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diametro di completezza

di Paolo Paolicchi - Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2008)
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diametro di completezza

Paolo Paolicchi

Massimo diametro che può avere un oggetto non ancora scoperto in un sistema di corpi planetari minori (in particolare gli asteroidi). In altri termini l’elenco attuale degli oggetti più grandi di questo valore limite dovrebbe essere completo. Dietro le semplicità della definizione si nascondono in realtà diversi problemi. In generale i corpi minori non sono sferici (spesso neppure approssimativamente) e quindi non è definibile un diametro. Si usa impropriamente questo termine per esprimere una dimensione caratteristica, che può però essere definita in vari modi: la massima distanza fra due punti del corpo, o il diametro del cerchio che ha la stessa area della massima sezione, o il diametro della sfera che ha lo stesso volume del corpo. Definizioni che portano a valori diversi ma dello stesso ordine di grandezza, se l’oggetto (come succede di norma fra i corpi celesti) non ha una forma troppo bizzarra. Le dimensioni fisiche dei corpi celesti, inoltre, sono conosciute direttamente soltanto in pochissimi casi (per es., per i corpi che sono stati studiati in situ nel corso di una missione spaziale). In genere esse sono desunte dalle osservazioni astronomiche, effettuate sia nel visibile sia nell’infrarosso, e dipendono sostanzialmente dalla magnitudine apparente dell’oggetto, ossia dalla quantità di luce che l’osservatore riceve. Questa a sua volta dipende, oltre che dalle dimensioni del corpo, anche dalla sua posizione nell’orbita rispetto all’opposizione di fase con il Sole (situazione in cui, per ragioni geometriche, la luce solare riflessa dal corpo è massima), dalle sue caratteristiche superficiali, e in particolare dall’albedo, dall’aspetto (angolo fra l’asse di rotazione del corpo e la direzione della Terra) e dalla sua fase rotazionale (se l’oggetto è irregolare la sua luminosità cambierà durante la rotazione). Infine, la magnitudine apparente dipenderà sensibilmente dalla distanza del corpo dal Sole e dalla Terra. Già all’interno della fascia principale degli asteroidi soltanto quest’ultimo effetto geometrico può cambiare la luminosità osservata di ca. un fattore 10. La stima delle dimensioni di un corpo celeste è quindi complessa e regolarmente soggetta a revisioni e aggiornamenti. Anche il concetto di completezza presenta considerevoli difficoltà. Sulla base di considerazioni statistiche abbastanza semplici è possibile stimare la frazione di corpi, entro una certa magnitudine limite (e quindi, con tutte le elaborazioni del caso, una certa dimensione), che restano ancora da scoprire. La percentuale può essere anche stimata sulla base della frequenza con cui vengono riscoperti oggetti già noti (si ricordi che, essendo i pianeti e pianetini in movimento sulla sfera celeste, ogni osservazione richiede un più o meno sofisticato processo di riconoscimento – il problema non si pone, ovviamente, per i pianeti maggiori). Quando questa percentuale tende a valori molto bassi si può presumere che quasi tutti i corpi entro quelle dimensioni siano stati scoperti. La completezza in senso assoluto però è molto meno facile da garantire, a meno che non ci si limiti ad asserirla per oggetti molto più grandi di quelli che si riescono correntemente a osservare. In breve il concetto è abbastanza qualitativo, anche se utile per capire fino a che punto i dati di cui oggi disponiamo possano essere considerati rappresentativi delle caratteristiche fisiche reali (in particolare dell’andamento della distribuzione di massa).

→ Asteroidi, impatti con la Terra

Vedi anche
albedo In ottica, coefficiente (o fattore) di riflessione diffusa, rapporto tra il flusso luminoso globalmente diffuso in tutte le direzioni da una superficie e quello ricevuto da essa. Varia con il colore della luce e con la natura della superficie.  ● Per analogia, in fisica si dà il nome di albedo al coefficiente ... asteroide astronomia  Denominazione, introdotta nel 1802 da F.W. Herschel, di astri planetari, componenti del Sistema Solare, detti oggi preferibilmente pianetini (➔). matematica Curva piana, a forma di stella a 4 punte, la cui equazione cartesiana può mettersi sotto la forma: x2/3 + y2/3 = l2/3. Si può definire ... magnitudine stellare Grandezza introdotta empiricamente dall’astronomo greco Ipparco (2° sec. d.C.), per classificare le stelle a seconda della loro luminosità apparente. Ipparco distingueva 6 classi di magnitudine stellare: alla prima appartenevano le stelle più luminose (dette di prima grandezza), alla sesta quelle più ... luminosita luminosità astronomia La luminositàluminosita assoluta (o intrinseca) di un astro è il flusso energetico integrale irradiato dall’astro, ed è misurata dalla magnitudine assoluta bolometrica dell’astro; la luminositàluminosita apparente è invece la brillanza luminosa dell’astro quale esso ci appare, ...
Categorie
  • CORPI CELESTI in Astronomia
  • ASTROFISICA E FISICA SPAZIALE in Fisica
Vocabolario
completézza
completezza completézza s. f. [der. di completo]. – 1. L’esser completo, o anche compiuto, finito in sé: c. di un elenco, di una raccolta, di una narrazione; la follia della c. persegue una totalità irreale per inibirci l’unico spazio aperto...
dïàmetro
diametro dïàmetro s. m. [dal lat. diamĕtros, tardo diamĕter, gr. διάμετρος agg. f. (sottint. γραμμή «linea»), comp. di διά «attraverso» e μέτρον «misura»]. – La lunghezza di un segmento, o il segmento stesso, che, passando per il centro,...
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