, concepita qui poeticamente, in contrasto con il carattere razionalistico del racconto babilonese. Una traccia di color locale palestinese è nel considerare come causa dell'inondazione la pioggia (cfr. Matteo, VII, 25). Invece, secondo gli stessi critici, il Codice sacerdotale avrebbe rielaborato il racconto del Jahvista in maniera più aridamente schematica e avrebbe seguito il racconto babilonese circa la cessazione del diluvio omettendo però l'invio degli uccelli. Chi distingue nel racconto biblico due narrazioni allega poi il diverso modo di contare; mentre il Jahvista conoscerebbe solo i numeri 7 e 40 (p. es., 7 sono le coppie di animali che entrano nell'arca; dopo 7 giorni Dio farà piovere per 40 giorni, Genesi, VII, 2-4; dopo 40 giorni Noè fa uscire il corvo, VIII, 6; cfr. VIII, 8-12), il Codice sacerdotale farebbe calcoli più lunghi e complicati (nell'arca entrano 2 coppie di animali, VII, 15 cfr. IV, 19-20; le acque coprono la terra per 150 giorni, VII, 24 e VIII, 3, ma solo dopo 10 mesi appaiono le cime dei monti, VIII, 5; cfr. anche V, 31; VII, 6; VIII, 4; VIII, 13 seg.). Nonostante tutte le somiglianze fra la narrazione biblica e quella babilonese, non è da trascurare anche la profonda differenza fra di loro. Lo sfondo mitologico nella Bibbia è stato tolto e trasparisce, tutt'al più, nella maniera in cui Dio gradisce il sacrifizio offerto da Noè. Il diluvio non è effetto dell'ira o del capriccio di un dio (Bel), ma della giusta decisione dell'unico e santo Dio, che non può più tollerare la malvagità degli uomini. E Noè viene salvato insieme con i suoi, non grazie all'astuzia di un dio che gli è favorevole, ma perché Jahvè lo ha trovato l'unico pio fra tutti i suoi contemporanei.
Egitto. - Un più debole riflesso di una leggenda somigliante alla babilonese si è conservato nella narrazione egiziana intorno alla "distruzione degli uomini". Gli uomini "pensano cose malvage" contro il dio del cielo Rîe, che è diventato vecchio. Egli si consiglia con gli dei, soprattutto con il dio delle acque Nun, intorno al modo di ucciderli. Questi riferisce che essi già si sono rifugiati sui monti; ma viene deciso di mandare a ucciderli la dea Hathor, la vacca del cielo. Però Rîe se ne pente, e, per proteggere gli uomini, fa versare sulla terra della birra rossa, che ha aspetto di sangue umano. Quando Hathor arriva, sia inebriata da questa birra, sia per vanità femminile dopo aver mirato la sua immagine nel liquido, abbandona il suo proposito. La somiglianza con la leggenda babilonese sta nel modo di agire degli uomini e degli dei, più che nel motivo dell'inondazione, di cui si vedono ben deboli tracce.
India ed Estremo Oriente. - La mitologia indiana conosce una leggenda del diluvio. Questa, a dir vero, non si trova nei Veda e, più tardi, è stata rimaneggiata; ma è evidentemente indigena. Secondo la narrazione del Śatapathabrāhmaṇa, l'uomo primitivo Manu pesca un pesce che gli dice: "Non mi uccidere e lasciami crescere, che io ti salverò. Sta per venire un'inondazione; se tu ti sarai costruito una nave, allora ricordati di me". Viene l'inondazione e Manu si mette sulla nave; allora il pesce si avvicina a lui, lega il canapo della nave al suo corno e in fretta si porta verso i monti del Nord. L'inondazione inghiottisce tutto il creato e Manu solo sopravvive. Segue la nuova creazione del genere umano per mezzo di un sacrifizio fatto dalla figlia di Manu. Secondo un testo più recente, nel Mahābhārata, il pesce sarebbe Brahmā, e il diluvio un lavacro espiatorio della terra. Manu prende con sé nella nave i sette santi Riṣi (i cantori dei Veda) insieme con i semi di tutte le piante e crea dopo il diluvio tutti gli esseri viventi. Nel Bhāgavata-Purāṇa, ancora più recente, il pesce sarebbe il dio Viṣṇu; e a differenza del racconto precedente qui viene portata sulla nave una coppia di tutti gli animali. In questi racconti passa in seconda linea il motivo che causa del diluvio sono i peccati degli uomini e l'ira degli dei; l'interesse si concentra sulla salvazione dell'uomo e sulla nuova creazione degli esseri viventi. I Kohl, dell'India orientale, raccontano: gli uomini creati per il bene divennero presto malvagi; non volevano più lavarsi, né lavorare, ma sempre ballare e ubriacarsi. Perciò il dio-creatore Singboga si adirò e mandò un gran diluvio, in modo che tutti gli uomini morirono. Solo due, un fratello e una sorella, si nascosero e si salvarono. Ma Dio non volle che il mondo finisse; quindi egli creò il serpente Lurbing perché facesse finire l'inondazione. Questo soffiò la sua anima su verso il cielo e divenne così l'arcobaleno, che fece cessare la pioggia. Anche i Malesi dell'Indocina hanno una leggenda, secondo la quale una coppia umana si sarebbe salvata in una barca per produrre il nuovo genere umano. In Cina le inondazioni, che vi prendono a volte un aspetto assai grave, non sembrano aver avuto parte alcuna nella mitologia. Invece nell'Oceania, come è da aspettarsi, gl'isolani hanno molte leggende di diluvî, le quali generalmente cominciano coi peccati degli uomini o col delitto di uno solo e con la susseguente ira di un dio, e finiscono con la nuova creazione del genere umano. In questo gruppo non si parla di un'arca, ma generalmente solo di una zattera, sulla quale i minacciati si sarebbero salvati o in un'altra isola o sul continente. In altri casi essi si sarebbero salvati arrampicandosi o su alte montagne o su alberi.
America. - L'America, paese di grandi fiumi e laghi, è ricca di leggende di diluvî, che sono generalmente collegate con le concezioni totemistiche degl'Indiani, così che gli animali sono la causa del diluvio o della salvezza. Così si narra presso i Cherokee che un cane avrebbe avvertito dell'imminente diluvio il suo padrone, perché si salvasse in una barca con la famiglia e gli averi. Non manca neppure qui l'idea che la catastrofe sia avvenuta per una colpa e anche si riscontrano somiglianze col racconto biblico, come p. es., quando si narra presso gl'Indiani Montagnais che l'uomo il quale si era salvato dal diluvio prima mise nelle acque per trovarne il fondo il castoro, poi la lontra, il topo muschiato e in ultimo l'anatra. Qualche volta viene aggiunto a questa narrazione il tema di una nuova creazione del mondo dall'acqua. Così nella menzionata leggenda il topo muschiato avrebbe portato all'uomo dalle profondità delle acque alcuni granelli di sabbia, dai quali questi avrebbe creato nuove isole e infine tutta la terra.
Grecia. - In Europa le leggende del diluvio si trovano più scarsamente. Celebre è il mito greco di Deucalione (v.) il quale, solo fra tutti gli uomini, si salvò, per volere di Giove, con la moglie Pirra, su una nave che per consiglio di Prometeo egli si era costruito. Dopo 9 giorni Deucalione approdò al Parnasso e offrì un sacrifizio a Giove. Avendo interpretato giustamente il responso dell'oracolo di Delfi, ambedue, coi capi avvolti, gettarono dietro sé delle pietre, dalle quali ebbero origine gli uomini. Un'altra leggenda del diluvio è collegata con Dardano, capostipite dei re di Troia: questi avrebbe regnato prima in Arcadia e, cacciato di là da un diluvio, si sarebbe messo in salvo coi suoi due figli, attraverso il mare, nell'Asia Minore. Questa narrazione non ha in sé alcun elemento mitologico, avendo invece il carattere di leggenda storica, come anche altre leggende greche del diluvio, le quali narrano eventi naturali dell'Arcipelago e le loro conseguenze per gli uomini.
Europa settentrionale. - La regione costiera dell'Europa, presso il Mare del Nord e il Baltico, possiede numerose leggende del diluvio, nelle quali è notevole una particolarità, che raramente s'incontra altrove. Mentre la maggior parte delle altre riguarda la storia primitiva dell'umanità (e cioè in esse la terra e l'umanità mediante il diluvio sono purificate dalla loro perversione o malvagità e poi create nuovamente), le leggende nordiche considerano l'avvenire e hanno fatto del diluvio un diluvio finale, la fine della terra prodotta dall'acqua (alcunché di simile si riscontra nella dottrina stoica del κατακλυσμός). Così presso i Celti e gli Scandinavi, soprattutto nella Danimarca, che ha un così lungo sviluppo costiero, e dove la leggenda popolare ancora oggi narra che la fine del mondo deve avvenire mediante un'inondazione. Questo motivo si ripete nell'Edda delhantica Scandinavia, come anche in alcuni canti degli Scaldi. La profezia del Vala (nell'Edda più antica) parla di una doppia catastrofe: mediante il fuoco e mediante l'acqua. Da quest'ultima però la terra verrebbe rinnovata e risorgerebbe di nuovo per concedere una vita più pura e felice a una nuova stirpe di dei e di uomini. Il motivo cosmogonico del racconto del diluvio è trasformato in escatologico. Nelle parti più recenti dell'Edda i giganti delle età più arcaiche sarebbero stati affogati una volta nel sangue dell'ucciso gigante Yṁir; uno solo si sarebbe salvato in una barca insieme con la sua donna e avrebbe dato origine a una nuova generazione di giganti: imitazione più recente di leggende ben note.
Bibl.: R. Andrée, Die Flutsagen, Brunswick 1891; P. Haupt, Der Keilinschriftliche Sintflutbericht, Lipsia 1881; M. Winternitz, Die Flutsagen des Altertums und der Naturvölker, in Mitteilungen der anthropologischen Gesellschaft in Wien, XXXI (1901); le leggende greche sono raccolte da H. Usener che le interpreta falsamente come miti naturistici, in Die Sintflutsagen, Bonn 1899; A. Olrik, Ragnarök, Die Sagen von Weltuntergang, Berlino 1922. Per il racconto biblico, v. genesi.