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dicitore

di Francesco Vagni - Enciclopedia Dantesca (1970)
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dicitore

Francesco Vagni

Figura soltanto nella Vita Nuova e nel Convivio, nei significati di " poeta ", " scrittore " e " autore ". Per intenderlo in tutto il suo valore, bisogna ricondurlo nell'ambito semantico della terminologia retorico-poetica di D. e del suo tempo, dove anche ‛ dicere ' (" dire "), la parola primitiva, rientra di diritto, in quanto, per l'insegnamento di Brunetto Latini, la rettorica è " quella scienzia per la quale noi sapemo ornatamente dire e dittare " (ediz. Maggini, p. 4).

È assente nell'accezione moderna di " chi declama versi o prosa in pubblico " e in molte di quelle antiche: dalla più letterale, che vale " colui che parla ", a quella più specifica di " ambasciatore principale, incaricato di riferire ufficialmente il messaggio ".

Nella Vita Nuova significa costantemente " poeta volgare " (d'amore) e nella motivazione dantesca la scelta della lingua e la materia amorosa appaiono strettamente connesse: E lo primo che cominciò a dire sì come poeta volgare, si mosse però che volle fare intendere le sue parole a donna, a la quale era malagevole d'intendere li versi latini. E questo è contra coloro che rimano sopra altra matera che amorosa (XXV 6); se alcuna figura o colore rettorico è conceduto a li poete [latini], conceduto è a li rimatori [volgari] (§ 7); sotto questo rispetto retorico-stilistico, dire per rima in volgare tanto è quanto dire per versi in latino, secondo alcuna proporzione (§ 4); e ancora (§ 7): Onde, con ciò sia cosa che a li poete sia conceduta maggiore licenza di parlare e che a li prosaici dittatori, e questi dicitori per rima non siano altro che poete volgari, degno e ragionevole è che a loro sia maggiore licenzia largita di parlare che a li altri parlatori volgari; e così ancora in XXV 3 (due volte) e 8.

Nel Convivio l'accezione di " poeta in volgare " non scompare, ma si amplia fino a comprendere quella di " scrittore " in genere, anche e soprattutto di argomenti filosofici, trattati sempre secondo i principi della rettorica, quasi nell'ambito di una disputazione dottrinaria. Proprio dall'impegno strenuo di D. a scrivere il trattato filosofico la gran bontade del volgare di sì [si vedrà]; però che si vedrà la sua vertù, sì com'è per esso altissimi e novissimi concetti convenevolemente, sufficientemente e acconciamente, quasi come per esso latino, manifestare (I X 12); e ancora in Cv I XI 12 Così sono alquanti, e non pochi, che vogliono che l'uomo li tegna dicitori; e per scusarsi dal non dire o dal dire male accusano e incolpano la materia, cioè lo volgare proprio; in II VI 6 Ma però che in ciascuna maniera di sermone lo dicitore massimamente dee intendere a la persuasione; e in VIII 2. Il vocabolo ha infine il significato ristretto e specifico di " poeta ", in II XI 2 li dicitori che prima usaro di farla [la tornata], fenno quella perché... con certa parte del canto ad essa si ritornasse.

Vocabolario
dicitóre
dicitore dicitóre s. m. (f. -trice) [der. di dire, dicere]. – 1. Chi declama versi o prosa in pubblico (sia in senso assol., sia in quanto abbia le qualità richieste per una buona declamazione, sicché si può parlare di un mirabile d., un...
persuaṡióne
persuasione persuaṡióne s. f. [dal lat. persuasio -onis, der. di persuadere «persuadere»]. – 1. a. Il persuadere, l’atto, il modo, il metodo del persuadere: in ciascuna maniera di sermone lo dicitore massimamente dee intendere a la p. (Dante);...
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