DEUTERIO
Poco o nulla si sa di questo personaggio, amico del più famoso Ennodio (il Leistner lo dice suo maestro, ma più verisimilmente era un suo collega), vissuto a Milano a cavallo fra V e VI secolo, nel periodo in cui nella città, pur dopo le invasioni barbariche, tornava a svilupparsi l'insegnamento della eloquenza e della retorica.
C'è infatti chi ha voluto vedere in D. ed Ennodio i principali docenti di una scuola religiosa formatasi nello stesso palazzo episcopale ad opera del vescovo Lorenzo (morto nel 512) (Bernareggi, Schmidt, Stein) mentre altri li hanno considerati continuatori di una tradizione laica, insegnanti della scuola pubblica situata nel foro di Milano (Riché: cfr. Ennodio, Dict. 7 [III]). Ennodio vi insegnò fra il 496 e il 513, prima di diventare vescovo di Pavia, ed è dalle sue opere, specie dalle Dictiones o esercizi retorici in forma di discorsi occasionali costruiti secondo la tradizione delle declamationes classiche, che si possono ricavare le scarne notizie che abbiamo sulla personalità di Deuterio.
Inserito probabilmente nella corrente culturale che vedeva fondersi gli elementi classici tradizionali - sulla scia delle scuole romane imperiali - e gli emergenti elementi tipici cristiani, forse autore di poesie, anche se oggi non esiste alcuna testimonianza diretta di una sua eventuale attività letteraria (cfr. Ennodio, Epist. 1, 19 [XXIV], Dict. 9 [LXXXV] ed il carme 2, 90 che accompagna la Dict. 24 [CCVIII] in cui per elogiare D. Ennodio si appella a Cirra, a Febo, alle Camene, alla fonte Castalia), D. fu soprattutto maestro di grammatica e retorica.
Alle cure di D. vennero affidati fra gli altri un pupillo del vescovo Lorenzo, Aratore, più tardi poeta famoso, e i nipoti dello stesso Ennodio, Lupicino e Partenio (Dict. 8[LXIX], 9 [LXXXV], 10 [XCIV], 11 [CXXIV], 13[CDLI], e passim); l'amico lo descrive come "doctissimus hominum" e "venerabilis magister" (Dict. 8[LXIX]), "libertatis index", "ingeniorum lima", "fabricator sensuum" (Dict. 9 [LXXXV]), "spes unica honestae professionis" (Dict. 7[III]), "per cuius peritiam aut instruuntur novella aut servantur decora maiorum" (Dict. 10 [XCIV]).
Due rapidi accenni anche a particolarità fisiche: da un carme, una sorta di scherzo poetico, risulterebbe (a meno che non si tratti di un topos) che D. era calvo (Carm. 2, 104 [CCXXXIV]), mentre nella già citata lettera Ennodio compiange l'amico per una fastidiosa malattia agli occhi (Epist. 1, 19 [XXIV]).
Altri personaggi a nome Deuterio sono ricordati dalle fonti storiche in questo periodo, come un Deuterio vescovo a Vence nel 541, ma per il momento è impossibile stabilire una sua identità con il grammatico milanese, mentre è decisamente da escludersi quella con un Deuterio "priscorum interpres vatum doctorque [vocatus]" di un epitafio mutilo trovato nelle catacombe di S. Callisto, ma già datato dal De Rossi, su basi epigrafiche, al IV secolo.
Alcuni studiosi hanno invece proposto, sia pure in forma dubitativa, l'identificazione di Deuterio grammatico con un Deuterio scholasticus attivo a Roma "di cui nulla sappiamo" (Leonardi), che durante il consolato di Paolino (534) collaborò con il proprio maestro, il retore Securo Meliore Felice, nel preparare una nuova edizione del De nuptiis di Marziano Capella, o almeno dei primi due libri. Questa tesi, suggerita in passato dal Roger e dal Teuffel, è stata ripresa dal Manacorda e dall'Ermini. Quest'ultimo, con riferimento a Ennodio Dict. 7 (III) - "Dictio in dedicatione auditorii quando ad forum translatio facta est" - ed equivocando forse sul destinatario del Carmen 1, 2 (CCXIII) - "Dictio data Deuterio v.c. grammatico nomine ipsius Eugeneti v.i. mittenda" - in cui ad Eugenio si dice "...solem te Roma vocavit / Celsa, Quirinali suscipiens gremio....", ipotizza un periodo di insegnamento di D. a Roma (il foro della Dictio 7 sarebbe dunque il foro romano), dove in effetti ancora esisteva una scuola di retorica aperta dallo Stato ai tempi di Quintiliano, e della quale il filologo Felice era uno degli ultimi rappresentanti. Nessun seguito ha avuto la proposta fatta dal De Rossi, forse per conciliare la data della sottoscrizione a Marziano Capella con quella, presumibile, della vita di D., di anticipare la sottoscrizione al 498, consolato di Paolino senior; anzi, in netto contrasto con le teorie che tendono ad unificare il Deuterio romano e quello milanese, gli studiosi più recenti (ma già lo Jahn nel 1851) pongono in risalto l'esistenza di valide scuole a Milano e negano recisamente un soggiorno ed un insegnamento romani di Deuterio grammatico.
Ignota è la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: O. Jahn, Die Subscriptionen in den Handschriften römischer Classiker, in Berichte über die Verhandlungen der Kön. Sachsischen Gesellschaft der Wissenschaften zu Leipzig, Philol-hist. Cl., III (1851), pp. 352-534; G. B. De Rossi, Inscriptiones christianae Urbis Romae septimo saeculo antiquiores, I, Romae 1857-1861, p. 476; Id., La Roma sotterranea cristiana, III, Roma 1877, pp. 381 s.; Magni Felicis Ennodii Opera, a cura di F. Vogel, in Mon. Germ. Hist., Auct. antiquissimi, VII, Berolini 1885, pp.65, 26, 78 ss., 113, 118, 168, 170, 182 s., 352, ad nomen; M. Manitius, Gesch. der christlich-latein. Poesie bis zum Mitte des 8. Jahrhunderts, Stuttgart 1891, p. 367; M. Roger, L'enseignement des lettres classiques d'Ausone à Alcuin. Introduction à l'histoire des écoles carolingiennes, Paris 1905, pp.99 n.9, 171; G. L. Perugi Aratore, Venezia 1909, pp. 9 s.; G. Manacorda, Storia della scuola in Italia, I, 1, Il Medioevo. Storia del diritto scolastico, Milano-Palermo-Napoli 1913, pp. 6, 10, 13 s.; W. S. Teuffel, Geschichte der römischen Literatur, III, Leipzig-Berlin 1913, p. 473, par. 477, 5; M. Schanz-C. Hosius-G. Krüger, Geschichte der römischen Literatur, IV, 2, München 1920, pp. 142, 145, 147, 391; F. Buecheler-E. Lommatzsch, Anthologia Latina, III, Lipsiae 1926, p. 38, n. 1964*; A. Bernareggi, Studi sacri e scuole eccles. in Milano, in Humilitas, I (1929), pp. 88 s.; M. L. W. Laistner, Thought and letters in Western Europe, A. D. 500-900, London 1931, p. 82; H. I. Marrou, Autour de la bibliothèque du pape Agapet, in Mélanges d'archéologie et d'histoire de l'Ecole française de Rome, XLVIII (1931), pp. 157-161; F. Ermini, La scuola in Roma nel VI secolo, in Archivum Romanicum, XVIII (1934), p. 150; L. Schmidt, Die Ostgermanen, in Geschichte der deutschen Stämme bis zum Ausgang der Völkerwanderung, I, München 1941, p. 396; E. Stein, Histoire du Bas-Empire, II, De la disparition de l'Empire d'Occident à la mort de Justinien, Paris 1949, p. 126; G. P. Bognetti, Milano sotto il regno dei Goti, in Storia di Milano, II, Milano 1954, p. 9; A. Viscardi, La cultura milanese nei secoli VII-XII, ibid., III, ibid. 1954, p. 706; F. Ermini, Storia della letter. latina medievale dalle origini alla fine del secolo VII, Spoleto 1960, pp. 316, 338, 477, 491, 493; C. Leonardi, I codici di Marziano Capella, in Aevum, XXXIII (1959), pp. 446 s.; XXXIV (1960), p. 498; P. Riché, Éducation et culture dans l'Occident barbare, VIe- VIIIe siècles, Paris 1962, pp. 62 n. 44, 63 s., 68, 77, 90 n. 244; L. Alfonsi, La letteratura latina medievale, Firenze-Milano 1972, p. 47; L. Navarra, Le componenti letterarie e concettuali delle "Dictiones" di Ennodio, in Augustinianum, XII (1972), pp. 466 ss., 473.