FALANGOLA, Diana
Nacque a Napoli intorno al 1555, da una famiglia della piccola nobiltà partenopea, originaria di Amalfi e trapiantatasi nel sec. XIII a Sorrento. Il padre, Scipione, sposò nel 1551 Camilla De Gennaro, da cui ebbe due figli: la F. e Bernardino, di circa quattro anni maggiore di lei.
Le notizie biografiche relative alla F. riguardano quasi esclusivamente il brevissimo periodo della sua relazione con don Giovanni d'Austria. Tracciarne un esatto profilo biografico risulta, del resto, difficoltoso a causa di una serie di dicerie che colorirono la sua vicenda e che destarono, allora, grande scalpore.
Così, le notizie riportate da M. Gachard secondo le quali la F. si sarebbe resa rea di duplice omicidio e di relazioni adulterine, e che, quando conobbe don Giovanni, stesse scontando la pena a Castelnuovo, sono probabilmente da considerarsi semplici voci dell'epoca, che non trovano fondamento in una documentazione storica. In effetti le carte relative ai processi penali conservate nell'Archivio di Stato di Napoli, e riguardanti quel periodo, sono andate perdute durante gli ultimi anni dell'epoca borbonica.
L'incontro fra la F. e don Giovanni avvenne quasi sicuramente nel novembre del 1572, quando don Giovanni, giunto a Napoli da Messina, aveva fissato la sua residenza nella dimora aragonese di Castelnuovo, dove la F. fungeva molto probabilmente da damigella d'onore di Anna di Toledo, divenuta a sua volta, successivamente, un'ennesima passione di don Giovanni, notoriamente avvezzo ad avventure galanti. Un incontro precedente fra i due si potrebbe forse collocare solo durante il primo breve soggiorno a Napoli di don Giovanni, dal 9 al 20 ag. 1571. In seguito alla relazione con il "trionfatore" di Lepanto la F. rimase incinta, suscitando ulteriore clamore. Si chiacchierò molto, infatti, anche sulla paternità del nascituro: ci fu chi l'attribuì all'allora viceré di Napoli, il sessantenne cardinale Antoine Perreriot de Granvelle. I dissapori sorti fra costui e don Giovanni, determinati da cause eminentemente politiche, furono invece interpretati alla luce di gelosie e di ripicche sentimentali, di cui la F. sarebbe stata l'oggetto. Fu comunque il Granvelle ad occuparsi personalmente della sorte della F. la quale, probabilmente minacciata dal fratello Bernardino a causa della relazione irregolare con don Giovanni, nel gennaio del 1573 pare si trovasse in pericolo di vita. Il Granvelle provvide a separare i due amanti e incominciò a intavolare trattative con la Curia, tramite il nunzio a Napoli monsignor Antonio Sauli, per far entrare la F. nell'aristocratico convento napoletano di S. Patrizia; ciò risultò particolarmente difficoltoso a causa delle tenaci resistenze delle suore, che si opponevano ad accogliere fra di loro una donna che, per un motivo o per l'altro, era tanto gravemente chiacchierata. Inoltre l'arcivescovo M. Carafa, sentitosi scavalcare per non essere stato interpellato, cercò in tutti i modi di ostacolare il progetto del Granvelle: la questione fu evidentemente un pretesto che, peraltro, evidenziò gli attriti fra le alte gerarchie ecclesiastiche circa la gestione del potere. Nonostante tali difficoltà, il cardinale riuscì comunque, a far entrare la F. a S. Patrizia il 20 febbr. 1573. Quando in aprile la sua gravidanza si rese manifesta, le suore inviarono due memoriali al papa, affinché la F. fosse costretta a partorire altrove. In realtà la questione andò per le lunghe, tanto da permettere alla F. di dare alla luce una bambina, fra le mura di S. Patrizia l'11 sett. 1573. La figlia, nota poi come donna Giovanna d'Austria, le fu tolta immediatamente ed affidata, secondo il volere di don Giovanni stesso, alla zia, Margherita d'Austria, duchessa di Parma.
Secondo alcune fonti la F. sarebbe poi andata sposa a certo Pompeo Piccolomini, che l'avrebbe lasciata vedova nel 1577; da costui avrebbe avuto un unico figlio, morto però a poca distanza dal padre. La F. decise di entrare nuovamente in un convento, ma a partire dal 1577 si perdono completamente le sue tracce. Non ci è dato conoscere se rivide mai Giovanna, sia quando questa venne a Napoli per essere educata nel monastero di S. Chiara, sia quando salpò per Palermo nel 1602 per sposarsi. Lo stesso don Giovanni, del resto, vide la figlia per la prima ed unica volta, all'Aquila, presso la sorella, nel Natale del 1575.
Non risultano né la data né il luogo dove la F. morì: il silenzio delle fonti a questo proposito indica che ella, dopo il breve momento di fama dovuto alla relazione con don Giovanni d'Austria, finì i suoi giorni dimenticata da tutti, ma soprattutto dal suo importante amante; questi ebbe il tempo, infatti, prima di morire giovanissimo, il 1° ott. 1578, di intrecciare numerose altre relazioni galanti.
Bibl.: M. Gachard, Don Juan d'Autriche, Bruxelles 1868, p. 154; A. Valente, Donna Giovanna d'Austria, in Studi di storia napoletana in on. di M. Schipa, Napoli 1926, pp. 459 ss.; F. Nicolini, Un'amante sorrentina di Don Giovanni d'Austria, Napoli 1934