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DEUTERONOMIO

di Raffaele Tramontano - Enciclopedia Italiana (1931)
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DEUTERONOMIO

Raffaele Tramontano

È il nome del quinto e ultimo dei libri che costituiscono il Pentateuco (v.; v. anche bibbia); il nome, usato nella Volgata latina donde è passato nelle lingue moderne occidentali, deve la sua origine ai Giudei ellenisti, ai quali fu suggerito dalla traduzione greca fatta dai Settanta del passo del Deuteronomio, XVII, 18, τὸ δευτερονόμιον τοῦτο, ove invece il testo ebraico dice una copia di questa Legge. Però il termine Deuteronomio, inteso fin dal principio come equivalente a "seconda legge", ritrae abbastanza bene il contenuto e l'indole generale del libro in rapporto alla legislazione compresa nei libri precedenti. Dai Giudei viene per lo più indicato, come gli altri libri del Pentateuco, dalle parole con cui il libro comincia, 'Elleh haddĕbharīm "queste sono le parole" o più brevemente Debarim, o meno spesso Ripetizione della Legge.

Struttura e contenuto. - Il libro non ha forma narrativa, sebbene includa brevi brani narrativi; né arida struttura di codice legale, pur essendo in complesso una legislazione; esso è costituito da una serie di discorsi che Mosè rivolge agl'Israeliti. Il libro si divide spontaneamente in quattro parti, di cui l'ultima (che è piuttosto un'appendice) insieme con la prima forma i cosiddetti "margini" del Deuteronomio, mentre il corpo è costituito dalle parti seconda e terza; la più importante è la seconda.

Prima parte; primo discorso (I-IV, 43). - Dopo il proemio (I,1-5) che indica luogo e tempo (cioè di là dal Giordano nella terra di Moab, il 1° giorno dell'11° mese dell'anno 40° dall'uscita dall'Egitto), entra a parlare Mosè. Egli fa una rapida rassegna dei fatti avvenuti dalla partenza dal Horeb (Sinai) fino alle conquiste di là dal Giordano (I, 6; III, 29), rivolge agl'Israeliti una calda esortazione a osservare la legge divina che egli si accinge a esporre (IV, 1-43).

Seconda parte; secondo discorso (IV, 44-XXVI). - Dopo un proemio sulle circostanze di tempo e di luogo, Mosè espone i principî generali: il Decalogo ([v.] IV, 44-V, 33), il culto all'unico vero Dio (VI), la guerra ai culti idolatrici (VII), e conchiude con un richiamo ai passati benefici di Dio e all'ingrata condotta d'Israele e con rinnovate promesse e minacce (VIII-XI). Poi promulga le leggi speciali, cioè:1. quelle riguardanti la religione e il culto: unicità del santuario (XII,1-28), tutela della vera religione (XII, 29-XIII), astinenza da alimenti impuri e usanze superstiziose (XIV,1-21), decime (XIV, 22-29), anno di remissione dei debiti e umanità nei prestiti (XV,1-18), i primi nati (XV, I9-23), le tre solenni feste annue, Pasqua, Settimane, Tabernacoli (XVI, 1-17); 2. le leggi concernenti il diritto civile e costituzionale: la repressione dell'apostasia (XVI, 18-XVII, 7), i giudici superiori (XVII, 8-13), il re (14-20), i sacerdoti levitici (XVIII,1-8), il profeta vero e il falso (9-22), le città di rifugio e l'omicidio involontario (XIX,1-14), la prova testimoniale (15-21), la leva militare e la condotta in guerra (XX,1-20), l'omicidio per mano ignota (XXI,1-9); 3. le leggi sulle relazioni familiari e private: nozze con una prigioniera (XXI, 10,14), diritto di primogenitura e figlio ribelle (XXI, 15-21), cadavere d'un giustiziato (22 seg.), doveri d'umanità (XXII, 1-8), mescolanze illecite (9-12), delitti varî (XXII, 13 seg.), classi escluse o ammesse in Israele (XXIII, 1-9), purità nell'accampamento (10-15), schiavo rifugiato (16 seg.), prostituzione (18 seg.), interesse (20 seg.), adempimento dei voti (22-24), grappoli e spighe (25 seg.), divorzio (XXIV, 1-4), equità, umanità (5-22), moderazione nelle pene corporali (XXV-1-4), levirato (5-10), pudicizia (11 seg.), onestà nel commercio (13-16), contro Amalec (17 seg.), rituale delle primizie (XXVI, 1-11), e delle decime (12-15), esortazione di chiusa (16-19).

Terza parte: terzo e quarto discorso (XXVII-XXX). - 3° discorso: Futura promulgazione della Legge (XXVII), sanzione della Legge (XXVIII, 1-68); 4° discorso: Rinnovazione del patto, ricordi storici (XXVIII, 69-XXIX, 16), minacce ai fedifraghi (XXIX, 17-28), promesse di misericordia (XXX, 1-10), scelta tra vita e morte (11-20).

Quarta parte: appendice narrativa e poetica. - Ultimi atti di Mosè: nomina del successore Giosuè (XXXI, 1-8), lettura periodica della Legge (9-13), proemio al cantico (14-30), cantico di Mosè (XXXII, 1-43), nuove esortazioni (44-47); Mosè deve salire sul monte Nebo (48-52), sua benedizione alle tribù (XXXIII), addio alla Terra promessa (XXXIV, 1-4), morte e sepoltura di Mosè (5-12).

Origine. - Il Deuteronomio, come l'intero Pentateuco, è attribuito dalla tradizione giudaica e cristiana a Mosè. Riguardo particolarmente al Deuteronomio, alcuni antichi Giudei, quali Filone, G. Flavio, e altri scrittori fino al secolo scorso - ad es. D. P. Drach, giudeo convertito al cristianesimo - ne ritennero la mosaicità in maniera cosi rigorosa, da attribuire a Mosè la scrittura anche dell'ultimo capitolo, ov'è raccontata la sua morte. Oggi, i critici cattolici, pur ammettendo che nella legislazione deuteronomica può essere stato introdotto qualche ordinamento o sviluppo posteriore da persone dotate di legittima autorità e del carisma dell'ispirazione (cfr. XVIII, 15-19), sostengono la mosaicità sostanziale. Questa viene provata anche da XXXI, 9, ove si dice che "Mosè scrisse questa legge" e da XXXI, 24, ove si ripete che "Mosè terminò di scrivere sino alla fine in un libro le parole di questa legge" (cfr. XXXI, 2z). L'anno 621 a. C., sotto Giosia, il sommo sacerdote Elcia trovò nei ripostigli del tempio di Gerusalemme il libro della Legge, il quale letto in presenza del re e della corte destò sorpresa, e ispirò poi la riforma religiosa compiuta dal re. Questo libro della Legge era già esistito, ma per la decadenza avvenuta durante il lungo regno dell'idolatrico Manasse era stato negletto. Argomentando dai varî capi di riforma compiuta da Giosia, si deduce dai più che il libro trovato il 621 a. C. era il solo Deuteronomio.

Al contrario, la maggioranza dei critici acattolici nega che il Deuteronomio sia stato scritto da Mosè e lo assegna ad epoca molto posteriore, varia secondo le varie scuole. Per solito il libro, o il suo nucleo principale, viene assegnato circa al 700 a. C. a tempo del re Ezechia, mentre altri (G. Holscher, F. Horst, ecc.) lo datano a dopo l'esilio, verso il 500 a. C. L'epoca postesilica, tuttavia, sembra destinata ad essere abbandonata, per la violenza fatta ai testi storici, incluso II [IV] Re, XXII seg., e alle norme generalmente seguite dagli stessi critici. Ma il sistema più comune (circa 700 a. C.) non è poi tanto sicuro di sé stesso; si sostiene cioè che almeno parecchie delle leggi possono benissimo essere di Mosè, che lo spirito che anima tutto il libro è ben di Mosè, il quale nei suoi ultimi giorni non avrà mancato di rivolgere esortazioni al popolo e di provvedere all'avvenire con ordinamenti, che non potevano tuttavia essere applicati subito e con facilità. Alcuni distinguono fra Deuteronomio primitivo, e aggiunte o ritocchi posteriori, sebbene le tracce di composizione non siano molte e sicure; altri si spingono fino a separare i varî strati (fino a 7), distinguere le fonti (C. Steuernagel, C. H. Cornill, J. Hempel), per es. secondo l'uso del tu e del voi agli uditori dei discorsi. Non sono mancati critici acattolici, ad es. E. König nei Prolegomeni al suo Commento, che hanno respinto questo lavoro di analisi.

Idee e ordinamenti. - Alto vi è il concetto di Dio che non è altri che Jahvè: a lui si deve non solo obbedienza esatta, ma sincera gratitudine per gli straordinarî benefici largiti a Israele. La legge inoltre dell'amore ardente a Dio è, si può dire, l'anima del Deuteronomio; tutta la vita d'Israele dev'esserne pervasa e ispirata. Esso è un popolo santo, consacrato a Jahvè, e questa prerogativa deve far risplendere in tutte le azioni. La tutela della vera religione implica un certo esclusivismo, la lotta contro ogni forma di politeismo, idolatria e superstizione, la distruzione dei culti e delle genti cananee, la punizione dei seduttori, degli apostati e falsi profeti, l'astinenza da cibi impuri. Legge di primaria importanza nel Deuteronomio è anche quella dell'unità di luogo del culto legittimo, contro la quale molto si è affaticata la critica moderna: l'unità di santuario con l'abolizione di tutti i santuarî provinciali era il gran mezzo per salvare nel popolo d'Israele il puro culto del vero Dio. Profondo è anche il senso d'umanità, che si preoccupa sia della vedova derelitta sia del nido d'uccellini; severa e delicata la difesa della famiglia, della donna, del pubblico e privato costume. Tutto ciò trova un'eco nella predicazione dei grandi profeti d'Israele, e si accorda con la sentenza finale del libro: "Non è più sorto in Israele un profeta pari a Mosè" (XXXIV, 11).

Bibl.: F. Hummelauer, Deuteronomium, Parigi 1901; S. R. Driver, Deuteronomy (International critical Commentary), 3ª ed., Edimburgo 1902; H. Pope, The date of the composition of Deuteronomy, Roma 1910; G. A. Smith, The Book of Deuteronomy (Cambridge Bible), Cambridge 1918; C. Steuernagel, Das Deuteronomium übersetzt und erklärt (Göttinger Handkommentar zum A.T., a cura di W. Nowack), Gottinga 1898, 2ª ed. 1923; A. Bertholet, Deuteronomium erklärt (Kurzes Hand-Commentar zum A.T.), Tubinga 1899; E. König, Das Deuteronomium eingeleitet, übersetzt und erklärt (Kommentar zum A. T., a cura di E. Sellin), Lipsia 1917; J. Cullen, The book of the Covenant in Moab, Glasgow 1903; J. Hempel, Die Schichten des Deuteronomiums, Lipsia 1914; G. Hölscher, Komposition und Ursprung des Deuteronomiums, Lipsia 1914; G. Hölscher, Komposition und Ursprung des Deuteronomiums, in Zeitschrift f. d. alttest. Wissenschaft, XL (1922), pp. 161-225; F. Horst, Die Kultusreform des König Josias, in Zeitschrift d. deutschen morgenlandischen Gesellschaft, LXXVII (1923), pp. 220-238; H. Gressmann, Josia und das Deuteronomium, in Zeitschr. für altest. Wiss., XLII (1924), pp. 313-337; K. Budde, Das Deuteronomium und die Reform Königs Josias, ibid., XLIV (1926), pp. 177-224. Cfr. infine, per un'esposizione e discussione delle varie teorie sulla data, The Problem of Deuteronomy: A Symposium, in Journal of Biblical Literature, XLVII (1928), pp. 305-379; per le questioni d'interpretazione, specialmente sull'unicità del luogo di culto, E. König, Deuteronomische Hauptfragen, in Zeitschrift. alttest. Wiss., XLVIII (1930), pp. 43-66. Vedi inoltre la bibl. a pentateuco.

Vedi anche
Pentateuco (gr. Πεντάτευχος) Nella versione greca dei Settanta e quindi nella Vulgata, la prima parte dell’Antico Testamento; i 5 libri che la costituiscono sono designati con i nomi di Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Gli Ebrei chiamano il P. Tōrāh (termine che propriamente significa «insegnamento», ... Bibbia Il complesso delle Scritture sacre dell’ebraismo e del cristianesimo (dal lat. tardo Biblia, gr. τὰ βιβλία «i libri»). Religione Nelle comunioni e confessioni religiose che riconoscono il carattere sacro della B., suo ‘autore’ è ritenuto Dio stesso che ha parlato agli uomini attraverso scrittori da ... Levitico (gr. Λευιτικόν; lat. Leviticus) Nome greco e latino del terzo libro del Pentateuco, che gli Ebrei chiamano dalla prima parola Wayyiqrā’. Il contenuto concerne in prevalenza i sacerdoti e il culto divino. La critica delle fonti assegna il L. al cosiddetto Codice sacerdotale, la cui redazione definitiva ... Libri dei Re (lat. Regum; gr. βασιλειῶν «dei regni») Nome di 2 libri biblici secondo il testo ebraico (Mĕlākhīm «Re»), di 4 secondo le versioni greca e latina, che vi includono anche i 2 libri detti nel testo ebraico di Samuele. I libri I-II Samuele e I-II Re ebraici corrispondono pertanto rispettivamente ai libri ...
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    Denominazione attribuita nella versione della Bibbia dei Settanta al quinto e ultimo libro del Pentateuco, chiamato dagli Ebrei dĕbārīm («parole»). È quasi interamente costituito da quattro discorsi di Mosè, nei quali sono esposti i principi generali della vita religiosa e sociale del popolo ebraico ...
Vocabolario
deuteronòmio
deuteronomio deuteronòmio (o Deuteronòmio) s. m. [dal lat. eccles. deuteronomium, gr. δευτερονόμιον, nel senso di «seconda legge», comp. di δεύτερος «secondo» e νόμος «legge»]. – Nome dato, nella versione della Bibbia dei Settanta, al quinto...
ottatèuco
ottateuco ottatèuco (più com. Ottatèuco) s. m. [dal lat. tardo octateuchus, gr. ὀκτάτευχος, comp. di ὀκτα- «otta-» e τεῦχος «libro», sul modello di πεντάτευχος «Pentateuco»]. – Termine con cui vengono designati complessivamente i primi...
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