NIEM (o Nieheim), Dietrich von
Pubblicista tedesco, nato a Brakel presso Höxter in Vestfalia verso il 1340; compare nel 1370 come notaio della Curia ad Avignone, donde accompagnò Gregorio XI nel ritorno a Roma, e qui occupò, sotto questo papa e sotto i suoi successori, un'importante posizione quale scrittore e abbreviatore della cancelleria pontificia. Ebbe la fiducia particolare di Urbano VI, che accompagnò nei suoi viaggi; nominato da Bonifacio IX vescovo di Verden, non occupò la sua diocesi che per breve tempo e nel 1398 tornò a Roma, dove nel 1401 lo si ritrova nel suo antico ufficio. A Roma fece ricche donazioni all'ospizio tedesco di Santa Maria dell'Anima, che più tardi si ritenne a torto fondato da lui. Durante il concilio di Pisa lasciò il partito romano di Gregorio XII per accedere a quello del concilio, e da allora in poi rimase presso la curia dei papi conciliari Alessandro V e Giovanni XXII; accompagnò quest'ultimo a Costanza, dove spiegò attività pubblicistica. Morì il 22 o il 30 marzo 1418 a Maastricht, dove aveva un beneficio.
La prima opera letteraria del N. è il rifacimento del Liber cancellariae della Chiesa romana (ed. G. Erler, Lipsia 1888). Più importanti le sue opere storiche, in primo luogo la sua storia dello scisma (ultima edizione De schismate libri tres, ed. G. Erler, Lipsia 1890), che riguarda esclusivamente le vicende svoltesi in Italia e ha carattere fortemente personale e nell'ultimo tratto riflette unilateralmente le tendenze del concilio di Pisa. Minor valore come fonte, ma interessante come primo prodotto, di tono fortemente polemico, di storiografia ispirata a tendenze nazionali, è l'esposizione della storia tedesca, e specialmente sassone, Privilegia aut iura imperii circa investituras episcopatuum (manca un'edizione moderna). Ma la parte più notevole della produzione del N. consiste negli scritti pubblicistici sulle questioni sollevate dallo scisma; i più importanti di essi sono: Nemus unionis, raccolta di trattati degli anni 1406-1408; un dialogo, sull'autore del quale si è discusso a lungo, sull'unione e la riforma della Chiesa: De modis uniendi ac reformandi ecclesiam in concilio universali (ed. H. Heimpel, in Quellen zur Geistesgeschichte des Mittelalters und der Renaissance, ed. da W. Goetz, III, Lipsia 1933), e altri scritti minori (in H. V. Hardt, Magnum Constantiense Concilium, Francoforte-Lipsia 1700, e in S. Schard, De iurisdictione, auctoritate et praeeminentia imperiali, Basilea 1566 e in appendice all'edizione del Nemus unionis, Basilea 1560; alcuni anche in H. Finke, Acta concilii Constantiensis, Münster 1928). In questi scritti il Dietrich, partendo da un concetto della Chiesa analogo a quello di Occam, si fa apostolo di una riforma: rigetta l'abuso delle indulgenze, condanna come simonia la venalità dei benefici, chiede che il concilio sia convocato dall'imperatore (anche in altri punti egli rivela forti reminiscenze della dottrina universalistica dell'impero, fino a esigere il ristabilimento dell'egemonia germanica in Italia). Le sue dissertazioni mancano spesso di acume teologico e rivelano la loro origine da esperienze personali (come quando richiede l'abbandono dell'accentramento ecclesiastico e l'adozione di una costituzione più proclive all'episcopalismo), ma si segnalano per l'abbondanza degli argomenti storici e per l'intensa passionalità che le pervade.
Bibl.: H. V. Sauerland, Das Leben des D. v. Nieheim, Gottinga 1875; G. Erler, D. v. Nieheim, Lipsia 1887; H. Heimpel, D. v. N., Münster 1932.