DEVOZIONE. Antichità romane
Nel linguaggio del ius sacrum romano, le devotiones erano dichiarazioni di volontà pronunciate dall'individuo e destinate agli dei, caratterizzate dall'offerta di persone o cose all'appagamento di quella sete di sangue che l'antichità considerava propria degli dei infernali. Il significato originario è forse quello che si verifica nelle devotiones dei due Decio Mure, padre e figlio. Nell'imminenza o nel corso di una battaglia, il comandante invoca gli dei tutelari della patria perché salvino l'esercito romano, e offre in sacrifizio agli dei infernali sé medesimo e l'esercito nemico. In qualche modo l'istituto è analogo al votum; ma mentre nel voto l'obbligo umano è condizionato all'esaudimento della preghiera, qui il sacrifizio individuale precede e condiziona l'obbligo degli dei. La formula tipica, nella quale questa concezione si rispecchia, viene apprestata e suggerita dal pontefice, così come in tema di consecratio; essa è conservata in Livio, VIII, 9, 6 segg.
Più paradossale è quel tipo di devotio che si dice praticato in antico a danno di città nemiche. Suo presupposto è l'evocatio degli dei della città, i quali, se invocati nei termini rituali, abbandoneranno le loro sedi per farsi divinità romane: in quest'occasione il comandante dell'esercito può impetrare che in luogo e vece dell'esercito romano i nuovi dei destinino agl'inferi l'esercito precedentemente affidato alla loro protezione. Qui l'analogia col voto è indubbiamente assai più remota: piuttosto si riverbera nell'istituto 1ª fede primitiva nel valore magico della parola, efficiente anche nel campo giuridico vero e proprio, ma che in siffatte applicazioni assume il carattere d'un inganno ordito a irretire la riluttante volontà divina, sostituendo l'uno all'altro gli oggetti delle loro intenzioni benefiche e malefiche.
Alla duplice struttura delle devotiones compiute in nome e per conto dello stato (offerta di sé medesimo e offerta del nemico) corrispondono le devotiones individuali. Taluno può infatti offrire alla morte sé medesimo in cambio di un altro, come nel mito di Alcesti o come nelle devotiones pro salute principis, tanto frequenti nell'epoca imperiale romana; ma assai più diffusa è la pratica di esercitare vendetta sopra nemici privati mediante formule più o meno bizzarre, pronunciate o redatte per iscritto, e in questa ultima ipotesi contraddistinte molto spesso da speciali alfabeti o da direzioni anormali delle scritture (in circolo, in croce, ecc.): dalla superstizione che il trattamento fatto alla tessera portante il nome della persona maledetta si riproduca magicamente sulla persona stessa, nasce l'uso di configgere le tessere con chiodi sulle pareti, onde il nome di defixiones. In quest'ultimo senso, la devotio è rappresentata da un ricchissimo materiale epigrafico greco e latino: e, in quanto sia destinata a ristabilire l'equilibrio rotto da un torto che taluno abbia subito, si può considerare, secondo le ricerche del Huvelin, come la più antica espressione del concetto di obbligazione.
Bibl.: J. Marquardt, Röm. Staatsverwaltung, III, 2ª ed., Lipsia 1885, p. 279 seg.; H. A. A. Danz, Der sakrale Schutz im römischen Rechtsverkekhr, Jena 1857, p. 85 seg.; A. Pernice, Zum römischen Sacralrechte, I, in Sitzungsberichte der preuss. Akad. der Wiss., 1885, p. 1143 segg. (spec. p. 1156 segg.); P. Huvelin, Les tablettes magiques et le droit romain, in Annales internationales d'histoire, 1902 (cfr. S. Perozzi, Le obblig. romane, Bologna 1903, p. 60 segg.); A. Hägerström, Das magistratische ius in seinen Zusammenhang mit dem röm Sakralrechte, negli Studî della Fac. giur. di Upsala, 1929.
Cristianesimo. - La parola "devozione" è ora usata soprattutto a indicare un sentimento di speciale venerazione e fiducia verso un dato mistero religioso o una persona di culto religioso. Vi possono quindi essere varie devozioni, le quali, se ben regolate, sono utili alla devozione fondamentale, che è la dedizione generosa di sé a Dio per glorificarlo, facendo sempre e ad ogni costo la sua volontà; voluntas prompte tradendi se ad ea quae pertinent ad Dei famulatum, come la definisce S. Tommaso (Summa theol., II, 2, q. 82, a.1). Esercizi di devozione sono: 1. Atti di adorazione, lode, ringraziamento, offerta di sé. 2. Domanda di aiuto a Dio, prima di tutto per il proprio perfezionamento spirituale; poi, subordinatamente a questo, per i bisogni della vita presente. 3. Meditazione o preghiera mentale, sia nella forma attiva la quale usa delle facoltà razionali per unirsi intimamente a Dio, sia nella forma di quiete o passiva che riceve da Dio illustrazioni superiori. Nella prima forma si ha l'esercizio ascetico, nella seconda l'esperienza mistica. Frutto di ambedue le forme dev'essere un perfezionamento morale che favorisca l'intima unione con Dio. 4. Dapprima avviamento alla devozione, poi frutto di essa, sono gli esercizî di purificazione, abnegazione e pazienza, ossia quella ginnastica morale che assicura nell'uomo il dominio dello spirito sulla materia. 5. Interessamento efficace a tutto che possa riuscire alla gloria di Dio, e quindi zelo per il miglioramento spirituale della società umana.
Si chiamano devozioni speciali le esterne pratiche religiose in uso nella Chiesa cattolica. Si suole distinguere fra devozioni essenziali e accessorie. Le prime sono quelle volute o raccomandate mediante le indulgenze della Chiesa; esse derivano dalla natura stessa dei dogmi, e si riferiscono all'unità o alla trinità di Dio, alla divinità o all'umanità di Gesù Cristo, alla Madonna e ai santi: tali sono il segno di croce, le preghiere del mattino e della sera, la Messa, la frequenza dei sacramenti, il culto dell'Eucaristia, della Passione, del S. Cuore, la devozione all'Immacolata, all'Annunziata, all'Addolorata, all'Assunta, gli onori resi alle immagini, alle reliquie, ai santuarî, i suffragi tributati alle anime del Purgatorio. Sono invece devozioni aggiunte quelle che hanno avuto origine da uno speciale avvenimento (feste, rivelazioni, miracoli) e hanno finito col godere con l'approvazione ecclesiastica un legittimo possesso di religiosa popolaritȧ. Tali le devozioni del presepio, della Via Crucis, delle Cinque Piaghe, della Sacra Famiglia, dei primi venerdì e sabati del mese, di Maria Bambina, di Cristo re, ecc. Si possono ancora distinguere le devozioni secondo gli oggetti (scapolari, cingoli, corone, medaglie, ecc.); secondo i luoghi (Scala santa, visita delle Stazioni e delle sette chiese di Roma, visita dei cosiddetti sepolcri, pellegrinaggi); secondo i tempi (l'Angelus Domini, le Quarantore, le Tre ore di agonia, i mesi di marzo, maggio, giugno, ottobre, novembre,. ecc., dedicati rispettivamente a S. Giuseppe, alla Madonna, al S. Cuore, al Rosario, ai morti). Tra le devozioni popolari in onore di santi, basti enumerare i sette mercoledì di S. Giuseppe, i tredici martedi di S. Antonio di Padova, le cinque domeniche di S. Francesco d'Assisi, le sei domeniche di S. Luigi Gonzaga.