DIARIO (dal lat. dies "giorno")
Come gli annali, i diarî sono una forma succinta di narrazione storica, senz'altro coordinamento di materia che la successione cronologica; solo che gli avvenimenti vi sono registrati giorno per giorno. Di conseguenza, se gli annali furono una forma arcaica di storiografia, donde venne a svilupparsi la cronaca, i diarî cominciarono ai tempi di una più intensa curiosità per gli avvenimenti giornalieri. Essi coesistono con la cronaca come un tipo più dimesso di testimonianza storica, nella quale chiunque può esercitarsi senza pretese letterarie; durano oltre la fase cronachistica, quando una forma elaborata di "storia" supera lo schematismo cronologico della narrazione storica, perchè è di tutti i tempi, anche dei nostri, l'interesse individuale a fermare il ricordo dei fatti pubblici e privati. Sicché sono caratteri proprî del diario l'immediatezza della registrazione, la varietà della materia secondo il gusto del compilatore, la mescolanza di ricordi di singolare importanza con registrazioni di mera curiosità, come le variazioni meteorologiche. Parecchi di questi diarî hanno un posto nella storia della storiografia, come autentiche fonti storiche che servono d'integrazione alle cronache. Poco giova esemplificare, perché i diarî si presentano, in genere, su uno stesso piano, come quelli a cui la stessa umiltà del tipo impedisce di attingere una forma più elevata di narrazione storica; ma varia l'interesse intrinseco rispetto alle contingenze di tempo e di luogo, e cioè in rapporto alle maggiori fonti contemporanee, eventualmente pervenute, che possono essere integrate dai diarî, sia quanto a più minuti particolari, sia quanto a più precise determinazioni cronologiche. Tale il valore del Diario di Anonimo fiorentino, dal 1358 al 1389, in confronto alla Cronica del Villani e a quella di Marchionne di Coppo Stefani, perché, sebbene questi ultimi scrivano di fatti avvenuti al tempo loro, tuttavia, raggruppandoli e concentrando i minori intorno ai maggiori, trascurarono spesso certi minuti particolari, che, se non bastano a cambiare natura a un fatto, servono sempre a determinarlo meglio e a trarne più certe conseguenze. In tutto simili sono il Diario del Monaldi e le Memorie storiche di ser Naddo da Montecatini; ma per non restringerci a citazioni dalla storiografia toscana, conviene segnalare, per il secolo successivo, il Diario di Roma, variamente ricco di notizie, che scrisse il notaio Stefano Infessura e i celebrati diarî del veneziano Marino Sanudo, che dal 1496 al 1533, giorno per giorno, annotò gli avvenimenti grandi e piccoli della sua patria, corredando la narrazione di copiosi documenti. Col graduale restringersi della vita pubblica decresce l'interesse per le vicende di quella; ma i diaristi, mentre sembrano rifugiarsi nell'intimità delle pareti domestiche, attingono materia narrativa, per la continuità di quel tipo storiografico, a un filone affine: le ricordanze famigliari. Allora i diarî divengono quasi memoriali domestici, dove si tiene nota dei privati negozî - entrate, spese, viaggi, parentadi, nascite, morti -, non senza divagare in racconti pertinenti alla pubblica storia, ma come semplice ampliamento di un tipo di ricordanza essenzialmente famigliare. Ritorna amplissima la letteratura diaristica nei tempi moderni, quando i cittadini furono attori o testimonî di memorabili avvenimenti, che trovarono un'eco profonda nella risvegliata coscienza politica: di qui una ricca fioritura italiana di diarî, rispecchianti la varietà delle opinioni durante l'occupazione francese e il Risorgimento.