EVENO (Εὔηνος, Euēnus), di Paro
Sofista e poeta elegiaco del sec. V a. C., più volte ricordato da Platone e da Aristotele.
Caratteristica la menzione del Fedone platonico (pp. 60-61): E., secondo le parole di Cebete, vuol sapere perché Socrate si sia messo a comporre versi in carcere. Socrate risponde di voler così obbedire, anche nel senso più letterale, a un sogno che gli ha ordinato l'esercizio della musica, pur avendovi già altrimenti obbedito, durante tutta la vita, con l'esercizio della filosofia; e manda a E. quell'augurio di seguirlo presto nella morte, che porta la discussione sul problema dell'immortalità. Delle poesie di E. ci sono rimasti pochi frammenti, in cui è caratteristico come il tono gnomico dell'antica elegia si avvicini ormai, anche nel contenuto, alla forma del λόγος sofistico. Secondo una notizia di Arpocrazione (s. v. Εὔηνος), Eratostene avrebbe distinto due elegiaci di nome E., entrambi di Paro, e su questa notizia si è molto discusso, sebbene ora si tenda a considerare la distinzione di Eratostene come generata soltanto da qualche sua difficoltà cronologica.
Bibl.: Per i frammenti, e per la questione dei due E., v. Th. Bergk, Poetae lyrici Graeci, II, 4ª ed., Lipsia 1882, pp. 269-78. Inoltre: Reitzenstein, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, col. 976.