differenza
Il concetto appare già chiaramente tematizzato nel pensiero di Aristotele, a partire dall’analisi del concetto di definizione e del metodo per costruirla attraverso il genere prossimo e la d. specifica. Secondo Aristotele, per garantire al definiens la stessa estensione del definiendum, è sufficiente inserire quest’ultimo nel genere immediatamente più esteso (ossia il genere prossimo, per es. ‘uomo’ in ‘animale terrestre’) e aggiungere una nota caratteristica che permetta di individuare il definiendum (ossia la d. specifica). Per es., il termine ‘bipede’ ci consente di separare gli animali terrestri che sono uomini da quelli che non lo sono. Un’analisi più profonda del concetto di d. è proposta da Porfirio nella sua opera Isagoge (268 - 270 d.C.). La d. è inserita tra i categorumeni o predicabili e distinta in un senso comune, proprio, e ancora più proprio. Qualcosa è differente da qualcos’altro in senso comune se ne differisce per una qualsiasi alterità, sia relativamente a sé (‘Socrate bambino’ è diverso da ‘Socrate adulto’), sia relativamente ad altro (‘Socrate’ è diverso da ‘Platone’); in senso proprio, se ne differisce per un accidente inseparabile (naso aquilino, una cicatrice); in senso ancora più proprio se ne differisce per una d. specifica (l’uomo differisce dal cavallo per la qualità ‘razionale’). Mentre i primi due tipi di d. determinano un’alterazione del soggetto a cui si applicano, l’ultimo tipo ne determina una trasformazione. Porfirio influenzò profondamente la riflessione successiva su tale concetto.
Metodo induttivo elaborato da J.S. Mill, nel suo System of logic (1843; trad. it. Sistema di logica deduttiva e induttiva), secondo cui se un caso in cui occorre un fenomeno e un caso in cui non occorre concordano in ogni circostanza eccetto una, presente nel primo caso ma assente nel secondo, allora questa circostanza per la quale i due casi differiscono è la causa, o una parte indispensabile, del fenomeno in questione.