Beda, detto il Venerabile
Monaco benedettino sassone (Wearmouth-Yarrow, Northumberland, 672/673 - ivi 735). Con Isidoro di Siviglia è il più importante erudito del Medioevo. Le sue opere di grammatica (De Metrica arte, De Schematibus et tropis, De Orthographia) e di storia ecclesiastica e monastica (Historia ecclesiastica gentis Anglorum, Historia sanctorum abbatum monasterii in Wiremutha et Gyrnum, De Vita Cudbercti) sono notissime alla cultura medievale. Ancora più diffusa l'opera in cui definisce criteri e metodi della cronologia (De Temporibus liber, De Ratione temporum), dell'astronomia e della cosmografia (De Natura rerum).
B. è citato da D. genericamente in Ep XI 16, dove se ne lamenta l'oblio come cosa inaudita; specificatamente in Pd X 131 Vedi oltre fiammeggiar l'ardente spiro / d'Isidoro, di Beda e di Riccardo, / che a considerar fu più che viro, fra gli spiriti sapienti del cielo del Sole. Nella corona dei dodici dottori qui elencati (Tommaso d'Aquino, Alberto Magno, Graziano, Pietro Lombardo, Salomone, Dionigi l'Areopagita, l'avvocato dei tempi cristiani, Boezio, Isidoro, Riccardo di San Vittore, Sigieri di Brabante) B. occupa il decimo posto fra Isidoro e Riccardo, citato insieme con questi in un unico verso. La serie dei dottori è esplicitamente accentrata sulla figura di Salomone, La quinta luce, ch'è tra noi più bella, e le tre personalità dall'ardente spiro non vi occupano un posto preminente, tant'è vero che sono le uniche a essere citate in un unico verso: inoltre di esse solo la terza, Riccardo, è qualificata, come tutte le altre meno Isidoro e B., con la citazione dell'opera (con che a considerar D. allude al De Contemplatione). È probabile quindi che Isidoro e B. siano qui citati come i due grandi enciclopedisti del Medioevo, sapienti in secondo ordine di fronte agli altri sapienti, filosofi e canonisti (s'intende che, accettando questa interpretazione, l'avvocato dei tempi cristiani non potrà certo essere Mario Vittorino). Se si segue questo ragionamento, si può pensare che D. abbia posto qui il nome di B. per la sua fama di grammatico e scienziato, ma forse soprattutto per il suo De Natura rerum, da cui D. ha certamente ricavato parecchie sue nozioni astronomiche. L'accostamento immediato di B. a Isidoro può forse trovare una ragione nell'avere D. rilevato non poche affinità tra i trattati di B. e di Isidoro, e notato le frequenti utilizzazioni del testo di quest'ultimo operate da B. stesso nel De Natura rerum.