Dichiarazione di Helsinki
Insieme dei principî etici intesi a orientare i medici nella sperimentazione umana, messi a punto dalla World Medical Association e adottati nel giugno del 1964 a Helsinki. La Dichiarazione di fatto recepiva e ampliava i principî del Codice di Norimberga, e dal 1964 è stata più volte rivista e aggiornata, sull’onda delle nuove controversie e dei ripensamenti che sono emersi nel contesto della riflessione bioetica. Dal Codice di Norimberga, la Dichiarazione recepiva il principio del consenso, che da volontario diventava informato, quale requisito essenziale per rendere eticamente accettabile una ricerca clinica. Si ribadiva altresì che la ricerca su soggetti incapaci di fornire il consapevole consenso doveva essere condotta soltanto quando non fosse possibile effettuarla su persone giuridicamente in grado di farlo. Essa ammetteva comunque l’intervento del tutore nel caso di soggetti non in grado di dare il consenso a causa dell’età, delle condizioni fisiche o di un ritardo mentale, richiedendo tuttavia che, ove possibile, si dovesse avere l’assenso della persona anche se non competente. La Dichiarazione sosteneva, per la prima volta, la necessità che i protocolli di ricerca clinica e le procedure per ottenere il consenso venissero esaminate da comitati etici indipendenti operanti all’interno delle stesse istituzioni in cui vengono condotte le ricerche. Tra le valutazioni della Dichiarazione iniziale, che sono state superate nelle successive versioni, vi era la distinzione tra ricerca non terapeutica e ricerca terapeutica. Una novità importante introdotta nell’ultima versione riguarda il principio, controverso per numerosi bioeticisti, secondo il quale nelle sperimentazioni cliniche condotte nei Paesi in via di sviluppo si devono rispettare gli stessi standard etici adottati nei Paesi sviluppati.
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