DESIDERIO da Settignano
Scultore. Nacque a Settignano (Firenze) nel 1428-31 circa, morì a Firenze il 16 gennaio 1464. Sulla sua vita possediamo scarse notizie. Il suo apprendimento presso Donatello, attestato dal Vasari, deve essere stato breve, e in un periodo molto giovanile, anteriore cioè all'andata di Donatello a Padova nel 1444. Nel 1453 stimava, insieme col Rossellino, il pulpito del Buggiano per S. Maria Novella, e veniva matricolato nell'Arte dei maestri di pietra e legname. Nel 1458 aveva bottega, col fratello maggiore, Geri, lui pure scultore. Nel 1461 partecipò con un disegno oggi perduto al concorso per l'Oratorio della Madonna della Tavola nel duomo di Orvieto; una sua supposta andata a Urbino, non è provata.
Delle opere accertate da documenti o ricordi antichi, molte sono oggi perdute. Delle molte attribuite non è ancora stata compiuta tale disamina generale da ricostruire l'attività dell'artista, e una successione cronologica non è stata ancora determinata neanche per le opere più certe. La maggiore adesione ai modi di Donatello, fa ritenere giovanili la Madonna col Bimbo nella Pinacoteca torinese (stucco al Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino) e il fregio di cherubini, l'unica parte nella cappella Pazzi in S. Croce, che riveli l'operosità dell'artista attestata dall'Albertini. Tra questi saggi, caratterizzati da un incipiente raffinamento dello "schiacciato" donatellesco secondo una più nervosa sensibilità, e il monumento funebre di Carlo Marsuppini in S. Croce, posteriore al 1455, in cui questo raffinamento si esplica in ogni parte originando un vero e proprio linearismo decorativo, si possono includere le opere che sembrano segnare i momenti intermedî: il tabernacolo per l'Eucaristia, in S. Lorenzo, malamente ricomposto, e non scevro di collaborazione; un busto di Gesù Bambino nella Confraternita dei Vanchetoni a Firenze (l'altro è di Antonio Rossellino), e la Madonna già in S. Maria Nuova oggi nel Pennsylvania Museum di Philadelphia, non molto tarda anche se una copia di gesso, secondo il Kennedy ora al Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino, sia passata solo nel 1461 nella bottega di Neri di Bicci.
Prossimo all'ornamento statuario del monumento Marsuppini, è il busto di Marietta Strozzi (Berlino, Kaiser-Friedrich-Museum) molto superiore a quello nella coll. Morgan a New York, forse scolastica ripetizione. Il tondo con Gesù e S. Giovannino oggi a Parigi (Louvre) e la Madonna del Bargello, proveniente dal Canto di via de' Martelli, sono forse di un momento più tardo, per il sicuro superamento di ogni precedente esperienza. Quell'espressività lineare si ritrova anche nei disegni agli Uffizî, a torto oggi riferiti ad Antonio Rossellino; ma invece manca del tutto nell'ultima opera, la Maddalena oggi in S. Trinita, preponderandovi l'impronta di Benedetto da Maiano che la compì, a detta del Vasari.
Su altre opere, meno certe, un attento esame critico, ancora da fare, porterà senza dubbio a molte esclusioni. Ricordiamo: a Firenze, uno squisito busto di donna e il bassorilievo di S. Giovannino in pietra serena, al Bargello; nel Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino, un tondo con una Sibilla, un fregio con angioletti, e il busto di una principessa d'Urbino, che però Adolfo Venturi dà a Francesco di Giorgio Martini; a Londra, nel Victoria and Albert Museum, un camino in pietra serena, un rilievo con la Vergine e il Bimbo, un altro, più piccolo, identico a quello conservato a Parigi nella coll. Dreyfus, entrambi molto discutibili; a Philadelphia, nella coll. Widener, un S. Giovannino già in casa Martelli a Firenze, ecc. Incertissimi i rilievi riprodotti dal Kennedy, in America, nella coll. Widener e a Detroit (coll. Edsel). Mirabile e schiettamente donatellesco, il Fanciullo ridente nella coll. Benda a Vienna.
Alla drammaticità di Donatello D. contrappose più sottili sfumature espressive. Perciò, pur valendosi, come Donatello, del rilievo pittorico "a schiacciato", fu portato da quella profonda divergenza spirituale, a raffinarlo e ad assottigliarlo per rendere non il violento effetto donatellesco, ma il trascorrere di una luce radente su larghi piani superficiali lievemente increspati, l'affinarsi dei solchi d'ombra in linee. Trasformò il tragico linearismo di Donatello in un sereno disegno plastico, in cui la linea sembra acquistare il potere di suggerire da sola rilievo e chiaroscuro.
V. tavv. CLXXV e CLXXVI.
Bibl.: W. Bode, Denkmäler der Renaissance-Skulptur Toskanas, Monaco 1899 (con riproduz. fotografiche); F. Schottmüller, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IX, Lipsia 1913; G. De Nicola, la Giuditta di Donatello e la Madonna Panciatichi di Desiderio, in Rass. d'arte, XVII (1917), p. 153 segg.; P. Schubring, Italienische Plastik des Quattrocento, Potsdam 1919; W. Bode, Florentiner Bildhauer der Renaissance, 4ª ed., Berlino 1921; A. Venturi, Francesco di Giorgio Martini scultore, in L'Arte, XXVI (1923), p. 197 segg.; id., Storia dell'arte italiana, VIII, i, Milano 1923; id., Studî dal vero, Milano 1924; E. De Liphart, Le sculpteur Francesco Ferruccio et Léonard de Vinci, in Gaz. des beaux-arts, 1924, I, p. 1 seg.; M. Weinberger e U. Middeldorf, Unbeachtete Werke der Brüder Rossellino, in Münchener Jarhb., V (1928), p. 85 segg.; Cl. Kennedy, Studies in the History and Criticism of Sculptures, II e III, Northampton 1928 e 1929 (con fotogr.); id., Doc. ined. su D. da Sett. e la sua famiglia, in Riv. d'arte, XII (1930), p. 243 segg.