PECCI, Desiderio
PECCI, Desiderio. – Figlio di Giovanni di Guido e di Aurelia Salvani, fu battezzato a Siena il 23 maggio 1593.
Proveniva da un casato aristocratico tra i più in vista della città, lo stesso a cui apparteneva il compositore Tommaso Pecci nato qualche anno prima (Fumi - Lisini, 1880).
Alquanto scarse le notizie su di lui. Isidoro Ugurgieri Azzolini (1649) ricorda Pecci, undici anni dopo la morte, come «uno de’ più famosi Giureconsulti che al suo tempo avesse Siena, nella cui Università egli arrivò alla catedra d’ordinario civile, ne’ cui tribunali pervenne al concetto d’integerrimo avvocato», e soprattutto ne rimarca l’attività di musicista, della quale «egli si dilettò grandemente […], non solamente quanto per ornamento e sollevamento dell’animo può bastare a gentiluomo, ma volle saperla e professarla come gran maestro di contrapunto; il che felicemente gli riuscì»; Pecci «cantò dolcemente, suonò leggiadramente», mandò alle stampe alcune composizioni e nella propria abitazione tenne concerti, accademie e lezioni per i giovani che gli chiedevano consiglio.
Informazioni sui congiunti e, in parte, sull’attività legale, letteraria e sulle cariche pubbliche da lui ricoperte si ricavano dall’assai più tardo ms. Pecci 83 della Biblioteca Moreniana di Firenze: risulta che Pecci si ammogliò con Margarita di Paris Biringucci da cui, tra il 1626 e il 1638, ebbe sei figli, due dei quali morti infanti.
Fu capitano del Popolo nel maggio-giugno 1633, avvocato allo Spedale di S. Maria della Scala, auditore dei principi di Toscana per i feudi di Pitigliano, Sorano, Scansano, Castell’Ottieri, San Giovanni delle Contee secondo la patente rilasciatagli nel 1636, oltreché giudice della Ruota di Ferrara. Antonio Mazzeo (1981) dà conto di ulteriori incarichi pubblici: membro del Concistoro nei bimestri luglio-agosto 1611 e luglio-agosto 1617 in rappresentanza del Terzo di città; maestro di Dogana e dei Paschi negli anni 1628, 1636, e dal settembre 1637.
Degli scritti di Pecci il ms. fiorentino menziona elegie ed epigrammi latini, canzoni e sonetti, alcuni testi teatrali tra cui la tragedia Pipino re di Francia (Roma, Biblioteca nazionale centrale, Vittorio Emanuele, 956), due tomi di consulti legali sopra cause diverse e uno che ne raccoglie le lezioni universitarie (Consultationes e Letiones Institutionum iuris civilis conservate a Siena, Biblioteca comunale degli Intronati, rispettivamente G.VII.48-49 e H.V.8).
Pecci stesso si qualificava dottore di legge, pubblico lettore nello Studio di Siena e membro dell’Accademia degli Intronati con il nome di Ghiribizzoso nel volume Imprese dell’Offitioso Accademico Intronato raccolte da lo Sconosciuto Acc. Unito (Siena, 1629, pp. n.n.), allorché ne elogia l’autore Alcibiade Lucarini con il sonetto Al dolce suon d’armoniosa cetra. Tuttavia non compare nell’elenco generale degli Intronati (L. Sbaragli, ‘I Tabelloni’ degli Intronati, in Bullettino senese di storia patria, XLIX, 1942, pp. 177-213, 238-267; ma parte dei nomi registrati sui ‘tabelloni’ è indecifrabile). L’appartenenza di Pecci al sodalizio intronatico era comunque stata posta in rilievo sul frontespizio delle sue Arie a una, due e tre voci op. 2 raccolte dal discepolo Alessandro Della Ciaia, accademico filomato (Roma 1626; parziale edizione moderna in Arie ad una voce di Desiderio Pecci compositore senese del 1600, a cura di A. Mazzeo - P. Rigacci, Siena 1989). Nella raccolta, che si chiude con una ‘serenata’ a tre voci d’ambiente pastorale (Pallide ombre, oscuri orrori, interlocutori Mirtillo, Tirsi e Lidia), quasi tutti i componimenti poetici sono di autori ignoti, salvo uno ‘scherzo’ di Gabriello Chiabrera (Gli occhi miei sen vanno in pianti) e un’ottava dell’Adone di Giovan Battista Marino (canto VIII, 120): non si può escludere che alcuni siano opera del musicista stesso. Nella lettera di dedica a Pecci, Della Ciaia si augura di poter presto raccogliere e dare in luce anche le canzonette e i madrigali del maestro: auspicio forse irrealizzato, dato che di Pecci, a stampa, perduta l’op. I, resta ancora soltanto, mutila, l’opera III, Sacri modulatus ad concentium duarum, trium et quatuor vocum (Venezia 1629, anch’essa edita da Della Ciaia) e i pezzi O sospiro amoroso nelle Canzonette a tre voci, libro quinto del concittadino Mariano Tantucci, accademico filomelo (Siena, s.d., ma 1605) e Su gl’eterni cristalli nel Primo libro de madrigali a cinque voci dell’intronato Annibale Gregori, maestro di cappella nel Duomo di Siena (Venezia 1617). Una copia manoscritta di quest’ultimo è presente anche nella Biblioteca comunale degli Intronati di Siena (ms. L.V.34, cc. 93r-96v), insieme a un altro madrigale presumibilmente di Pecci, Alma afflitta, che fai.
Si ha tuttavia notizia di un libro di «Musiche sopra l’Adone di Malvezzi» apparso nel 1619 a Venezia e registrato nel catalogo di un libraio londinese nel 1633 sotto il nome «Pecci» (Krummel, 1980). Si ignora la natura di questo testo poetico, sconosciuto ai bibliografi della poesia italiana del Seicento (l’autore andrà individuato nel bolognese Virgilio Malvezzi, dal 1614 al 1622 residente a Siena), e della musica di Pecci, al di là di quel che indirettamente trapela da una testimonianza tardiva: Carlo Denina (1788), nel citare la struttura in versi sciolti dell’Euridice di Ottavio Rinuccini musicata da Jacopo Peri, aggiunge che «ciò che avea fatto Peri rispetto alla Euridice, fu pure eseguito da Desiderio Pecci nell’Adone, opera drammatica dello stesso genere». Il formato dell’edizione citata nel catalogo del 1633, in folio, è infatti tipico delle musiche monodiche del primo Seicento.
Pecci morì a Siena nel 1638; fu sepolto il 21 agosto.
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca Moreniana, Mss., Pecci 83, cc. 150v-151v; I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi, o vero Relazione delli huomini e donne illustri di Siena e suo Stato, II, Pistoia 1649, pp. 10 s. I. Paitoni, Biblioteca degli autori antichi greci e latini volgarizzati, IV, Venezia 1767, p. 32; C. Denina, Discorso sopra le vicende della letteratura, I, Venezia 1788 (1a ed. Torino 1760), p. L; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, Paris 1878, p. 473; L. Fumi - A. Lisini, Genealogia dei conti Pecci, signori di Argiano, Pisa 1880, pp. 73 s.; R. Morrocchi, La musica in Siena, a cura di L. Bianchi, Siena 1886, pp. 75, 97, 101; R. Eitner, Biographisch-Bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker…, VII, Leipzig 1902, pp. 346 s.; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1929, p. 243; D.W. Krummel, Venetian baroque music in a London bookshop: the Robert Martin catalogues, 1633-1650, in Music and bibliography: essays in honour of Alec Hyatt King, a cura di O. Neighbour, New York 1980, p. 22; A. Mazzeo, Compositori senesi del 500 e del 600, Poggibonsi 1981, pp. 41-46; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, Torino 1987, p. 608; The new Grove dictionary of music and musicians, XIX, London-New York 2001, p. 266; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, col. 226.