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DHAMMA

di Luigi Suali - Enciclopedia Italiana (1931)
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DHAMMA (pāli; sanscrito dharma)

Luigi Suali

Termine buddhistico di amplissimo significato, fino a pochi anni fa malamente inteso e confusamente tradotto. M. e W. Geiger in una pregevole memoria (Pāli Dhamma vormehmlich in der kanonischen Literatur, in Abhandl. d. bayer. Ak., XXI 1, 1922) hanno raccolto quasi tutti i passi del canone pāli che possono valere a determinare l'uso e i significati del vocabolo. Per la maggior parte si possono considerare comuni alla letteratura indiana in generale, ma alcuni hanno un valore più precisamente buddhistico di tale importanza, da dover riconoscere che ci troviamo dinnanzi a "una concezione centrale nella dottrina buddhistica meritevole di esser chiarita il più possibile" (ibid., p. 3). Tale chiarimento si può avere soltanto da ricerche fatte su basi religioso-filosofiche, come quelle di Th. Stcherbatsky (The central conception of Buddhism, Londra 1923) e di O. Rosenberg (Die Probleme der buddhistischen Philosophie, Heidelberg 1924, traduz. dall'originale russo uscito a Pietrogrado nel 1918). Secondo le formulazioni di quest'ultimo (p. 81 segg. e passim), si possono fissare per il termine dhamma o dharma (i testi in pāli e quelli in sanscrito vanno considerati insieme) i seguenti significati: 1. attributo o predicato; 2. sottostrato trascendentale di ogni singolo elemento della vita cosciente; 3. elemento costitutivo della vita cosciente; 4. nirvāṇa, ossia il dharma per eccellenza, oggetto della dottrina del Buddha; 5. l'assoluto, ciò che è veramente reale; 6. la dottrina e la religione del Buddha; 7. l'oggetto, la cosa, come appare. Tra questi significati il più importante è di gran lunga il secondo, e per tale rispetto il termine si può definire così: "si chiamano dharma i sostegni o sottostrati veramente reali, trascendenti e inconoscibili, di quegli elementi in cui si scinde la Corrente della coscienza insieme con il suo contenuto) (p. 111), ossia i sottostrati degli elementi in cui nell'astrazione si suddividono il soggetto e il mondo esterno e interno in quanto è da esso vissuto (p. 81). Il significato di "dottrina, legge del Buddha" ricorre, secondo l'interpretazione corrente dei critici europei, nella formula del triratna (i tre gioielli): Buddha, Dharma, Sangha: il Buddha, la dottrina, l'ordine; ma forse dharma è da intendere, almeno in parecchi casi, come equivalente a nirvāṇa, il fine ultimo a cui tende la dottrina del maestro. V. anche dharma.

Vedi anche
Hīnayāna Una delle due correnti fondamentali del buddhismo: letteralmente «piccolo veicolo (per la salvezza)», rappresenta sostanzialmente la dottrina buddhistica più antica. karma (o karman) Nella terminologia religiosa e filosofica indiana, il frutto delle azioni compiute da ogni vivente. Esso determina una diversa rinascita nella scala degli esseri, e gioie o dolori durante il corso della vita seguente. Sarvāstivāda In sanscrito, la «dottrina secondo cui tutte le cose sono reali», professata da una setta buddhista appartenente alla scuola del Hīnayāna e dichiarata eretica dal Concilio di Pāṭaliputra verso la metà del 3° sec. a.C. È filosofia positiva, documentata da un proprio canone in sanscrito e da un’abbondante ... Tiantai Scuola buddhista cinese fondata dal monaco Zhiyi (530-597 d.C.); prende nome dai Monti T. nello Zhejiang, dove era il convento del fondatore. Il testo base è il Saddharmapuiḍarika («Loto della buona legge»), cioè la trattazione fondamentale dell’ampliamento mahāyānico del buddhismo nella tradizione cinese ...
Tag
  • CANONE PĀLI
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  • BUDDHA
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Altri risultati per DHAMMA
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    Nella filosofia indiana, l’ordine universale, la legge religiosa e morale che ne deriva e i doveri a questa inerenti. Poiché il dh. regola insieme la vita religiosa e quella sociale il termine designa anche il complesso delle regole giuridiche che determinano e precisano i diritti e i doveri dei singoli. ...
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