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Dizionario di filosofia (2009)
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Termine introdotto dagli stoici con cui, distinguendola dalla definizione, che riguarda l’essenza universale di una cosa, essi indicavano un discorso riferito all’individualità della cosa  La d. (ὒπογραφή) viene definita «un discorso che conduce alla cosa attraverso le impronte di essa» (Diogene Laerzio, VII, 60). Tale concetto, nel suo generale significato, si è mantenuto sostanzialmente immutato fino al mondo moderno, dove viene introdotta la distinzione fra d. definite (la moglie di Piero) e d. improprie (l’attuale re di Francia). Le d. sono al centro di una disputa intorno al loro rapporto con un altro tipo di termini singolari, i nomi. I due punti di vista classici sul problema sono quelli di Frege e di Russell. Frege assimila le d. definite ai nomi propri, considerandole espressioni che denotano oggetti. Le d. improprie, invece, pur avendo un senso, sono prive di denotazione, e quindi non sono né vere né false. Russell considera le d. come simboli incompleti, ossia come espressioni che non hanno un significato autonomo. Secondo Russell la struttura logica di un enunciato descrittivo deve essere resa esplicita mediante una parafrasi nella quale la d. scompare. Da questo punto di vista la differenza fra d. definite e d. improprie viene meno, perché anche queste ultime, una volta parafrasate, possono risultare vere. Secondo Russell nomi e d. restano divergenti nella struttura logica, perché hanno un diverso campo d’azione. Anche Kripke e Putnam separano i nomi dalle d. in base al loro differente meccanismo referenziale, che è causale nel primo caso e qualitativo nel secondo. K. Donnellian ha introdotto la distinzione fra uso attributivo e uso referenziale di una d.: nel primo caso intendiamo parlare di chiunque soddisfi una certa d.; nel secondo caso usiamo la d. in riferimento a un determinato individuo, già identificato con altri mezzi.

Vedi anche
concetto filosofia Pensiero, in quanto concepito dalla mente, più in particolare idea, nozione esprimente i caratteri essenziali e costanti di una data realtà che si forma afferrando insieme (lat. concipĕre = cum-capĕre, comprehendĕre) i vari aspetti di un determinato oggetto che alla mente preme aver presenti ... parola Complesso di fonemi, cioè di suoni articolati, o anche singolo fonema (e la relativa trascrizione in segni grafici) mediante i quali l’uomo esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto d’una frase. linguistica Il termine parola non ammette una definizione unitaria ed esauriente, ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ...
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    Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
    descrizióne [Der. del lat. descriptio -onis "l'atto del descrivere e l'elaborato in cui ciò si traduce", dal part. pass. descriptus di describere (→ descrittivo)] [MCC] D. lagrangiana ed euleriana: quelle nelle quali le grandezze sono riferite, rispettiv., alla particella singola oppure al punto generico ...
Vocabolario
descrizióne
descrizione descrizióne s. f. [dal lat. descriptio -onis, der. di describĕre «descrivere»]. – 1. L’atto del descrivere e le parole con cui si descrive: iniziare, colorire una d.; fare la d. di una regione; d. di un’opera d’arte, di un organo...
palatografìa
palatografia palatografìa s. f. [comp. di palato2 e -grafia]. – Descrizione del palato mediante il palatogramma.
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