DIATESSARON
È il titolo (Διὰ τεσσάρων "attraverso i Quattro") dell'armonia evangelica, o racconto seguito, composta con i passi dei quattro Vangeli canonici, a Roma o in Siria, da Taziano (v.), circa il 172, e usata fra i cristiani di lingua siriaca fino all'inizio del sec. V, quando vennero tradotti i "Vangeli separati"; e forse anche tradotta (o imitata) da Teofilo antiocheno (cfr. S. Girolamo, Ep. ad Algasiam, in Patrol. Lat., XXII, col. 1020).
L'opera, di grande importanza per la critica del testo biblico, a cagione della grande influenza che alcuni (von Soden, Vogels) le attribuiscono, specialmente sulla formazione del tipo di testo cosiddetto "occidentale", è perduta. Alla sua ricostruzione ipotetica giovano: a) il commento al Diatessaron di Sant'Efrem, che possediamo nella versione armena (Venezia 1836; trad. latina di J. B. Aucher e G. Moesinger, Venezia 1876), nonché le citazioni originali siriache di Efrem e Afraate; b) la versione araba, pubblicata dal Ciasca (Roma 1888), in base a due codici che presentano anche divergenze notevoli (trad. tedesca e note a cura di E. Preuschen, Heidelberg 1926) e di cui si conoscono altri frammenti; c) l'armonia latina contenuta nel Codex fuldensis della Volgata (ed. E. Ranke, Marburgo 1868) in cui questa sostituì, probabilmente per opera di Vittore vescovo di Capua (metà del sec. VI), un testo pre-gerominiano; d) le armonie latine, affini alla precedente, contenute in due codici di Monaco; e) le armonie volgari, come quelle fiamminghe dei codici di Liegi e di Stoccarda pubblicati dal Bergsma (De Levens van Jezus in het Middelnederlandich, Leida 1895-1898), quelle inglesi wicleffite, come l'Unum ex quattuor di Clemente di Llanthony, le italiane (cfr. S. Berger, in Romania, XXIII [1894], pp. 358-431; S. Minocchi, in Vigouroux, Dict. de la Bible, coll. 1012-1038; v. anche bibbia, VI, p. 900 segg.); f) la traduzione armena antica congetturata dal Conybeare (Journ. of Theol. st., XXV, aprile 1924, pp. 232-245; Zeitschr. f. neutest. Wissensch., XXXI, 1924, pp.1-8; resta da stabilire il rapporto tra questa supposta versione "armena antica" e quella postulata in base al confronto con le versioni georgiane, che rappresenterebbe il testo evangelico di Cesarea: cfr. Lake, Blake e New, in Harvard theol. Rev., XXI, 1928, pp. 286 segg., 307 segg., 358 segg.).
Ma il valore relativo di queste testimonianze non è ancora ben certo. Il Vogels, dall'esame dei manoscritti di Monaco, deduceva che l'armonia del Codex fuldensis aveva avuto dei precursori e da ciò ricavava un argomento in favore dell'influenza esercitata dal Diatessaron in Occidente; il Plooij, studiando il manoscritto di Liegi, sosteneva l'esistenza di un Diatessaron latino tradotto direttamente da quello siriaco di Taziano e che avrebbe influito sul testo dei vangeli latini. Il Burkitt ritiene invece che il Diatessaron originale sia rappresentato dall'accordo delle versioni arabe con il commento di Efrem; mentre le versioni latine e volgari rappresenterebbero un'armonia latina, forse la prima versione latina dei Vangeli fatta per uso della chiesa di Roma, e imitata, in Siria, da Taziano. Qu̇esto punto è negato dal Lagrange, il quale osserva che la tesi del Burkitt non spiega l'accordo delle versioni siriache con le latine in varie particolarità del testo "occidentale". A spiegare queste, l'ipotesi che si presenta più facile è che Taziano usasse un codice dei Vangeli proveniente da Roma; i traduttori dei Vangeli separati (e specialmente della versio syriaca sinaitica) ne avrebbero risentito l'influsso, mentre il testo greco soggiacente a tale versione sarebbe stato quello corrente ad Antiochia (Burkitt, Streeter). Ma v'è anche la possibilità che Taziano usasse un testo di origine asiatica, e che esso (come quello di Giustino) influenzasse il testo corrente a Roma: questo è rappresentato, secondo lo Streeter, dalle versioni latine africane (codice k, ecc.), secondo il D'Alès dalle citazioni di Novaziano (versione da lui detta vetus romana). Queste ultime sembrano al Baumstark così affini al testo del Diatessaron da indurlo a modificare la tesi del Plooij in questo senso: il Diatessaron sarebbe stato composto da Taziano in Roma in siriaco e tradotto in latino; questa versione, sarebbe nettamente distinta dalla latina africana e, per il suo influsso sui Vangeli separati, ritrovabile in Novaziano.
Insomma le questioni relative al Diatessaron tazianeo sono oggi tra le più dibattute nel campo della critica testuale del Nuovo Testamento, mentre si cerca anche di scoprire, nelle parti dell'opera più o meno sicuramente ricostruibili, almeno un riflesso dell'atteggiamento religioso (encratismo e avversione al giudaismo) proprio dell'autore, e i rapporti del Diatessaron con l'opera di Marcione.
Bibl.: T. Zahn, Forschungen zur Gesch. d. Neutest. Kanons, I: Tatian's Diatess., Erlangen 1881; id., in Neue kirchl. Zeit., V (1894), p. 85 segg.; J. R. Harris, Fragments of the commentary of Ephrem Syrus upon the Diatess., Londra 1895 (cfr. Zahn, in Theol. Literaturbl., 1896, pp. 1 e 17); G. A. Barton e H. H. Spoer, in Journ. of bibl. liter., XXIV (1906), p. 179 segg.; R. H. Connolly, in Journ. of theol. st., VIII (1907), p. 571 segg.; S. Euringer, Die Überlieferung der arabischen Übersetzung des Diatess., Friburgo in B. 1912; E. Preuschen, Untersuchungen zum Diatess. Tatians, in Sitzungsber. d. Heidelberg. Akad. d. Wissensch., phil.-hist. Kl., 1918; H. J. Vogels, Beiträge zur Gesch. d. Diatess. im Abendland, Münster in W. 1919; id., Handbuch d. neutestam. Textkritik, ivi 1923; id., in Bibl. Zeit., XVIII (1928), p. 83; D. Plooij, Eine enkratitische Glosse im Diatess., in Zeitschr. f. d. neutestam. Wissensch., 1923, p. 1 segg.; id., A primitive text of the Diatess., Leida 1923 (cfr. Burkitt, in Journ. of theol. st., XXV, gennaio 1924, p. 113 segg.); A. Jülicher, in Journ. of bibl. literat., 1924, p. 132 segg.; Lagrange, in Rev. bibl., XXXIII, 1924, p. 626 segg.; id., A further study of the Liége Diatess., Leida 1925 (cfr. M. Dibelius, in Theolog. Literaturzeit., 1927, col. 103 segg.); id., Die heutige Lage des Diatessaronproblems, in Oriens christianus, s. 3ª, I (1926), p. 201 segg.; B. H. Streeter, The four Gospels, Londra 1924, pp. 67, 71, 74; J. Rendel Harris, in Harvard theol. Rev., XVIII (1925), p. 103 seg.; D. De Bruyne, La préface du Diatess. lat. avant Victor de Capoue, in Rev. Bénéd., XXXIX (1927), p. 5 segg.; A. Baumstark, Die Evangelienzitate Novatians und das Diatess., in Oriens christianus, s. 3ª, V (1930), p. 1 segg.