DI POGGIO (Poggi, de Podio), Federico Vincenzo
Nacque a Lucca il 28 ott. 1715 da Bartolomeo Federigo, patrizio lucchese, e da Maria Margherita Diodati.
I Di Poggio, ghibellini antichissimi in Lucca e di storica rilevanza (nel 1522 avevano addirittura tentato di insignorirsi della città con un tumulto armato che fu causa della loro rovina), illustrati da numerosi distinti personaggi, erano considerati una famiglia "domenicana", per il gran numero di membri entrati in quell'Ordine in ogni tempo, da un Francesco vescovo di Perugia dal 1312 al 1330, a Cesare Ludovico e Tommaso religiosi contemporaneamente al D. in S. Romano.
Il D., seguendo questa tradizione, prese l'abito di s.Domenico il 10 apr. 1731 nel suddetto convento lucchese di S. Romano, unitamente al fratello Cesare Ludovico, e svolse gli studi in diversi conventi di quella provincia domenicana, da Perugia a Viterbo a Roma, conseguendo la laurea in filosofia e teologia. Iniziò quindi un periodo d'insegnamento, prima a Viterbo e poi in patria, dove lo seguiterà per poco più di un decennio soltanto, poiché una progressiva invincibile sordità verrà a impedirglielo. Rimasto nel convento di S. Romano, assunse l'incarico di quella importante biblioteca e si dedicò completamente agli studi di storia lucchese e domenicana, cercando di evitare ogni carica, tanto che nel 1756 rifiuterà l'elezione a priore, anche se fu poi costretto ad accettarla nel 1760. Ascritto all'Accademia degli Oscuri, si era trovato legato agli storici ed eruditi lucchesi che si dedicavano allo studio delle patrie memorie cercando di applicare i dettami della nuova critica all'analisi delle fonti, particolarmente a G. D. Mansi (che sarà arcivescovo di Lucca dal 1764), a B. Baroni e al marchese C. Lucchesini, che era suo pronipote; inoltre l'Ordine domenicano in quel periodo spingeva con insistenza i suoi studiosi a riordinare gli archivi e a salvare le memorie, sicché questi furono i due principali filoni del lavoro del D., che all'interno del convento ebbe come collaboratori i confratelli B. Garbesi e C. L. Samminiatelli.
La sua prima pubblicazione è rappresentata da un erudito e interessante intervento inserito dal Mansi nel primo tomo della S. Baluzii ... Miscellanea, Lucae 1761 (pp. 528-30), dal titolo ... Ad Cl. Bernardinum Baroni Patritium Lucensemdef. Pacifico Burlamachi authore vitae P. Hieronimi Savonarolae Epistola (datata 11 maggio 1761), che sarà poi ripubblicata ampliata ed arricchita a Lucca nel 1764 come Vita di P. F. Girolamo Savonarola dell'Ordine dei Predicatori scritta dalp. Pacifico Burlamacchi dello stesso ordine e familiare del medesimo, con la giunta del Catalogo delle opere scritte dal Savonarola e una lettera apologetica di esse: con questo lavoro il D. cercava di dimostrare l'originalità e la non dipendenza della biografia del Burlamacchi dalla famosa Vita latina del Savonarola.
L'aperta apologia del frate ferrarese, dedicata a T. F. Bernardi patrizio lucchese, non piacque a un anonimo fiorentino, che diffuse molti scritti in contrario cui il D. controbatté con numerose note (S. Baluzii... Miscellanea, IV, Lucae 1764, p. 521); nello stesso tomo egli inseri anche altri suoi lavori giovanili: una biografia critica di Battista del Giudice vescovo di Ventimiglia, autore di un opuscolo sulla canonizzazione di s.Bonaventura (pp. 468-71), un Monitum. Inventarum sacristiae et bibliothecae (pp. 600-618). Questo inventarum diverrà in seguito il materiale di base della sua opera più diffusa e conosciuta, ancor oggi usata come catalogo, Notizie della libreria de'Padri Domenicani di S.Romano di Lucca raccolte dal padre Federigo Vincenzo Di Poggio bibliotecario della medesima, Lucca 1792, che rappresenterà una delle ultime fatiche del D. ormai vecchio, cosi suddivisa: Antichità della libreria (pp. 5-21); Progressi della libreria al suo presente (pp. 2239); Catalogo delle edizioni del primo secolo della stampa, dal 1470 a tutto il 1500 (pp. 40-168); Catalogo dei manoscritti (pp. 169-215).
Nel 1769 a Lucca diede alle stampe alcuni opuscoli di casistica teologico-morale, come Parere contrario a quello che si ha nelle due lettere d'un teologo a un vescovo sopra la questione, se nelle domeniche di quaresima in caso dindulto generale, o di dispensa particolare, sia lecito mangiare due volte di carne, o latticinj, o come la Lettera ad un amico..., sullo stesso argomento (Lucca 1769). Nel 1775 pubblicò a Lucca le Lettere ragionate di un Accademico oscuro ad un amico in villa, opera suddivisa in tre monografie in forma epistolare seguite da una quarta che doveva fungere da difesa apologetica delle precedenti, attaccate dalle Efemeridi letterarie di Roma (IV [1775], pp. 267-269) "con inurbana censura", mentre erano state definite dalle Novelle letterarie pubblicate in Firenze (VI [1775], coll. 488-490) "piene di erudizione di giusto raziocinio di buona critica".
La prima di tali Lettere ragionate verte sulla patria di Pier Lombardo che il D. con deboli congetture vorrebbe essere Lucca; la seconda, meglio documentata, dimostra l'origine lucchese della contessa Matilde; la terza è tesa a dimostrare, con il Lami e contro il Muratori e il Maffei, che la celebre Tabula alimentaria scavata presso l'antica Velleia testimonia come i fondi obbligati per gli alimenti dei fanciulli non fossero dono di Traiano ma di privati.
Questo lavoro fu ristampato (Lucca 1776) con importanti aggiunte sotto il titolo di Lettere ragionate con una Dissertazione controposta alla illustrazione di un antico sigillo della Garfagnana scritta da N. N.; in tali aggiunte il D. entrava in contrasto con G. Garampi e G. Cenni, i quali avevano sostenuto che la Garfagnana appartenne ai papi per donazione della contessa Matilde, mentre egli intende provare come fosse pervenuta loro per spontanea dedizione delle popolazioni, che si erano date a Gregorio IX solo per sottrarsi a Lucca. Si tratta comunque di uno studio che egli aveva già impostato nel 1774 con il titolo Dissertazione ... scritta in occasione di essere stata pubblicata da Mons. Garampi l'"Illustrazione di un antico sigillo della Garfagnana" con lettera dello stesso Di Poggio nella quale è dimostrato contro il sig. proposto Muratori che l'Ospedale di S. Pellegrino delle Alpi è nella Garfagnana Lucchese. Un'altra sua lettera critica venne pubblicata dal Targioni, cui era indirizzata, nell'edizione 1779 del suo Viaggi fatti in diverse parti della Toscana (XI I, pp. 35 9 ss .): in essa la tesi è che Lucca e non Luni sia stata colonia romana, e che il passo relativo del libro XLI di Tito Livio vada letto Lucam e non Lunam. Nel 1780 indirizzò alle Novelle letterarie (n. s., XI, col. 675) un articolo tendente a liberare Alessandro Vellutello dalla taccia di plagiario e pubblicò la Dissertazione epistolare scritta ad un amico, in Nuova Raccolta d'opuscoli scientifici e ffiologici (Venezia; XXXV [1780]) e il Psalterium nuper translatum ex hebreo, chaldeo et graeco per r. p. fr. Sanctum Pagninum Lucensem..., unica delle sue opere in cui il D. dimostri anche una considerevole preparazione biblica e filologica, trattando dei problemi connessi all'individuazione di un famoso codice del Salterio dato a tradurre da Leone X a Sante Pagnini, traduzione che egli sostiene essere stata interrotta per la morte di quel papa.
Nel 1783 fece stampare, sempre a Lucca, quella che il Lucchesini ritiene la sua opera migliore: Illustrazione del Ss. Crocefisso di Lucca detto volgarmente il Volto Santo, scritta da N.N., in cui egli sosteneva, seguendo la tradizione lucchese, la veridicità della leggenda del Volto Santo, che datava al 782 l'arrivo del crocefisso ligneo in città, contro il Muratori e il Lami che invece avevano tentato di dimostrare che il trasporto della venerata immagine era avvenuto nel sec. XI. Seguì nel 1787 il Saggio di storia ecclesiastica del vescovato e Chiesa di Lucca (Lucca), che non è però una storia compiuta, ma solo quella dei principali avvenimenti dal primo vescovo s. Paolino alla morte di s. Anselmo da Baggio.
È rimasta, invece, inedita l'opera di maggior respiro del D. (si trova dal 1866 con la maggior parte dell'archivio di S. Romano nella Biblioteca governativa di Lucca, insieme con altri cinque volumi dei suoi manoscritti, sotto i numeri 2611, 2613, 264, 2615 e 2619): i due volumi in folio scritti nel 1772, dal titolo Memorie della Religione domenicana nella nazione lucchese, dei quali il primo è costituito da Memorie del convento di S. Romano di Lucca e il secondo da Memorie di molti religiosi domenicani lucchesi illustri e commendabili. Di qualche rilievo è anche un'altra opera m s., Aneddoti e altre memorie riguardanti la Religione domenicana, della quale esiste però un solo volume, relativo al periodo 1236-1336. Al di là dei suoi interessi storici, il D. si occupò con passione delle controversie teologico-morali che videro i domenicani capeggiati da D. Concina contro i gesuiti: schieratosi a fianco dei religiosi lucchesi Mugnani e Dinelli, egli spezzò più di una lancia in loro favore.
Dopo il 1792 il D. non pubblic ò né scrisse più nulla: alla ormai totale sordità si era aggiunta una progressiva poi quasi assoluta cecità, che gli impediva ogni ricerca. Le vicende rivoluzionarie lo espulsero in estrema vecchiezza dal convento di S. Romano, privandolo dell'abito e confinandolo come prete secolare nell'ex convento di S. Agostino, insieme ai più anziani membri degli Ordini religiosi soppressi. Dopo un lungo e tristissimo declino il D. vi morì il 17 maggio 1810.
Fonti e Bibl.: C. Lucchesini, Della storia letteraria del Ducato lucchese libri sette, Lucca 1825-31, tt. IX, p. 210; X, p. 7 s., 259-64; S. Bongi, Inventario del R. Archivio di Stato di Lucca, I, Lucca 1872, pp. 19 s. e n. 1; II, ibid. 1876, p. 145; IV, ibid. 1888, pp. 93, 178 ss., 322 nn. 42, 43; Indici degli Atti e delle Memorie della R. Accademia lucchese, a cura di R. Biagini, Lucca 1903, p. 503; I. Taurisano, I domenicani in Lucca, Lucca 1914, pp. 135-38; F. Baroni, Il Volto Santo in Lucca e la sua gloriosa origine, Lucca 1932, pp. 52, 58; R. Ridolfi, Soluzione di un principale problema savonaroliano: dipendenze dello Pseudo-Burlamacchi dalla "Vita latina", in La Bibliofilia, XXXVII (1935), pp. 401-18 (chiarisce la controversia di cui il D. si occupò, ma egli non è menzionato); A. Pedemonte, Quando venne il Volto Santo a Lucca, Lucca 1936, pp. 20, 27; D. Corsi, La consacrazione della chiesa di S. Romano di Lucca. Note di archivio, Lucca 1939, passim; T. M. Centi, L'attività letter. di Santi Pagnini nel campo delle scienze bibliche, in Arch. fratrum praedic., XV (1945), pp. 13 im. 30 e 31, 14 n. 32, 27, 28, 44; A. Walz, Compendium historiae Ordinis praedicatorum, Romae 1948, pp. 622 e n. gi, 625; C. Frati, Diz. bio-bibl. dei bibliotecari e bibliofili ital. dal sec. XIV al XIX, Firenze 1934, p. 206; V. Spreti, Enc. stor-nobil. ital., V, p. 421.