dighe
Le barriere che governano le acque
Le dighe sono barriere, naturali o artificiali, che interrompono il corso delle acque creando un bacino artificiale. Sono utilizzate per produrre energia elettrica, ma anche per regolare il comportamento dei fiumi riducendo il rischio di inondazioni per gli abitanti che si trovano a valle, nonché per avere riserve di acqua da utilizzare a fini agricoli. Tuttavia la loro costruzione ha implicato lo spostamento forzoso degli abitanti delle terre destinate a essere coperte dal bacino d'acqua formato dalla diga
Le dighe sono uno degli strumenti più importanti progettati dall'uomo per governare le acque. Queste barriere, realizzate in cemento ma anche in terra o pietra, permettono di immagazzinare grandi quantità di acqua creando veri e propri laghi artificiali. Il loro scopo è duplice: da una parte la diga riesce a regolare il flusso del fiume sottostante riducendo il rischio di piene, dall'altra si crea col tempo una riserva di acqua che può essere utilizzata tanto per l'agricoltura quanto per la produzione di energia elettrica.
Per comprendere l'importanza di queste costruzioni è sufficiente pensare che la metà delle dighe esistenti nel mondo è stata realizzata con lo scopo di aiutare l'agricoltura. Il rapporto della Commissione mondiale sulle dighe (The report of the World commission on dams) stima che quasi quattro campi irrigati su dieci ricevano acqua direttamente da questi impianti, con il risultato che fra il 12 e il 16% della produzione del cibo nel mondo dipende direttamente dalle dighe. In altre parole, se nel mondo non vi fossero le dighe, il cibo a disposizione diminuirebbe quasi di un sesto.
Dal punto di vista energetico, si calcola che il 19% dell'energia mondiale sia di tipo idroelettrico (fonti energetiche). Questo significa che un quinto della corrente elettrica nel mondo è prodotto sfruttando l'energia della caduta dell'acqua da grandi altezze, ossia servendosi dei bacini idroelettrici formati dalle dighe.
Un altro dato che rivela l'importanza di queste opere è fornito dalla loro diffusione. In tutto il mondo vi sono infatti ben 45.000 dighe alte più di 15 m. Queste barriere sono diffuse in circa 150 paesi, ma di esse ben 22.000 sono state realizzate in Cina e circa 4.000 in India. Solo cinque dighe su cento superano gli 80 m, e solo una su cento è più alta di 150 m. Se invece si contano anche le barriere e gli argini più bassi di 15 m, ci si trova con un numero imprecisato di milioni di dighe.
Il numero complessivo delle dighe tende poi costantemente ad aumentare: il mondo, infatti, ha sempre più fame di energia e bisogno di acqua per l'irrigazione delle terre.
Le dighe hanno rappresentato da sempre una costante di molte civiltà. Quelle sorte attorno ai grandi fiumi, infatti, sentivano l'esigenza di avere un controllo sulle acque. Così, in Egitto e in altre aree del Medio Oriente probabilmente già a partire dal 3000 a.C. furono costruite barriere per regolare il corso dei fiumi.
Gli stessi Romani si dimostrarono abili costruttori di dighe. Tra le opere più famose vi è una diga in Siria lunga 2 km che riusciva a trattenere 90 milioni di m3 di acqua. Questa diga era alta 7 m e, per poter trattenere la massa di 90 milioni di t, alla base aveva uno spessore di 14 m. Un'altra opera celeberrima fu fatta costruire dall'imperatore Nerone per la sua villa di Subiaco: una diga costituita da una barriera alta 40 m e larga quasi 14 m. Questa opera era stata progettata così bene che rimase in piedi per circa 1.200 anni, crollando solo all'inizio del 14° secolo.
Le dighe devono combattere contro l'enorme pressione prodotta dall'acqua. Ogni metro cubo di questo liquido, infatti, ha una massa pari a una tonnellata e i bacini d'acqua artificiali contengono milioni di metri cubi di acqua che premono contro la barriera.
Le dighe realizzate in muratura si dividono in grandi categorie: le dighe a gravità, realizzate perpendicolarmente rispetto al terreno e che si oppongono alla forza delle acque solo con il loro peso; le dighe a contrafforti, in cui opportuni rinforzi contrastano la spinta del liquido; le dighe ad arco, in cui parte della forza esercitata dalle acque viene scaricata sui fianchi della montagna.
Per comprendere la forza che deve essere contrastata è sufficiente pensare che ogni 10 m circa di profondità la pressione che si esercita cresce di una quantità pari a quella di 1 atm. In altre parole, alla base di una diga alta 300 m agisce una pressione che è pari a 30 volte quella atmosferica. È per questo motivo che lo spessore delle dighe normalmente aumenta mano a mano che cresce la profondità, passando magari da pochi metri sulla sommità a decine sulla base.
La costruzione di una diga è spesso accompagnata da proteste e drammi umani. Il nuovo invaso infatti, ossia il lago che si forma, costringe intere popolazioni a emigrare; seppellisce sotto l'acqua interi paesi e modifica il paesaggio. In Cina, per esempio, la diga delle Tre Gole sul Fiume Azzurro sta riempiendo un bacino che creerà un lago lungo oltre 600 km. Quest'opera è stata pensata per proteggere decine di milioni di persone dalle inondazioni causate da questo fiume, ma per la sua realizzazione milioni di persone dovranno emigrare e ciò sta causando forti proteste e opposizioni.
Le dighe sono state anche considerate per lungo tempo uno degli strumenti più importanti per promuovere l'economia dei paesi sottosviluppati. Si riteneva infatti che la possibilità di produrre energia elettrica a costi bassi, associata al controllo delle acque per l'agricoltura e alla prevenzione delle inondazioni, potessero dare origine a quel circolo virtuoso capace di fare decollare l'economia dei paesi più poveri. Così, nei decenni passati furono investite ogni anno decine di miliardi di dollari per costruire nuove dighe. Tuttavia, molti dei benefici promessi non si sono realizzati, e anche a seguito delle violente proteste contro queste costruzioni è stato elaborato un codice che tiene conto maggiormente di tutte le esigenze del territorio, comprese quelle delle popolazioni che dimorano nelle aree coinvolte.
A volte le dighe sono anche la causa diretta o indiretta di vere e proprie catastrofi, come quella che colpì nel 1963 la diga del Vajont - situata tra Veneto e Friuli - e che causò oltre 2.000 morti. Il 9 ottobre di quell'anno, infatti, si staccò dal Monte Toc, che si trovava sopra il lago artificiale, una frana di 260 milioni di m3 di roccia che produsse una gigantesca onda. L'onda si abbatté sulla diga che resistette all'urto, ma poi la scavalcò, uccidendo con la sua massa di acqua gli abitanti dei paesi di Longarone e di altre frazioni limitrofe a valle della diga.
La tragedia dimostrò una volta per tutte come la costruzione di una diga sia un'opera incredibilmente complessa che deve tener conto anche dell'ambiente in cui questa si viene a inserire. La frana del Monte Toc, infatti, fu probabilmente causata dalla erosione generata dall'acqua raccolta nel lago artificiale che si era formato con la costruzione della diga stessa, una gigantesca opera di ingegneria che ancora oggi rappresenta una delle prime cinque barriere per altezza del mondo.
L'attore Marco Paolini ha dedicato un monologo teatrale a questa tragedia. Lo spettacolo, che è stato rappresentato numerosissime volte, illustra le responsabilità e le omissioni che furono alla base della catastrofe.