DIAMANTE (XII, p. 737; App. II, 1, p. 776)
La produzione mondiale di d. nel decennio 1948-57 è stata caratterizzata da una progressiva espansione che ha portato il totale per il 1957 a 26 milioni di carati metrici (un carato metrico = 200 milligrammi) contro 10 milioni nel 1948. Nel 1938, prima quindi della seconda guerra mondiale, la produzione di d. risultava di 11,6 milioni di carati. Fra i maggiori paesi figurano il Congo già Belga (15,6 milioni di carati nel 1957, contro 5,8 nel 1948), il Ghana (2,9 milioni, contro 878.000 carati), l'Unione Sudafricana (2,6 milioni, contro 1,4 milioni), l'Africa del Sud-Ovest (996.000 contro 200.000 carati), l'Angola portoghese (864.400, contro 795.500 carati), la Sierra Leone (863.000 contro 465.700 carati), il Tanganika (391.000, contro 149.900 carati). Al di fuori dell'Africa, le produzioni più elevate sono quelle del Brasile (300.000, contro 250.000 carati) e del Venezuela (122.600, contro 75.500 carati). Da queste cifre si rileva come i paesi che hanno maggiormente aumentato la loro produzione rispetto al 1948 sono l'Africa del Sud-ovest (396%); il Ghana (234%), il Congo già Belga (169%), il Tanganika (160%), l'Unione Sudafricana (87%), la Sierra Leone (85%) e, fuori dell'Africa, il Venezuela (63%).
Del totale di 26 milioni di carati prodotti nel 1957, 20,8 milioni sono rappresentati dai d. industriali e i rimanenti 5,2 milioni dalle gemme; nel 1948 dei 10 milioni prodotti, 7,9 milioni erano rappresentati dai d. industriali e 2,1 milioni dalle gemme. Per tutto il decennio in esame i d. industriali hanno costituito circa l'80% della produzione complessiva, con un massimo dell'87% nel 1952 e un minimo del 79% nel 1948 e nel 1956. Le gemme non risultano quindi che circa il 20% del totale, raggiungendo un massimo del 21% nel 1948 e nel 1956 e discendendo sino ad un minimo dell'87% nel 1952.
Il valore delle vendite di d. effettuate nel 1958 attraverso la De Beers' Central Selling Organisation, che controlla circa il 90% della produzione mondiale, sono salite a 65,5 milioni di sterline dai 28,4 milioni del 1949. Del totale, 49,4 milioni erano rappresentati dalle vendite di gemme e 16,1 milioni da quelle dei diamanti industriali, contro 19,9 milioni e 8,5 milioni nel 1948. Nel decennio 1949-58, l'anno di primato è stato il 1957 con un totale di 76,7 milioni di sterline, di cui 52,8 milioni per le gemme e 23,9 milioni per i diamanti industriali. Il forte regresso registrato nel 1958 nel settore dei diamanti industriali va imputato ai minori acquisti per le riserve strategiche americane - acquisti poi cessati del tutto nel primo trimestre del 1959 - e all'inizio della produzione su scala commerciale dei diamanti sintetici da parte della General Electric Company of America. Per le gemme la situazione è diversa. La De Beers ha potuto mantenere stabili i suoi prezzi, mancando qualsiasi forma di concorrenza (sinteticamente vengono prodotti solo i d. industriali), ma il volume dell'attività di questo settore è strettamente legato all'andamento dell'economia mondiale e in particolare di quella degli S. U. A., ove gli acquisti di d. per usi di gioielleria o per investimenti di capitale aumentano bruscamente nei periodi di maggiore prosperità. Nel 1958 le vendite hanno quindi risentito degli effetti della recessione americana e si sono riprese solo nell'ultimo trimestre dell'anno.
La produzione americana di d. sintetici è salita nel 1958 a 750.000 carati; per il 1959 si hanno stime indicative di oltre 3 milioni di carati. Il prezzo medio dei d. sintetici (per esclusivo uso industriale) è risultato di 21 scellini per carato, uno scellino in più rispetto al prodotto naturale. Per il futuro si prevede un ribasso a 19 o anche 18 scellini per carato.
Il fatto poi che l'URSS si sia accordata con la De Beers per effettuare attraverso la Diamond Corporation di Londra tutte le sue vendite dirette ai paesi occidentali, ha rimosso un possibile fattore di disturbo per l'equilibrio e la stabilità del mercato mondiale dei diamanti.