dignità (dignitade; dignitate)
In VE II II 3 la dignitas è definita come meritorum effectus sive terminus, e questo significato la parola ha in Cv I II 11 sanza far menzione de l'opere virtuose, o de le dignitadi virtuosamente acquistate, e Vn XXX I; affine a esso è quello di " nativa pienezza morale ", in Pd VII 82 e in sua dignità mai non rivene (cfr. v. 76 Di tutte queste dote s'avvantaggia / l'umana creatura), e 86 Vostra natura... da queste dignitadi / ... fu remota; o di " nativa nobiltà ", in Cv III IV 4 veggendo altri le mie parole essere minori che la dignitade di questa.
L'effetto dei meriti, soggettivo nelle precedenti attestazioni, si oggettivizza in " privilegio ", in Vn VII 4 11 Deo, per qual dignitate / così leggiadro questi lo core have? (qui G. Crocioni vide un valore astrologico, " dignità planetaria ": cfr. " Lingua Nostra " II [1940] 29-30; ma il Maggini, in " Studi d. " XXVI [1942] 187-188, intese genericamente " merito "); e in " autorità " o " potere ", in Pg XIX 131 E io a lui: " Per vostra dignitate / mia coscïenza dritto mi rimorse "; così anche in Cv I XI 3, X 8, III XI 10, XIV 8, IV IX 14; Fiore CXVI 6.