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DESIDERIO di Giovanni

di Giuseppe Biasuz - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)
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DESIDERIO di Giovanni (Desiderio da Feltre)

Giuseppe Biasuz

Figlio del pittore e intagliatore Giovanni di Francia, o Francione, nacque probabilmente a Feltre (Belluno) tra il 1451 e il 1452.

Giovannidi Francia ("di Franza") nacque a Metz (Lorena) attorno al 1420, da padre italiano di nome Desiderio, oriundo di Fanna del Friuli. Tornato in Italia, il padre tenne bottega di barbiere a Spilimbergo e avviò il figlio all'arte, sotto la guida di maestri del luogo. Si ha notizia che Giovanni di Franza risiedette successivamente ed operò a San Daniele del Friuli (1449), a Pordenone (1456), a Udine (1465), dove ebbe come apprendista il tolmezzino Domenico Mioni, divenuto il più illustre intagliatore del suo tempo. Il 13 marzo 1462 ottenne la cittadinanza di Conegliano (De Mas, 1972), dove visse fino al 1467, anno in cui fece testamento e morì.

Si sa che ebbe due figli maschi: Nicola, che abbracciò lo stato ecclesiastico, e D.; una figlia andò sposa a uno speziale di Treviso. La totale mancanza di notizie dell'artista nel quinquennio 1450-55; l'appellativo "da Feltre", dato al figlio D. e le varie sue amicizie con gente feltrina, fecero supporre che, nel quinquennio di silenzio biografico, Giovanni di Francia avesse soggiornato nel territorio feltrino, dove esistono in varie chiese notevoli cicli di affreschi che la critica recente gli attribuisce. Ricerche, condotte allo scopo di accertare tale supposizione, hanno portato a scoprire che nel sec. XVI esisteva una famiglia Francia, che dimorava e possedeva terreni nel territorio di Rasai (Comune di Seren del Grappa, presso Feltre). Questa generica indicazione, nel corso della ricerca, è stata convalidata da due atti dei notai bellunesi Pietro e Bernardino Argenta. Il primo, del 19 febbr. 1485, attesta che "ser Desiderius q. Ioannis pictoris de Conegliano" vantava crediti nei confronti di tale Santini; il secondo, del 26 genn. 1486, che "Desiderius q. magistri Ioannis pictoris de Franza, ad praesens habitatoris Conegliani", vendeva un appezzamento di terra nella regola di Formegan, in territorio feltrino. Da tali atti risulta esplicitamente che D., venti anni dopo la morte del padre, conservava ancora rapporti di interesse e possedeva terreni nel Feltrino, dove il genitore aveva soggiornato e dove probabilmente egli stesso era nato.

L'indicata data di nascita di D. trova conferma in un atto del luglio 1467, conservato nell'archivio vescovile di Vittorio Veneto, atto nel quale si afferma che i fratelli Nicola e D., figli "magistri Ioannis pictoris q. Desiderii de civitate Methis de Lorena provincia francie", ricevevano la tonsura. Poiché l'età prescritta dai canoni per il conferimento della tonsura non poteva essere inferiore ai 15 anni, D. doveva averli in quell'anno raggiunti o di poco superati. È logico ritenere che ricevesse i primi rudimenti dell'arte dal padre stesso, e che, quando questi morì nel 1467, il giovinetto quindicenne passasse alla scuola di qualche altro artista del tempo. Unico possibile maestro sembrerebbe essere stato Dario di Giovanni (da Treviso), il bizzarro "pictor vagabundus", scolaro del padovano F. Squarcione. Secondo i modi del tempo, Dario attendeva a dipingere facciate di case e di palazzi, con tappezzerie inframmezzate di figure, di gusto ancora goticizzante e di fattura frettolosa e un po' grossolana. Nel 1469 dipingeva a Serravalle (Vittorio Veneto) la facciata del palazzo Raccola-Troyer, avendo a collaboratore, secondo Botteon-Aliprandi (1893), il giovane Desiderio. Pare anzi che il motto "Desiderium impiorum peribit", tracciato sulla facciata di questo palazzo, fosse un'allusione al nome dello scolaro collaboratore. D. intervenne probabilmente anche nella facciata di palazzo Montalban-Raccola a Conegliano, firmata da Dario e datata 1474. Nulla pertanto contrasta validamente all'ipotesi di Dario da Treviso maestro di D., la cui arte, goticizzante e anch'essa alquanto ingenua e ritardataria, risente del modello del "pictor vagabundus".

Negli anni intorno al 1490 lavorava a Conegliano un altro pittore di origine feltrina, Iacopo Collet di Arten, già aiuto di Iacopo da Montagnana quando questi nel 1480 affrescava a Belluno il palazzo della Caminada e la cappella Cesa nella chiesa di S. Stefano. D. e Collet, nel 1491, ricevettero l'incarico di affrescare le pareti e le volte della chiesa coneglianese di S. Maria Annunziata dei Battuti (più tardi duomo cittadino); il lavoro era già condotto a termine nel 1493.

Gli affreschi, scialbati durante una delle ricorrenti pestilenze delle età successive (forse in quella più grave del 1630), furono scoperti durante i lavori di ripulitura del duomo nel 1956. Su due pilastri si vedono le figure dei martiri S. Stefano e S. Lorenzo, e nelle volte, nelle vele, negli intradossi degli archi e nel doppio fregio del portico esterno, un'ampia decorazione con finte tappezzerie, alla maniera ricordata di Dario da Treviso, con motivi floreali, satiri, putti, grottesche, ecc.

I martiri Stefano e Lorenzo, rappresentati in piedi e frontalmente, entro nicchie di forma rettangolare con fregi classicheggianti (il primo con le mani congiunte in atto di preghiera e l'altro con la palma del martirio), sono figure né rozze né artigianali, pur non presentando particolari pregi di espressione e di esecuzione. La decorazione invece, che è ricca, varia e, nel suo insieme, gradevole, mostra come questo fosse il campo nel quale meglio si esplicava il genio dei due pittori.

Della restante attività di D., non resta più alcuna traccia, né si conoscono il luogo e la data della sua morte.

Fonti e Bibl.: Belluno, Arch. notarile, Protocolli notaio Pietro Argenta, 1478-1488, c. 90rv; Ibid., Protocolli notaio Bernardino Argenta, 1477-1490, cc. 112v-113r; V. Botteon-A. Aliprandi, Ricerche intorno alla vita e alle opere di Cima da Conegliano, Conegliano 1893, pp. 36 s.; V. Botteon, Congregazione di Carità di Conegliano, Conegliano 1904, pp. 11 n. 24, 112; G. Marchetti-G. Nicoletti, La scultura lignea nel Friuli..., Milano 1956, p. 45 e passim; G. Fiocco-L. Menegazzi, Il duomo di Conegliano, Conegliano 1965, pp. 65, 90, 100; G. Biasuz, Notizie circa i pittori Bonin, Collet e D. da Feltre, in Arch. stor. di Belluno Feltre e Cadore, XXXVIII (1967), 181, pp. 127-132; A. De Mas, Conegliano. Arte storia e vita, Conegliano 1972, p. 104; G. Biasuz, Un nuovo documento su D. da Feltre, ibid., XLVI (1976), 217, pp. 131-134; S. Claut, Di Giovanni di Francia gli affreschi di Rasai e Pedesalto, in L'Amico del popolo, 16 febbr. 1978.

Vedi anche
affresco Tecnica pittorica consistente nello stendere colori diluiti con acqua su uno strato di intonaco fresco che, asciugandosi, forma una superficie dura e compatta che fissa il colore (➔ pittura). portico Ambiente al pianoterra, del quale almeno un lato è costituito da una teoria di colonne o di pilastri e caratterizzato da aperture a regolare distanza; può essere elemento decorativo nella facciata o nel fianco di palazzi, oppure area di passeggio o di riparo lungo le vie, intorno a cortili, piazze, mercati ... pilone Elemento strutturale in muratura o in calcestruzzo per lo più di forma prismatica e ad asse verticale. Costruito fuori terra, può essere l’elemento intermedio di appoggio delle arcate o delle travate di un ponte, oppure può essere costruito nell’interno del terreno naturale quale elemento di fondazione ... gotico Termine che dall’originario significato «dei Goti» è stato spesso usato estensivamente come sinonimo di germanico, tedesco. arte Diffuso a partire dal 15°-16° sec. in generico riferimento all’architettura d’oltralpe, con un’accezione fondamentalmente negativa e in contrapposizione con l’architettura ...
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