DIGBY, John, primo conte di Bristol
Diplomatico inglese, nato nel febbraio del 1580. Creato gentiluomo della Camera segreta da Giacomo I e, nel 1607, cavaliere, fu mandato nel 1611 senza successo in Spagna a combinare il matrimonio fra Enrico, principe di Galles e l'infanta Anna. Dopo la morte di Enrico nel 1614 (e poi ancora nel 1617), D. tornò a Madrid, con l'incarico di trattare il matrimonio del principe Carlo con l'infanta Maria. Le trattative furono molto laboriose, e si arenarono quando sorse la questione della libertà di coscienza da concedere ai cattolici d'Inghilterra, sebbene il D. fosse ad essi favorevole.
Nell'aprile 1618 il D. tornò in Inghilterra. Nel novembre fu nominato barone.
Lo scoppio della guerra in Germania e la disfatta in Boemia del genero di Giacomo, Federico del Palatinato, cambiò la situazione; nel 1621 il D. fu mandato a Bruxelles e a Vienna a intavolare, senza successo, trattative di pace sulla base della restaurazione dei dominî ereditarî di Federico. Egli contribuì personalmente col suo danaro alla difesa di Heidelberg e, ritornato nel novembre in patria, sostenne in parlamento una politica di vigoroso intervento, con un prestito immediato e con una spedizione militare nella seguente primavera. Questi disegni non furono attuati per lo scioglimento del parlamento, e il D. dovette arrendersi al progetto del re di salvare il Palatinato con l'aiuto della Spagna. Perciò, nel 1622, riprese la via di Madrid, per rinnovare le trattative di matrimonio. Nel novembre fu nominato conte di Bristol. Nonostante difficoltà e contrattempi, la prudenza e l'energia di lui avrebbero forse vinto, se non fossero arrivati lo stesso principe Carlo e Buckingham a far naufragare il progetto con i loro modi grossolani. L'ostilità fra il D. e il Buckingham si acuì tanto, che al suo ritorno in Inghilterra (1624) il D. si dovette ritirare dagli affari politici. Ma poi (1626) fece la sua comparsa con un attacco contro il Buckingham; questi rintuzzò contrattaccando l'avversario e facendolo per breve tempo imprigionare.
Il D. dedicò da allora tutte le sue energie alla politica interna e dimostrò il suo atteggiamento indipendente con la proposta che la "petizione dei diritti" fosse accompagnata da una dichiarazione, che con essa non s'intendeva di attentare in nessun modo alle prerogative del re. Nel 1640, come presidente del Consiglio di York, propose la convocazione del Parlamento lungo. Perorò un'azione vigorosa, ma moderata; fu d'avviso che Strafford fosse destituito ma non giustiziato. Tuttavia venne cousiderato dai parlamentari come cattivo consigliere, e, dopo aver servito il re durante la prima guerra civile, nel 1646 gli fu consigliato di prendere la via dell'esilio. Morì a Parigi nel gennaio 1652. I contemporanei furono concordi nel riconoscere la sua saggezza e abilità, ma condannarono la sua politica come "troppo sottile"; il suo atteggiamento indipendente, il suo temperamento e l'attitudine piuttosto altera verso gli avversarî lo resero fatalmente inviso. Bisogna però riconoscergli il merito d'essere stato uno dei primi a non scartare la possibilità di tolleranza verso i cattolici d'Inghilterra.
Bibl.: S. R. Gardiner, History of England, ecc., 2ª ed., voll. 10, Londra 1883-84; notizie di contemporanei si trovano in Clarendon, Life, Oxford 1759, e in History of the Rebellion, ed. a cura di B. Bandinel, voll. 6, Oxford 1888; Ph. Warwick, Memoirs of the reign of King Charles I, Londra 1702. Una difesa della sua missione in Spagna è stata pubblicata dalla Camden Society, Miscellany, VI; un'apologia del suo atteggiamento nella guerra civile si trova ms. nel British Museum.