DIGENIS Acritis (Διγενὴς 'Ακρίτης o 'Ακρίτας)
Poema bizantino, che narra le gesta di Basilio, soprannominato D. A., perché era figlio d'un emiro saraceno e d'una greca cristiana e difensore della frontiera (διγενής "di due razze"; ἀκρίτης "soldato di confine").
Le prodezze dell'eroe cominciano a 12 anni con l'uccisione di fiere; proseguono con la repressione degli apelati o predoni, che devastavano le provincie limitrofe e con le strepitose vittorie sui musulmani. Egli trionfa anche nell'amore conquistando dopo molti contrasti la bellissima Eudossia alla quale, malgrado qualche altra avventura, rimase devoto fino alla morte che lo rapì a trentatré anni. L'imperatore, ammirato delle imprese di D., va a visitarlo nel suo castello sulle rive dell'Eufrate, la cui magnificenza riflette la vita prospera e lussuosa dei comandanti delle frontiere orientali, i quali rispetto al sovrano godevano di virtuale indipendenza. Pure tra le violenze e brutalità della lotta, D. è ritratto come un perfetto cavaliere, cortese verso la donna, modesto nei trionfi, capace di sentimenti delicati; tanto che è divenuto il prototipo di romanzi cavallereschi bizantini.
Tale la figura dell'eroe stereotipata nelle varie redazioni del poema, delle quali quella conservata in un ms. di Grottaferrata del sec. XIV-XV è la più antica e rappresenta più da vicino la prima elaborazione letteraria, avvenuta nel sec. XII-XIII, della leggenda popolare. Dalla quale l'anonimo redattore, di scarso genio poetico, attenuando gli episodî amorosi, accentuando la tendenza morale e didascalica, infiorandola di citazioni e reminiscenze bibliche e classiche, aggiungendo in modo confuso e anacronistico particolari storici desunti dai cronisti, ricavò, anziché una vera epopea, degna dell'argomento altamente epico, una specie di cronaca in versi. L'opera è tuttavia molto importante, perché è l'unica epopea nazionale bizantina, e perché rappresenta un quadro comprensivo del mondo bizantino nell'Asia Minore e nelle provincie dell'Eufrate durante i secoli IX-XII.
Numerosi canti del ciclo acritico risuonano ancor oggi sulle labbra del popolo greco dall'Asia Minore e da Cipro alla Grecia insulare e continentale. L'eco della leggenda acritica si è diffuso anche nella Russia sia con l'antica versione dei Fatti di Digenis, sia in forma di ballate popolari.
Ediz.: 1ª ediz. di Sathas e Legrand, Les exploits de D. A. (dal ms. di Trebisonda, Parigi 1875; redaz. del cod. di Oxford in Lambros, Collection de romans grecs, Parigi 1880, pp. 111-237; redaz. del cod. di Andro di A. Miliarakis, Atene 1881, 2ª ed. 1920: redaz. del cod. di Grottaferrata di E. Legrand, in Bibliothèque grecque vulgaire, VI, Parigi 1802, 2ª ed. 1902; redaz. dell'Escuriale di D. C. Hesseling, in Λαογραϕία, III (1912), pp. 537-604; redaz. in prosa di un cod. di Andro di D. Paschalis, in Λαογραϕία, VIII (1927), pp. 305-441. Canti del ciclo acritico in Λαογραϕία, I (1909), 169-275; II (1910), pp. 60-81; V (1915), 190-198.
Bibl.: K. Krumbacher, Geschichte der byz. Litteratur, 2ª ed., Monaco 1897, pp. 827-833; Ch. Diehl, Figures byzantines, s. 2ª, Parigi 1908, pp. 291-319; P. E. Pavolini, L'epopea bizantina di D. A., in Atene e Roma, XIV (1911), pp. 319-332; A. Rambaud, Études sur l'histoire byzantine, Parigi 1912, pp. 63-108; H. Pernot, Études de littérature grecque moderne, Parigi 1916, pp. 1-70; St. Kyriakidis, ‛Ο Διγενὴς 'Ακρίτας, Atene 1926; D. C. Hesseling, La plus ancienne rédaction sur D. A., Amsterdam 1927; H. Grégoire, Les sources historiques de D. A., in Byzantion, V (1929-30), pp. 327-346; id., Le tombeau et la date de D. A., ibidem, VI (1931), pp. 509-516; N. Adontz, Les fonds historiques de l'épopée byzantine du D. A., in Byzant. Zeitschrift, XXIX (1929-30), pp. 198-227.