DHAMMA (pāli; sanscrito dharma)
Termine buddhistico di amplissimo significato, fino a pochi anni fa malamente inteso e confusamente tradotto. M. e W. Geiger in una pregevole memoria (Pāli Dhamma vormehmlich in der kanonischen Literatur, in Abhandl. d. bayer. Ak., XXI 1, 1922) hanno raccolto quasi tutti i passi del canone pāli che possono valere a determinare l'uso e i significati del vocabolo. Per la maggior parte si possono considerare comuni alla letteratura indiana in generale, ma alcuni hanno un valore più precisamente buddhistico di tale importanza, da dover riconoscere che ci troviamo dinnanzi a "una concezione centrale nella dottrina buddhistica meritevole di esser chiarita il più possibile" (ibid., p. 3). Tale chiarimento si può avere soltanto da ricerche fatte su basi religioso-filosofiche, come quelle di Th. Stcherbatsky (The central conception of Buddhism, Londra 1923) e di O. Rosenberg (Die Probleme der buddhistischen Philosophie, Heidelberg 1924, traduz. dall'originale russo uscito a Pietrogrado nel 1918). Secondo le formulazioni di quest'ultimo (p. 81 segg. e passim), si possono fissare per il termine dhamma o dharma (i testi in pāli e quelli in sanscrito vanno considerati insieme) i seguenti significati: 1. attributo o predicato; 2. sottostrato trascendentale di ogni singolo elemento della vita cosciente; 3. elemento costitutivo della vita cosciente; 4. nirvāṇa, ossia il dharma per eccellenza, oggetto della dottrina del Buddha; 5. l'assoluto, ciò che è veramente reale; 6. la dottrina e la religione del Buddha; 7. l'oggetto, la cosa, come appare. Tra questi significati il più importante è di gran lunga il secondo, e per tale rispetto il termine si può definire così: "si chiamano dharma i sostegni o sottostrati veramente reali, trascendenti e inconoscibili, di quegli elementi in cui si scinde la Corrente della coscienza insieme con il suo contenuto) (p. 111), ossia i sottostrati degli elementi in cui nell'astrazione si suddividono il soggetto e il mondo esterno e interno in quanto è da esso vissuto (p. 81). Il significato di "dottrina, legge del Buddha" ricorre, secondo l'interpretazione corrente dei critici europei, nella formula del triratna (i tre gioielli): Buddha, Dharma, Sangha: il Buddha, la dottrina, l'ordine; ma forse dharma è da intendere, almeno in parecchi casi, come equivalente a nirvāṇa, il fine ultimo a cui tende la dottrina del maestro. V. anche dharma.