DICOTILEDONI (dal gr. δίς "doppio" e κοτυληών "cavità")
Con questo nome s'indicano le piante Angiosperme con embrione provvisto di due cotiledoni detti anche foglie cotiledonari, seminali o embriofilli. Il nome comparisce per la prima volta nella scienza nei due sistemi di classificazione escogitati dal botanico inglese John Ray (1682-1703) e dal botanico belga Hermann Boerhaave (1720), solo che il numero dei cotiledoni è subordinato a quello della durata della vita delle piante, a seconda, cioè, che queste sono erbe o alberi. In altre parole, tanto le piante erbacee, quanto le arboree, avrebbero rispettivamente due gruppi di vegetali distinti per il numero delle foglie embrionali. Se a Linneo si deve il definitivo abbandono dello specioso e innaturale carattere della durata della vita, ad A.-L. de Jussieu la scienza è debitrice d'avere assunto il numero dei cotiledoni a carattere di fondamentale importanza e d'avere riunito sotto un nome - acotiledoni - quelle piante che sono prive di questo organo. Vi è, però, da notare che anche questo carattere, per essenziale che esso sia, è lungi dall'essere sempre discriminativo. Così le Orobancacee piante parassite, hanno un embrione indifferenziato, il genere Cuscuta della famiglia Convolvulacee, e che ha solo specie parassite, ha embrione senza cotiledoni o solo con traccia degli stessi: il genere Melampyrum (famiglia Scrofulariacee) e che ha specie a parassitismo facoltativo (o semiparassitismo) presenta, in alcune delle sue specie, razze dove i cotiledoni sono presenti e altre dove sono assenti (von Soò), ovvero il cotiledone, risultante dal concrescimento di due, è unico e questo si constata in alcune Ranuncolacee, Berberidacee ma che, anche per altri caratteri morfologici e anatomici, sono considerate come dicotiledoni molto basse e quindi restate più prossime ai prototipi da cui si distaccarono le Monocotiledoni. Ma va subito aggiunto che le Dicotiledoni si lasciano differenziare da queste ultime anche per altri caratteri, quali la radice primaria, che persiste, diventa fittonosa e può presentare accrescimento secondario in grossezza, i fasci cribro-vascolari del fusto che, in sezione trasversale, appaiono disposti in una cerchia generalmente unica (e non sparsi) e sono, inoltre, aperti con possibilità di accrescimento secondario per attività del cambio, le foglie che si presentano con nervature di regola divergenti (e non parallele), spesso munite di picciolo alla base o quivi attenuantisi, ecc. Per quanto concerne gli organi fiorali e riproduttori si nota nelle Dicotiledoni una prevalente simmetria pentamera (o quinaria) e, cioè, i sepali sono cinque, altrettanti i petali, gli stami 5 o 10, gli stili cinque e le deviazioni in più o in meno sono avvenute per probabile soppressione e moltiplicazione di membri, mentre, come è noto, nelle Monocotiledoni più tipiche è dominante la simmetria trimera (o ternaria) o modificazioni della stessa. Inoltre nelle Dicotiledoni la distinzione dei due cicli più esterni del fiore (calice e corolla) è quasi sempre ben netta e spiccata e si ha così il perianzio, mentre non è altrettanto delle Monocotiledoni che di regola hanno il cosiddetto perigonio formato da due cicli di tepali più o meno simili. Fa eccezione il gruppo che il De Candolle chiamò Monoclamidee (Ameotacee) che posseggono un perigonio e per questo e per altri caratteri, che alcuni botanici interpretano come primitivi (separazione dei sessi, anemofilia, calazogamia, ecc.) occupano con le Ranales i rami più bassi dell'albero genealogico delle Dicotiledoni o, diremo meglio, si contendono con queste la primogenitura.
La classe delle Dicotiledoni è la più numerosa per famiglie, generi e specie delle Embriofite sifonogame (Fanerogame). Dall'ultima edizione (1924) del Syllabus der Pflanzenfamilien di Engler e Gilg si deduce che di fronte a 7 famiglie di Gimnosperme (due delle quali solo allo stato fossile), ve ne sono 45 di Monocotiledoni e ben 255 di Dicotiledoni. Varî furono i criterî messi in opera per la loro classificazione, ma sempre basati sugli organi fiorali e riproduttori. Ricordiamo il sistema di A.-L. de Jussieu (1789) che raggruppò le Dicotiledoni in Apetale, Monopetale e Polipetale che sono Monocline in contrapposizione d'una classe che chiamò Dicline; quello di A.-P. De Candolle (1813) che le spartì in quattro sottoclassi: Talamiflore, Caliciflore, Corolliflore comprendenti le Diclamidee in contrapposizione con la 4ª sottoclasse che designò col nome di Monoclamidee: quello di A. Brongniart che divise le Dicotiledoni in Angiosperme e Gimnosperme (la posizione di queste ultime è erronea anche in base al numero dei cotiledoni) e le prime in Gamopetale e Dialipetale. Le Monoclamidee, le Talamiflore, le Caliciflore del De Candolle nelle varie edizioni del sopracitato Syllabus dell'Engler sono designate col nome di Archiclamidee, le Corolliflore del primo e le Gamopetale del Brongniart con quello di Metaclamidee o Simpetale che sono concepite come le Dicotiledoni più evolute.